Torna Libropolis (11-13 ottobre), la più eretica delle fiere dell’editoria indipendente più. Dylan Thomas, politicamente corretto, transizione ecologica (una via italiana) e gente senza “patria” politica, almeno oggi. Quest’anno, nell’edizione intitolata La fine delle illusioni, una cosa sempre più rara: lo “scontro tra idee” diverse, i faccia a faccia, i dialoghi, le dispute, chiamatele come preferite. Dalla fine dell’Occidente (a partire dal libro di Emmanuel Todd) alle “eminenze grigie” di Lorenzo Castellani (cosa si nasconde dietro il potere), e poi le presidenziali americane e la geopolitica. Con Gianfranco Pasquino, Dario Fabbri, Stenio Solinas, Raffaele Alberto Ventura, Alberto Negri e scrittori del calibro di Walter Siti (che in questi mesi fa discutere per la scelta di pubblicare con la Silvio Berlusconi Editore). Sebastiano Caputo, direttore del Festival spiega la genesi di questa stagione: “L’avvenire dell’intelligenza, umana prima che artificiale, è il punto di partenza quando andiamo a tracciare la costellazione annuale di ospiti, case editrici, e tematiche. Siamo partiti con l’immaginazione di un’idea, poi con la sua realizzazione tramite a uno sforzo non da poco. Mattone dopo mattone, anno dopo anno, edizione dopo edizione, abbiamo costruito una vera e propria ‘città che non c’è’, con i suoi abitanti (gli organizzatori e gli ospiti della rassegna) e le sue casette (editrici), che prende vita e forma tre giorni all’anno. Libropolis è una realtà aumentata, un’immersione in un’altra dimensione spazio-temporale”. Tra gli eventi anche la presentazione del “non-romanzo” di Ray Banhoff, Vita da autodidatta (Nfc, 2024) e Manuale per conservatori seri del giornalista Rodolfo Casadei (CartaCanta, 2024).
Quest’anno anche MOW sarà a Pietrasanta con il suo direttore, Moreno Pisto: “prediche di lucidismo”, per un giornalismo come il nostro, che faccia male e, soprattutto, che dia fastidio. L’evento anticiperà i temi di Resistenza letteraria: pensiero per un manifesto del lucidismo (Nfc edizioni), un libro per combattere il degrado culturale di una società sempre più automatizzata. Cosa vuol dire? Intanto questo: scrivere un libro per svegliare il giornalismo significa evitare di muoversi seguendo le solite istruzioni per l’uso, dal Seo alla dittatura dell’algoritmo, i trend e tutto il resto. Significa prendersi il tempo di capire ma, a differenza dello slow journalism, anche prendere una posizione, senza nascondersi dietro a formule da zombie. Per essere inattuali, però, serve anche evitare le dicotomie facili, da società perennemente in guerra (e da guerra nei social). Il lucidismo è oltre il politicamente scorretto e il politicamente corretto. Significa uscire dal labirinto e dire le cose come stanno. Il lucidismo è anche un modo per non fermarsi a categorie superate, come l'umanesimo o il rinascimento culturale, perché la nostra società non funziona più in questo modo e ha bisogno di nuovi stimoli, di esperienza, di sporcarsi le mani. Per questo il lucidismo approfondisce e spiega cos'è l'illuminismo oscuro verso cui stiamo andando e lo farà in modo frammentario, perché la nostra società è frammentata e perché l'urgenza dietro un pamphlet non è una finzione letteraria, non esistono schemi o progetti a tavolino. Esiste la scrittura e tutto ciò che conta è lì, come lo avete trovato su MOW e negli editoriali sul nostro canale Instagram. Anche la presentazione del libro sarà diversa dal solito. Resistenza letteraria uscirà nei prossimi mesi e verrà lanciato con una performance artistica.
Di seguito il programma completo.