Secondo le statistiche più volte pubblicate e aggiornate, io apparterrei a quel ristretto ma significativo gruppo di “lettori forti” (poco più del 15%) che legge almeno 12 libri all’anno, dunque uno al mese e che di per sé non mi pare un numero così impegnativo. Senza entrare in discorsi sulla necessità delle varie campagne per incentivare la lettura in Italia, ed evitando i distinguo (dipende che libri hai scelto, alcuni sono talmente brutti che vanno evitati come la peste, soprattutto tra i bestseller, le classifiche, quelli di cui si parla in tv, insomma gli autori di successo che un lettore snob rifiuta di principio), mi viene difficile rispondere alla domanda “quali sono i cinque libri che leggerai quest’estate?”, perché io leggo senza sosta e con continuità, in maniera disordinata, senza alcun criterio, dalla narrativa alla saggistica, dal classico novecentesco all’esordiente, scrittrici e scrittori alcuni li seguo da tempo altri li scopro per caso o attraverso qualche recensore fidato.
Però, insomma, a una domanda si risponde e dunque ecco di seguito i libri per l’estate 2021, con relative motivazioni.
Il primo, in verità, l’ho già finito e vi assicuro che è bellissimo nella sua semplicità. Mare aperto di Caleb Azumah Nelson (Blu Atlantide). Classe 1993, londinese originario del Ghana, fotografo di primo mestiere, ha scritto una storia d’amore dando del tu ai protagonisti, che per certi versi è stata paragonata al film Malcom e Marie di Sam Levinson, ma meno elegante e più sincera. Una storia dove il grande tema del presente, ovvero la discriminazione razziale, pesa così tanto da entrare nella sfera affettiva. Ci senti tanta musica del nuovo jazz inglese, di Kendrick Lamarr, Frank Ocean e capisci perché l’Africa è oggi la realtà culturale emergente del pianeta.
Da mesi sul tavolo del mio studio chiede insistentemente di essere scelto Figli della furia di Chris Kraus (SEM). Ma qui siamo a quasi 1.000 pagine, ci vuole dunque il momento propizio e la giusta concentrazione. Sulla carta gli ingredienti per farne il romanzone dell’estate ci sono tutti. La vicenda di una famiglia tedesca che attraversa il XX secolo fin da prima del nazismo, la guerra fredda, le due Germanie, fino agli hippie degli anni ’70. Documentatissimo sulle fonti, la politica e la storia si incontrano con la vita quotidiana seguendo i personaggi in giro per il mondo. Impegnativo ma da affrontare.
Ogni estate mi dedico alla lettura di un classico moderno, perché la mia concezione della classicità è comunque novecentesca. Negli anni scorsi scelsi Philip Roth, quest’anno tocca a Julio Cortazar, autore che conosco pochissimo pur avendolo saccheggiato per citazioni ed ex-erga. Parto da Rayuela. Il gioco del mondo (Einaudi), uscito nel 1963, che è il romanzo più famoso dell’autore argentino. Complesso, labirintico, difficile (Cortazar ha postposto una tavola d’orientamento per aiutare il lettore), tutto fuorché una lettura da spiaggia, magari la sera o al pomeriggio quando il piccolo Giovanni riposa. Spero di vincere la pigrizia da lettore lineare, che non ama troppo le digressioni e le pippe intellettuali di cui i sudamericani sono maestri, perché mi pare davvero un’eresia non aver mai affrontato uno scrittore considerato un caposaldo.
A proposito di bambini, la quarta lettura è composta da quattro romanzi che si intitolano come le stagioni - Autunno, Inverno, Primavera, Estate - opera del più logorroico, geniale e insopportabile scrittore contemporaneo che risponde al nome di Karl Ove Knausgard (Feltrinelli). Dopo la monumentale opera autobiografica in sei volumi, originariamente intitolata La mia battaglia, dove se ci entravi non riuscivi più ad uscirne, ora l’ispirazione gli viene dalla nascita dell’ultima figlia. Vuoi vedere che il norvegese si è scoperto improvvisamente umano? La vera domanda è però un’altra: riuscirò a leggerli tutti e quattro di fila? Vedremo.
Per ultimo ma non ultimo, torno su Lawrence Osborne di cui l’estate scorsa ho amato molto L’estate dei fantasmi. Inglese dandy, raffinato, colto, gay decadente, gran viaggiatore, Osborne piace a chi ha il gusto dell’art pour l’art. Il catalogo Adelphi si arricchisce di un nuovo titolo Nella polvere. Puro godimento della scrittura.
PS. Un’altra estate senza libri italiani? Non è colpa mia se ciò che offre il convento proprio non mi prende. Strega docet, un’altra volta.