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Chiello e il nuovo album Scarabocchi: “Mi sento lontanissimo dalla trap”. E il brano con Achille Lauro e Morgan? "Non so se uscirà mai”. E sui cantautori, Rose Villain e il tour nei club...

  • di Giuditta Cignitti

11 aprile 2025

Chiello e il nuovo album Scarabocchi: “Mi sento lontanissimo dalla trap”. E il brano con Achille Lauro e Morgan? "Non so se uscirà mai”. E sui cantautori, Rose Villain e il tour nei club...
Chiello presenta “Scarabocchi”, il suo nuovo album, tra disegni, poesia e pensieri sull’aldilà. Ha messo da parte la trap e guarda ai grandi cantautori dimenticati, da Mauro Pelosi a Piero Ciampi. Racconta l’amicizia con Rose Villain, le cene a casa di Achille e nel frattempo disegna, medita sulla morte e si prepara al suo primo tour nei club italiani…

di Giuditta Cignitti

Il terzo album da solista di Chiello, ex membro del gruppo trap FSK Satellite, si intitola “Scarabocchi”, gli stessi che sta disegnando mentre aspettiamo l’ultimo dei partecipanti alla round table organizzata per la stampa nella sede di Universal a Milano. Sono delle scritte come quelle che si vedono per strada sui muri, “C'è stato un momento in cui ho fatto anche i graffiti, mi piaceva, sono sempre stato affascinato dal mondo del lettering”. Ci spiega che al Liceo artistico ha imparato a disegnare e a dipingere, “ogni tanto disegno coi pastelli, quando ero piccolo facevo disegni realistici, adesso mi piace quasi di più l’astratto”. Per la copertina però ha scelto un’artista figurativa, Agata Ferrari, che con le sue figure infantili e distorte accoglie alla perfezione il mondo che Chiello racconta nelle 13 tracce del disco. Un viaggio che lo avvicina sempre di più al mondo dei grandi cantautori, di cui si nutre, “Mauro Pelosi, per me è un grandissimo, anche se non lo conosce praticamente nessuno, perché non è mai diventato famoso, lui è ancora in vita. Il suo disco “La stagione per morire” è uno dei miei dischi preferiti in assoluto. Poi Piero Ciampi, Enzo Carella, Tenco, Gino Paoli, te ne posso dire mille…”.

Nei suoi testi parla d’amore e morte senza edulcoranti, preferisce ispirarsi più alla natura che all’attualità, “il mio è un tipo di musica meno legato al materialismo, meno legato alle cose che ci possono toccare di questa terra”. Non vengono menzionati marchi di lusso né oggetti tecnologici, come accade invece nella maggior parte delle canzoni in classifica firmate da suoi coetanei, soprattutto se trapper. “A un certo punto ho sentito proprio il bisogno di distaccarmi, ora mi sento lontanissimo, mi sento molto più vicino al cantautorato”, sarà anche per questo che il disco non è infarcito di collaborazioni strategiche acchiappa visualizzazioni. Con Rose Villain firma “I miei occhi erano i tuoi”, un duetto che era nell’aria dalla sua partecipazione come ospite di lei nella serata delle cover al Festival di Sanremo, dove hanno cantato divinamente “Fiori rosa, fiori di pesco” di Battisti.

Chiello
Chiello Luca D'Amelio

Nel brano “Il morso del serpente” contenuto nell’album “Radio Vega” di Rose, Guè in una barra annuncia il joint album con lei per il 2026, ma dopo gli ultimi pezzi usciti con Chiello spero che un joint album lo faccia con lui. Glielo confesso, “Sarebbe bello, in studio ci troviamo benissimo, c’è feeling con lei” dice. Rimane vago invece sul pezzo che aveva annunciato l’estate scorsa con Achille Lauro e Morgan, “non so se uscirà mai”, mentre con Lauro lo scambio creativo è costante. “Da quando l'ho conosciuto, due anni fa, sono stato a casa sua un po'di volte a cena e poi dopo nello studio che ha lì in casa ci siamo messi a giocare, è uscita “Succo d'ananas”, una canzone di cui sono molto orgoglioso.”

Nella prima traccia, “Insetti”, i tafani in una danza macabra descrivono l’unione instabile tra un uomo e una donna, mentre l’umidità della pioggia fa scivolare tutte le difese. Tra animaletti necrofagi e la terra bagnata, nella suggestione si avvicina molto a una forma di meditazione buddista. Infatti, tra i fondamenti della consapevolezza del Budda c’è quella del corpo, che va contemplato a partire dal respiro fino alla sua completa decomposizione, di cui gli insetti sono appunto artefici. Mentre gli spiego questa intuizione mi guarda stupito, ma lo sono ancora di più io quando mi cita involontariamente il tetrafarmaco di Epicuro, con una frase che suona simile alla celebre “Quando ci sono io non c’è la morte, quando c’è la morte non ci sono io” riportandomi dall’Oriente all’Occidente. Poi penso che è originario di Venosa in Basilicata, il luogo in cui è nato Orazio, che proprio dall’epicureismo ha iniziato la sua indagine filosofica e mi rendo conto che il caso non esiste. “A volte ho avuto paura, a volte ho avuto curiosità; infatti, in “Stupida anima” dico “Ho paura di morire”, però poi in “Nessuno ti crede” dico “Il pensiero di tornare alla terra quasi quasi mi allieta”. Andare incontro alla morte è sbagliato però, non bisogna ricercarla, bisogna viversi la vita e poi a un certo punto scopriremo cosa c'è dopo". In una vecchia intervista alla domanda su cosa immaginasse dopo la morte aveva risposto “Spero non un’altra vita”, sorride alla citazione di sé stesso e ribadisce, “spero ci sia qualcosa di nuovo, che palle se no!”.

A maggio sarà impegnato nel suo primo tour nei club delle principali città italiane dove “Scarabocchi” sarà eseguito dal vivo insieme a una band di quattro elementi, Matteo Pigoni (chitarra), Giulia Formica (batteria) e Francesco Bellani (tastiere).

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