Autore e scrittore di origine russa, Nicolai Lilin ha conquistato il grande pubblico nel 2009 con il suo Educazione siberiana, tradotto in 17 lingue e approdato anche al cinema, per la regia di Gabriele Salvatores. Da allora ha portato avanti con successo una linea narrativa semi-autobiografica, interrotta però con il più recente L'ultimo zar (Piemme, 2020). Qui ricostruisce infatti con piglio storico, a tratti cronachistico, la vita e l’ascesa politica di Vladimir Putin, cercando di fornire al lettore quella cognizione dell'animo russo che troppo spesso, se mancante, complica non poco la comprensione di cultura e senso di un Paese diverso.
Diverso ma – sottolinea – protagonista di un medesimo e generico “esaurimento della politica umana”, con un giro lunghissimo che “ha riportato alle dittature”. Se Putin può infatti essere considerato un dittatore, uno scenario dittatoriale lo si trova anche in Italia e in tanti altri Paesi: “da nessuna parte, nel mondo civile, la società incide sulle decisioni politiche dei propri Paesi”.
Con Nicolai Lilin abbiamo quindi discusso dei 20 anni di governo Putin, del successo del blogger oppositore Aleksej Navalny su una parte della popolazione russa e della crisi di governo italiana, riscontrando la sua forte volontà di rifuggire da qualunque visione manichea e semplificatoria e una generica ostilità alla politica, riassumibile nell’estremo mantra ripetutogli dal nonno: “In questo mondo il miglior politico è un politico morto, appeso per le gambe in su”.
Come hai scritto proprio nel tuo più recente libro, Putin. L’ultimo Zar, tendi a rifuggire dalle etichette drastiche e semplificatorie riguardo Putin. Ma se dovessi rispondere alla domanda secca: è un dittatore o no, cosa diresti?
Sicuramente lo è secondo il concetto di dittatura all’interno della visione della politica moderna. Ma noi oggi viviamo, in tutti i Paesi, dei sistemi dittatoriali. In Italia viviamo una dittatura; adesso abbiamo un sistema politico apparentemente democratico, ma in realtà siamo sotto la dittatura di sistemi economici e finanziari, che sono sistemi molto complessi. Io credo che da nessuna parte, nel mondo civile, la società incida sulle decisioni politiche dei propri Paesi. Le masse sono tagliate fuori, ora governano le oligarchie, in alcuni Paesi mascherate meglio in altri meno, in alcuni Paesi con un’organizzazione migliore, in altri peggiore; in ogni caso, la politica umana si è esaurita. Dopo una serie di giri e di conquiste sociali nel passato, alla fine siamo tornati tutti alle dittature: quindi sì, Putin fa parte della politica moderna, e come tutti i politici moderni è un dittatore.
Hai dato una definizione del rapporto tra Putin e la democrazia paragonabile a quella di un adolescente che insulta la ragazza di cui è innamorato, perché lo trova l’unico modo per catturare la sua attenzione. È un’immagine molto particolare…
Se noi guardiamo ai politici moderni, ci rendiamo conto che ognuno ha il suo concetto del tutto personale di democrazia, è quasi lo stesso concetto astratto dell’amore. Anche l’assassino che uccide la moglie per gelosia dice di averlo fatto perché la amava: è un modo perverso di giocare con dei concetti assoluti. Il concetto di democrazia è molto difficile da applicare e complicato da comprendere: anche gli Stati Uniti negli anni ’50 sbandieravano in tutto il mondo la loro visione democratica, ma trattavano le persone di colore peggio degli animali…
Cosa ne pensi di Aleksej Navalny?
Navalny è un blogger molto bravo, di grande successo soprattutto tra il pubblico giovanile e quello più orientato a una visione del modello sociale occidentale, che in Russia è molto vasto e che io chiamo “occidentalisti”. Sono quelli che cercano di portare le stesse regole – etiche, morali e sociali – diffuse nel mondo occidentale. Navalny ha cominciato la sua carriera attaccando duramente la corruzione del sistema amministrativo russo, cosa che sa fare molto bene. Ma mentre all’inizio non si poneva come un politico, raggiunto un certo successo ha cominciato a tirar fuori il discorso elezioni. Per me resta comunque un blogger, una voce libera, che attacca duramente la corruzione. Ma a livello politico lo vedo molto debole, e soprattutto vedo possibilità che sia una pedina manovrata da qualcuno che noi non vediamo, e questo rappresenta l’aspetto più preoccupante. Perché in Russia – dove c’è già un leader circondato da oligarchie nascoste nell’ombra, che sfruttano il Paese da tantissimi anni, portano via i soldi, hanno rovinato l’ambiente e fatto enormi danni – noi sappiamo che l’arrivo di un altro modello simile non conviene. Quindi di Navalny non sono per niente entusiasta come politico, non lo metto affatto sul piedistallo come fanno molti altri. Ma, soprattutto, di Navalny ricordo le prime apparizioni politiche nell’ambito del neonazismo, e questa è un elemento che non potrò mai dimenticare e che mi distanzia molto da lui.
Non rappresenta quindi una speranza per la Russia, come si evince da una parte decisamente preponderante del racconto mediatico italiano?
Navalny all’inizio doveva conquistare l’attenzione della popolazione russa, per cui ha usato una piattaforma in voga tra l’estremismo di destra. Si è approcciato a quel mondo per emergere, almeno a mio avviso e probabilmente all’inizio su progetto dello stesso Putin; altrimenti, in mancanza di legami a polizia, governo o servizi segreti, emergere è impossibile in un meccanismo che vive di movimenti gestiti dal governo e utili al governo. Negli anni ha poi cambiato radicalmente la sua immagine e la sua attività, consolidando il suo approccio occidentale, guardando soprattutto agli Stati Uniti, alla Germania. Per me va bene, ognuno fa il suo percorso e la sua carriera, per carità…
E l'avvelenamento di Navalny?
Ma guarda, in tutta sincerità ti dico che la Russia è un Paese dove la vita umana vale purtroppo molto poco, quindi uccidere un avversario non è complicato e lo si fa a tutti i livelli e in tutti gli ambiti, a partire dalle liti familiari. Capita molto più spesso che altrove che, alla morte dei genitori, uno degli eredi assoldi un killer per uccidere i suoi fratelli…
Può esserci la mano di Putin?
Non mi piace stare all’interno di un coro al quale qualcuno ha già portato le informazioni pronte da leggere. Io non credo nel giornalismo occidentale: in Occidente c’è una grave crisi del giornalismo, perché molti giornalisti sono venduti o persone che lavorano solo per i soldi. Giornalisti onesti in Italia ne abbiamo pochissimi, gli altri o non hanno la possibilità di dire quello che pensano o agiscono sulla base di un accordo, un ‘patto con il diavolo’, e diffondono notizie false. Per rimanere nel discorso, il quotidiano La Stampa alle prime apparizioni di Navalny, nel 2012, lo definiva un ‘blogger xenofobo che marcia contro Putin’. Ora leggo La Stampa e questi deficienti lo paragonano a Nelson Mandela. Ognuno qui è sempre pronto a dire che dovremmo essere felici di vivere in una democrazia, ma io qui vedo l’assenza anche solo di un briciolo di onestà intellettuale: ma se tu hai definito una persona xenofoba, come fa a diventare Nelson Mandela? E fra 10 anni cosa diventerà, Gesù Cristo? Allora dico che non è Putin il problema, siete voi il problema, che raccontate balle per quattro soldi…
In Russia cosa si pensa del caso Navalny?
La Russia si divide per grandi linee in tre posizioni sul caso Navalny. La prima è di chi lo sostiene, principalmente perché rappresenta l’unica alternativa a Putin disponibile in questo momento. C’è poi una parte avversa a Navalny, di chi ritiene Putin il proprio Zar e non è minimamente interessato al concetto di libertà; sono persone che credono in uno Zar impegnato a far stare bene la popolazione e distanti dal modello americano, dalle elezioni ogni quattro anni e cose simili; vogliono uno Zar che resti dall’inizio alla fine e sono disposte a stare dalla sua parte sempre. Il livello intellettuale di chi sostiene questa posizione, quindi dei sostenitori forti di Putin, è solitamente molto basso, perché è facile tirare fuori la storia e smontare ogni loro argomentazione velocemente. La terza posizione è di chi non sostiene Putin ma non sostiene neanche Navalny, sostanzialmente per gli stessi motivi: sono troppo intelligenti per andare dietro a un personaggio del genere, che appare per molti versi una pedina mossa dalle élite interessate.
Tu ti consideri più vicino a questa terza categoria o ti definisci esterno a tutte queste linee di pensiero?
Guarda, quando ero piccolo mio nonno mi ha insegnato che in questo mondo ‘il miglior politico è un politico morto appeso per le gambe in su’. E io dopo aver vissuto 40 anni capisco ogni giorno di più quanto aveva ragione: i politici rappresentano il cancro di questa civiltà, e io vivo sperando che gli uomini arriveranno a uno sviluppo culturale, etico e morale tale da smetterla di affidarsi a delegazioni di potere. Secondo me dobbiamo sviluppare una nuova forma di gestione della società, diversa dalla politica di oggi. È per questo che io… come dire… credo alla fantascienza: sono utopista, anarchico, ma di certo non mi affido a questi orticelli, a questi fortini che finiscono sempre per incularsi tra loro. Ora se dovesse crollare Putin e arrivare Navalny cosa pensi che accada? Che svaniscano le grandi corporazioni occidentali che da anni succhiano le risorse naturali dalla Russia senza lasciare un cazzo ai cittadini? Tu credi davvero cambi qualcosa? I cittadini cominceranno a vivere bene? Ma sai che il nostro Paese, tra i più ricchi di risorse naturali al mondo, è tra i più poveri a livello sociale? L’unica bella città è Mosca, tutto il resto della Russia fa schifo; il 40% delle case non ha ancora l’acqua calda, i bagni sono fuori casa. Riusciamo a capire cosa vuol dire andare in un bagno all’esterno a dicembre, con meno 20 o meno 30 gradi? Se tu vedi come oggi vivono i villaggi siberiani, tipo uno di quelli da cui proviene la mia famiglia, capirai che è come si viveva in Italia nell’800. È questa la verità; e noi abbiamo un leader che si permette di dichiarare pubblicamente che sta lavorando alla conquista di Marte…ma chi cazzo se ne frega di Marte?! Fai vivere bene la gente in Siberia, costruisci nuove case, smettila di mandare gas in Europa e concedilo ai tuoi cittadini…Tutto questo non cambierà con l’arrivo di Navalny, perché rappresenta una delle oligarchie ora in guerra per il dominio del territorio russo e per l’estrazione delle risorse naturali. Non è affatto un Nelson Mandela come hanno scritto quei cretini della Stampa. È un politico moderno, e come tutti i politici rappresenta interessi dei privati. È un prodotto.
Nicolai Lilin come vive questa ennesima crisi di governo in Italia?
La vivo male perché la politica italiana ha storicamente espresso una rappresentanza politica dei cittadini, delle persone. Anche nei momenti più drammatici, anche nel dopoguerra… ci sono stati grandi statisti, grandi uomini, grandi rappresentanti del popolo. Ma quell’epoca è passata, ora la gente se ne frega: abbiamo un premier che si comporta come un qualsiasi tiranno e fa il cazzo che vuole. Il parlamento non esiste, e noi non abbiamo più quel modello politico che dovrebbe funzionare. Oggi siamo di fronte a un governo che ha sequestrato il parlamento, che terrorizza i parlamentari, usando anche come leva la drammatica situazione della pandemia, senza neanche l’aiuto delle élite intellettuali. Questa crisi è una cosa tristissima, la seguo e penso che i più grandi rappresentanti politici del passato italiano si stanno rivoltando nella tomba.