Quando a febbraio comincerà il Festival della Canzone Italiana edizione settantaquattro, la quinta di fila diretta e condotta da Amadeus, tutta Italia si troverà di fronte un dilemma di shakespeariana ispirazione: ce la farò o non ce la farò? Perché i trenta cantanti in gara, tutti presentati in una unica soluzione già a partire dalla prima serata, quella del 6, sono davvero tanti, e le prime ore dell’alba, è chiaro, ci vedrà ancora lì di fronte alla televisione, un thermos di caffè, solo perché le amfetamine sono illegali, a aiutarci a combattere il sonno. Ieri sera, quindi, abbiamo tutti, un po’ meno dei tutti che saranno davanti ai teleschermi e sui social a febbraio, immagino, testato la nostra resistenza, perché il fisico è quel che è, e le vacanze ancora non arrivate non ci hanno certo dato il giusto contributo. Chiaro, ieri non cantavano tutti i trenta concorrenti, solo i dodici che si giocavano i tre posti rimanenti tra i Big, i dodici finalisti di Sanremo Giovani, nove giunti dalla competizione che il medesimo titolo ha, con giuria presieduta da Amadeus, e tre arrivati dalla competizione che porta il nome di Area Sanremo, con un’altra giuria, stavolta presieduta da Amadeus. A decidere chi vincerà una terza giuria, va beh, ci siamo capiti, presieduta da Amadeus, un uomo per tutte le stagioni. Quindi dodici concorrenti invece che trenta, già è qualcosa, non fosse che tutti gli altri ventisette sono stati presentati, con chiacchiere, filmanti e lancio del titolo della canzone in gara, mica si chiama Festival della Canzone Italiana per caso, con risultato finale di averci in qualche modo fatto assaggiare l’orrore cui andremo incontro a febbraio. Primo ad apparire, subito dopo la sigla, Ghali, passato come superospite al primo Sanremo amadeusiano e stavolta in gara con una canzone che si intitola Casa mia. Nel suo caso proprio quel primo passaggio quattro anni fa il filmano di prassi, con tanto di finta caduta che ai tempi in molti avevamo preso sul serio. È stata poi la volta di Alessandra Amoroso, anche lei alla sua prima esperienza in gara, dopo un paio di passaggi come superospite. Manco a dirlo, anche lei ha sottolineato la grande emozione, i tanti, troppi reel e meme che nell’ultimo anno l’hanno perculata sui social lì, non evocati ma comunque presenti. Titolo del suo brano, Fino a qui. Terzo ospite di tre, Gazzelle, come sempre vestito con parka e occhiali da sole, sorta di Liam Gallagher del Testaccio. Lui, che Amadeus ha giustamente presentato col suo miliardo e oltre di streamingm non è mai passato di lì, quindi Amadeus ha fatto leggere un suo post e poi ha lanciato un video contributo di una sua zia, di cui non riportiamo il nome per una sorta di senso del pudore. Non proprio un lancio da popstar, Flavio, a Sanremo potrai fare di meglio. Titolo della canzone Tutto qui. Ecco, Casa mia, Fino a qui, Tutto qui, a titoli partiamo malino. Tocca ai giovani. Il primo è quello che manda fuori di testa i miei figli, perché sostengono sia ingiustamente arrivato in finale, forte di numeri pazzeschi sui social ma incapace di cantare. Il nome è Grinbaud e sentendolo cantare non posso che ritrovarmi in pieno nelle parole dei miei figli. Se questo è un cantante io sono un direttore d’orchestra, pur non essendo Francesca Michielin. Meglio, molto meglio Clara, che poi sarebbe Crazy J di Mare Fuori. La sua Boulevard, vagamente, neanche troppo vagamente, mahmoodiana, funziona. Andiamo avanti, che sono già le dieci e un quarto. È la volta dei Ricchi e Poveri, rimasti in due. Ma non tutta la vita il titolo del brano dei decani di questo Festival, altro titolo, diciamolo, non esattamente da overdose di adrenalina. Loro sono i Ricchi e Poveri, e non si può che voler loro bene, chi non lo fa non è stato bambino. È la volta di Dargen D’Amico, vestito come il testimonial dell’Amsa, coi soliti occhiali da sole rossi. Simpatico, certo, ma un giorno mi piacerebbe vederlo in assenza della costrizione di far ridere a tutti i costi. Onda alta, finalmente un titolo che non gira intorno alle tre parole dei precedenti. Immagino ci farà divertire. Tocca a Angelina Mango, artista che, in virtù della sua Fila Indiana, mi vedrà fare il tifo come un hooligan, la sciarpa del West Ham a difendermi le mani mentre picchierò chiunque provi a attaccarla. Questo nonostante anche lei dica di essere emozionata, come tutti del resto (Dargen escluso). Una grande, Angelina, e finalmente un po’ di freschezza unita al talento. Lei ha un saluto di Antonella Clerici, e io avrei preferito mamma Laura Valente, una delle più belle voci italiane di sempre. Titolo del suo brano La noia, sicuri che sarà in grado di tenerla a bada, anche quando magari canterà alle tre di notte. Terzo di questo terzetto il King del Reggaeton, così lo presenta Amadeus, Fred De Palma. Se uno presentasse a me così, per la cronaca, partirei di testa puntando al naso, che con Amadeus è anche impresa facile. A salutarla la Queen del Reggaeton, Baby K. Il titolo Il cielo non ci vuole, nella speranza non sia appunto un reggaeton, perché a tutto c’è un limite. In realtà il terzetto in questione è un quartetto, sembra, perché arriva Fiorella Mannoia, al suo sesto Festival. Chissà se ci sarà un contributo da parte di una cugina o di Massimo Giletti. La volta scorsa doveva vincere, ma ha vinto Gabbani. Stavolta nessuno l’ha data per vincente, quindi potrebbe anche farcela. Certo che quando cantava Come si cambia, Quello che le donne non dicono e Le notti di maggio, che dire, era davvero divina. Speriamo bene per questo sesto passaggio. La canzone si intitola Mariposa (titolo che lascia ben sperare) e no, avendo contributi dei precedenti Sanremo non ha avuto saluti da amici o parenti, grazie a Dio.
Sono le ventidue e trenta e io vorrei già andare a dormire. Invece non siamo neanche a un quinto della gara, santo Dio. Amadeus lancia la pubblicità, annunciando che al rientro ci saranno i BNKR44, con un video saluto di Giorgia, co-conduttrice di una delle serate di febbraio. Perché Giorgia saluti proprio loro, credo, è una di quelle cose inspiegabili che quando uno si crede re Mida può permettersi, così, Caligola che fa senatore un cavallo. Bello comunque capire alla perfezione che Giorgia non avesse idea di chi fosse la persona a cui era dedicato il proprio in bocca al lupo, infatti neanche li cita. Amadeus è davvero un cazzaro. I Bnkr44, è chiaro, sono i La Sad che non ce l’hanno (ancora) fatta. Infatti son lì a giocarsela con Grinbaud, che per uno che fa musica dovrebbe essere il corrispettivo di trovarsi a fare un concorso pubblico col figlio di un ministro durante la prima Repubblica. Se non sapete chi siano, né chi siano i La Sad, beh, forse significa che non tutto è perso, fate uno zaino, riempite una borraccia e andate a vivere in montagna. Piccola postilla, ai miei tempi se ti atteggiavi da punk, magari anche non essendolo, durante le serate del Festival ti andavi a sfasciare con vino scadente in un circolo del dopolavoro ferroviario, questi sono lì a fare canzoncine pop come dei Blue meno fighi e meno intonati. La mestizia, specie a vederli fare passetti di danza, evidentemente imbarazzati. La mestizia vera. Quello che arriva dopo non so chi lo ha salutato, perché sono andato a portare un quaderno a uno dei miei figli, purtroppo perdendomi questo passaggio fondamentale. Dirò di più, non so neanche chi sia. E per come canta e cosa canta, direi che va più che bene così. Ecco, so che i giovani andrebbero trattati con cautela, ma sono le dieci e quarantadue, perché io uno così lo porterei appunto in un dopo lavoro ferroviario, pieno di operai incazzosi, e lo lascerei in pasto a loro. Lor3n il suo nome, scopro alla fine, e non so se il 3 l’ho messo al posto giusto, converrete con me che andare a controllare su Google è sforzo che Lor3n non merita. Mancano venti Big e otto Giovani e io vorrei dormire. Forse anche morire. Arriva però Loredana Bertè e Loredana Bertè merita il massimo rispetto, sempre e comunque. La gag dei brani non mandati, temo, sia frutto di una fantasia che prima o poi qualcuno dovrebbe provare ad arginare, ma va bene così. Vederla nei filmati d’epoca, confesso, mi ha improvvisamente risvegliato. Che donna e che artista. La sua canzone si intitola Pazza, finalmente un titolo come Dio comanda, curioso di sapere chi l’ha scritta per lei. Via Loredana ecco che arriva, al secondo Festival di fila, Mr Rain. Il 2023 è stato anche il suo anno, con Supereroe, lui sembra un po’ meno impacciato che all’esordio. Vedere quei bambini, nel video di repertorio, lascia ben sperare per il futuro. Il titolo del suo brano è Due altalene, un pizzico di originalità che ovviamente non guasta. Un’altra prima volta è quella di Geolier, il campione di vendite di quest’anno. Ormai funziona così, nel 2023 c’è stato Lazza, campione del 2022, nel 2022 Rkomi, campione del 2021, e nel 2024 tocca a lui. Un grande nome, talentuoso, lo stadio Maradona sold out in poche ore sta lì come promemoria per i distratti. Amadeus lo fa salutare da Lazza, coerentemente. Immagino che al prossimo Festival anche lui farà bene come l’autore di Cenere. I p’me, tu p’te è il titolo della canzone, ognuno per sé e Dio per tutti, chioserebbe la zia di Gazzelle. Avanti coi Big, perché arrivano i Negramaro. Diciannove anni dopo essere stati ingiustamente eliminati da Sanremo Giovani Giuliano e soci tornano, per far festa. Noi con loro. Sono le undici, però, più che far festa sarebbe ora di andare a dormire, cazzo. La canzone che portano in gara è Ricominciamo tutto. Sia la volta buona che scopriamo chi è sto verde coniglio dalle mille facce buffe, chissà. Torna a Sanremo, per la prima volta in gara dopo aver duettato nel 2023 con Rosa Chemical, Rose Villain. Artista assai interessante, lei, il suo Radio Gotham è un lavoro che va assolutamente ascoltato. A salutarla Achille Lauro, con il quale ha cantato questa estate la prescindibile Fragole. Lei sa fare decisamente di meglio, su quello speriamo. Il suo brano è Click Boom, suppongo una dichiarazione di intenzioni. Tornano i giovani, con Teresa Mannino, altra co-conduttrice delle serate di febbraio. Anche lei, ovviamente, non si caga di pezza i giovani, quindi quando Amadeus ha detto che Giorgia voleva salutare i Bnkr44 si deve essere sbagliato, era un saluto generico, nessuno sa chi siano i giovani in gara, compresa Nausica che arriva subito dopo, con la sua arpa che si chiama Kitty. Menzione d’onore alle mini-interviste con le quali Amadeus introduce i giovani, tutte di una bruttezza quasi sconcertante. Il fatto che chieda loro di lanciare i propri brani attesta che neanche lui se li ricorda, figuriamoci noi. Nausica in effetti suona l’arpa. Ma l’arpa è schiacciata da un arrangiamento che non permette grandi spazi alla dinamica. Passo le giornate a ascoltare artisti, soprattutto donne, e ascoltando anche lei mi chiedo: perché? Arriva Dipinto, e credo che potrei anche fermarmi qui. Anche perché sono le ventitré e sei. Infatti mi fermo. Una canzone che si intitola Criminale. In mezzo napoletano. Santo Iddio. Amadeus appare soddisfatto. Vorrei avere qui con me le stesse sostanze che girano da quelle parti. Altro mistero, perché i Santi Francesi, che hanno vinto Musicultura e subito dopo X Factor se la giocano tra i giovani? Perché? Se non passano, lo sappia Amadeus, il pusher ha tagliato il tutto con troppo talco, o forse era intonaco. Fin qui dovrebbero passare loro e Clara, senza dubbio. Quindi probabilmente passeranno gli altri. Sono le ventitré e sedici, ho le palle come il cappotto indossato da Dargen D’Amico. Si torna a conoscere i titoli delle canzoni dei Big. Tocca a Mahmood, che ogni volta che viene da queste parti vince, un po’ come Mengoni. È vestito come uno che deve fare la cresima, capelli più lunghetti, senza barba, non saprei dire perché. Come non saprei dire perché Amadeus faccia riferimento alle ragazze che lo guardano incantate. Peccato non ci sia anche Ultimo, pronto a sbroccare in Sala Stampa dando giustamente delle merde ai giornalisti. Mahmood spoilera che la canzone è qualcosa di assolutamente nuovo, nel suo cammino artistico, alimentando una certa curiosità. Del resto che sarà uno dei protagonisti è già scritto da qualche parte. Il titolo è Tuta Gold, che fa un po’ il paio con Click Boom di Rose Villain.
Se Mahmood ha vinto nel 2019, a vincere nel 2020 è stato Diodato, e subito dopo è arrivato il Covid, chiudendoci tutti in casa. Tutti facciamo in qualche modo il tifo per lui (io tifo per Angelina, l’ho scritto, ma parlo di tifo empatico, che stavolta si prenda quel che si meriti), del resto è un artista che merita molto, sicuramente anche più di quel che ha già. Sono le ventitré e ventinove, e scopriamo che il titolo del suo brano è Ti muovi. Confesso che il pensiero di Re Julien di Madagascar con la sua Mi piace se ti muovi mi ha distratto. Ma tant’è. È la volta della vincitrice annunciata, Annalisa. Dopo Bellissima, Mon Amour e Ragazza sola le manca giusto la vittoria, e gliela auguro di cuore, non fosse altro perché l’ho sempre apprezzata, anche in tempi non sospetti. Come si muove lei nel pop poche e pochi altri. Titolo del brano, Sinceramente. Daje. Tornano a Sanremo anche Il Volo, stavolta con un progetto pop, il look già lo lascia intendere. Per me loro coincidono con un mio ritorno a Sanremo dopo qualche anno che non ne scrivevo più. Felice di incontrarli di nuovo, e chissà se stavolta i miei colleghi impavidi della Sala Stampa avranno in caso il coraggio di fischiarli in faccia e non alle spalle. Capolavoro è il titolo. Emma di rosso vestita arriva sul palco del Casinò alle ventitré e quaranta, quando già comincio a pensare di andare davvero e dormire, semmai andrete su Google a sapere il resto dei titoli. Anche perché Emma non è esattamente l’artista che può spingermi a tenere duro. Nel video di presentazione passa la sua vittoria con Non è l’inferno, e l’idea che abbia vinta su Arisa con La Notte e Noemi con Sono solo parole mi lascia davvero pietrificato. Anche Amadeus si impappina, dicendo “a quest’ora non mi vengono le parole”, pensa noi, Amadeus, cazzo. Apnea, che devo dire è un bel titolo, il brano che presenterà a febbraio, fosse la volta buona che presenti una canzone come si deve. Saluto di Mengoni, giusto un attimo prima che arrivi Tancredi. Chissà se è parente del portiere della Roma dello scudetto. Brano indie piuttosto prescindibile, il suo. Gradevole, intendiamoci, a parte tutti gli accenti sbagliati, ma questo è un problema annoso. Ma prescindibile. Un cliché di cui ci siamo abbastanza stancati. Voglia di Thé, così lo pronuncia, parlando di una persona e non di una bevanda tipicamente orientale, non si può sentire. Anche Vale LP, come i Santi Francesi, ha fatto X Factor, pur non avendo vinto. Lei è la quota irriverenza, con la canzone Stronza. Però, a parte il voler far colpo col titolo, va detto che la canzone regge, e in questa noia profonda è già tanto. Ecco, lei fin qui è la mia terza scelta. L’idea che sia tra i Big, certo, mi lascia abbastanza perplesso, ma questo ha deciso sua divinità Amadeus. Fellow è un altro degli ex di X Factor, quello che duettava con Benjamin Clementine, tanto per mettere in evidenza le differenze. Mettiamola così, se vai ad Amici vai tra i Big, se fai X Factor vai a giocartela in Serie B. La canzone è oggettivamente di una bruttezza abbacinante. Non fosse per il fatto che indossa il vestito che poco prima ha esibito Emma la sua presenza non si sarebbe quasi notato. Sembra quasi che non la conosca neanche lui. A mia moglie, che è rientrata da una pizzetta di classe di una delle nostre figlie, e quindi non ha dovuto subire tutto questo, piace. Il che mi conferma che in effetti non dovrebbe essere lì. Mancano due minuti a mezzanotte, e mancano ancora due giovani, e non saprei dire neanche quanti Big. Amadeus ci odia e si vendica così, ormai l’abbiamo sgamato. La tentazione di andare a dormire è forte, anche perché domattina dovrò andare presto a scuola, per uno dei colloqui coi professori, e presentarmi come se fossi uno dei La Sad potrebbe non essere una grande idea. Ma ho pur sempre uno spirito di abnegazione, maledetta educazione cattolica. Amadeus lancia il tg di mezzanotte, anticipando che poi arriveranno gli ultimi due giovani e i Big rimanenti, Renga e Nek, Irama e non ricordo chi altro. Mia moglie capisce male, e mi chiede: “Ivana? C’è Spagna in gara?”. “Irama, non Ivana,” rispondo, sconsolato. Manca giusto Spagna, in effetti.
Renga e Nek sono una novità insieme, pur essendo due veterani del Festival. Renga entra col braccio imbragato, perché si è operato a una spalla. Lo sanno anche i sassi, io sono amico di vecchia data di Francesco. Ero l’angelo nel video del brano col quale ha vinto il Festival, mi potete ancora ammirare, dopo la tizia che corre tra i limoni, sono io, con appena una ventina di chili di meno. Con Nek ho invece avuto qualche scazzo, in passato, ma son cose nostre. Spero portino qualcosa di buono. Le voci ci sono. La capacità di tenere il palco anche. La canzone che presentano si intitola Pazzo di te. Passiamo oltre. Arrivano poi i discussissimi La Sad, che si presentano punkeggianti. Punk a Sanremo, sulla carta c’è qualcosa che mi sfugge, al momento. Su di loro ci sono grandi aspettative, nel bene o nel male, il titolo Autodistruttivo lascia ben sperare. Irama, per mia moglie Spagna, viene accolto a mezzanotte e undici dal coro “Tanti auguri a te”, un altro po’ e faceva direttamente il compleanno dell’anno prossimo. Irama è a sua volta un veterano, pur da giovane, era tra i giovani quando ha vinto Gabbani, poi è tornato più volte, compreso l’anno del Covid, quando è rimasto fregato dalla quarantena, chiuso in albergo. È stato lì praticamente ogni anno da che ha esordito, anche quest’anno, pur essendo al momento in giro con Rkomi. La sua canzone non so come si intitola, perché mi distrae Clara Moroni nella chat che un tempo era di Sgarbi e Morgan, chiedendomi perché in tutte le canzoni dei giovani si parli in qualche modo di feste, anche se la lettura che ne dà è più di fessa. Ce ne faremo una ragione (la canzone si intitola Tu no, benedetti social). Big Mama arriva quando i primi raggi di sole cominciano a colorare l’imbrunire, Battiato saprebbe identificarli come alba. Lei è fenomenale, e sono felice di saperla tra i BIG, che è dove una come lei deve stare. A febbraio 2023 ospite di Elodie ci ha già fatto intuire cosa sa fare, sicuramente con un brano suo saprà fare altrettanto bene che con American Woman. La canzone si intitola La rabbia non ti basta. Chiude la covata di ben ventisette Big la band di ItaloDisco, i The Kolors. Per loro è un ritorno, ma un ritorno da campioni veri. Se anche stavolta Petrella avrà contribuito alla scrittura del brano ci sarà sicuramente da ballare e divertirsi. La canzone si intitola Un ragazzo una ragazza. Ecco, diciamo che a titoli, quest’anno, non è che si siano proprio sbizzarriti, a parte qualche eccezione. Sentiremo poi le musiche e ascolteremo i testi. Gli ultimi due giovani in gara, e mentre scrivo è mezzanotte e ventiquattro, sono gli Omini, anche loro da X Factor, in realtà già conosciuti anche prima, anche per una parentela stretta con gli Statuto, quelli di Abbiamo vinto il Festival di Sanremo, appunto, e Jacopo Sol. Arrivano dopo un saluto di Lorella Cuccarini, ultima delle co-conduttrici. Gli Omini sanno fare rock come si deve, e spodestano forse uno dei tre nomi che ho fatto in precedenza, che so?, Vale LP. Parlo della mia classifica personale, e visto che i miei gusti non coincidono mai con quelli di Amadeus, temo che questa sia per loro una maledizione. Menano come fabbri, e sembrano una polifonica, ma son solo tre. Bravi e indossano pure tute da lavoratori, come i Devo, il che è pur sempre un bell’omaggio. Jacopo Sol arriva a mezzanotte e mezzo. Amadeus dice che non essendoci il televoto non importa suonare per ultimo. Ma lo dice perché lui domattina non deve andare a nessun colloquio coi professori, maledetto. Io sì, infatti trovo che Jacopo Sol faccia cagare, ma probabilmente non è vero. È risentimento, il mio. Più nei confronti Amadeus che nei suoi, diciamo che resta colpito dal fuoco amico, il mio. So che a un certo punto dovrebbero arrivare le mie amiche Paola e Chiara, che quest’anno condurranno il Prima Festival, quindi vorrei rimanere. Ma ormai quel che c’era da sentire l’ho sentito. Mancano i nomi di chi passa e li metterà il buon Gianmarco Aimi, cui sto per spedire questo pezzo, direi che superata la mezzanotte e mezzo ho fatto ben più del mio dovere. Non sono mica un cazzo di cronista, io. Mettiamola così, se questo è il meglio dei giovani che vogliono andare a Sanremo, beh, il futuro è un posto nel quale non so se mi vorrei trovare. E in tutti i casi, se mi ci dovessi trovare, dubito vorrei ascoltare musica. Tranne le rare eccezioni che ho indicate, per il resto mi sento di dire che non ci siamo, magari non ci siamo ancora, ma comunque non ci siamo. Tergiverso, perché in fondo sono curioso. E scopro che mancano in effetti ancora tre Big, sono così tanti che manco me ne ero accorto. E in effetti manca ancora Maninni, quello che io, come tutti, non sappiamo chi sia. Arriva quindi Sangiovanni, che dall’inizio del programma è un po’ meno giovane di quanto non fosse a inizio serata. Altro che fare after, qui è davvero dura. Lui è uno che macina numeri, suppongo che porterà un brano destinato a fare sfaceli anche quest’anno. “Sembra che tu abbia già una grande esperienza nonostante i vent’anni,” gli dice Amadeus. “Lo prendo come un complimento,” risponde, aprendo un varco di perplessità in me, che a mezzanotte e trentacinque sto ancora qui. Pensavi forse fosse una offesa? Poi assistiamo a una lunga gag sul fatto che Amadeus è interista e Sangiovanni milanista. Due coglioni. La sua canzone del resto si intitola Finiscimi, e sembra che Amadeus la stia prendendo davvero sul serio. Il Tre, che è uno di quelli che in molti non conosceranno, arriva per penultimo in scaletta, ultimo a questo punto è il meno conosciuto di tutti, Maninni. Il che attesta che a Amadeus di farli conoscere frega giusto un po’ meno di un cazzo. Lui è uno di talento, lo dico perché me lo sono andato a ascoltare. Non ora, però, che intorno a me tutta Milano dorme, a ragione, è quasi l’una. Sembra vagamente Mr Rain l’anno scorso, i capelli biondo tinto, il cappello in testa. Fragili è il titolo del brano, e anche questo potrebbe essere quello di una canzone di Mr Rain. Amadeus dice che ha tenuto questi nomi per ultimi, e ci spiega anche perché. Lo sappiamo già, in realtà, penso, ma mi sbaglio, perché mancava anche Alfa, che infatti arriva adesso. Lui è uno tosto, la sua Bellissimissima ha spaccato, in estate, e a fine febbraio farà un Forum, non noccioline. Torna tra i BIG dopo aver saltato l’anno scorso Sanremo Giovani, causa Covid, bella rivincita. Si presenta con il suo sorriso solare e una canzone che si intitola Vai, nel mio caso personale la interpreto come “vai a dormire”. Ma quanti diavolo sono questi cantanti in gara, Dio mio? Arriva finalmente Maninni, che non ha un motivo valido per essere in coda. Lui dice che lo ha tenuto in coda perché l’anno scorso era lì in finale tra i giovani, quest’anno tra i Big. Nel corso dei 365 giorni intercorsi tra allora e oggi, nei fatti, nulla è successo che giustifichi questo passaggio di categoria, ma Amadeus è Amadeus e noi nun semo un cazzo. Lui ha fatto gli anni ieri, ma non essendo Irama nessuno gli canta “tanti auguri”. L’anno scorso lo ha fatto fuori, si fa per dire, Sethu, e fa abbastanza ridere così. La sua canzone, che Amadeus dice essere bellissima, si intitola Spettacolare, e su questo, fratelli miei, il mio reportage finisce. I tre nomi dei giovani che diventano Big verranno aggiunti ex post da Aimi, o da una intelligenza artificiale. Io li scoprirò domattina, mentre starò sulla tazza dopo aver fatto colazione, in attesa di andare a parlare col professore di mio figlio. Qualsiasi cosa abbia da dirmi mi sembrerà meno spigolosa di una serata come questa. Non oso pensare cosa accadrà a febbraio, con trenta cantanti in gara, le gag, gli ospiti, le co-conduttrici col loro monologo e chi più ne ha più ne metta. Potrebbe sempre finire il mondo prima, non disperiamo.
Sei e cinquantotto di mattina. Sono appunto in piedi, ho fatto colazione e mi accingo a fare la doccia. Non è vero, tecnicamente non sono in piedi, ma ci siamo capiti. Scopro, nell’ordine, che Sanremo Giovani è stato vinto da Clara, direi anche meritatamente, e con lei accedono al Festival della Canzone Italiana edizione settantaquattro i Santi Francesi, e anche qui ci siamo, e i Bknr44, e vabbè, che altro dovrei dire? Scopro anche che prima della proclamazione dei vincitori, avvenuta intorno all’una, anzi, passata l’una, Paola e Chiara non si sono limitate a passare dal Casinò per salutare, e magari fare anche gli in bocca al lupo di prassi, visto che loro non co-conducono, certo, ma presentano Prima Festival, no, hanno anche presentato il loro nuovo singolo Solo mai. Una vera bomba, che avevo avuto il piacere di ascoltare già, e che di prima mattina mi concede la giusta energia per affrontare il fatto che siano le sette e un quarto, mentre sto scrivendo, che abbia dormito nulla, forse anche meno, e che a breve debba uscire per andare a un colloquio a scuola, il 20 di dicembre. Il tutto corredato da un look, parlo di Paola, che riscrive il paradigma sul quale, suppongo, Gino Paoli non si lascerà sfuggire una delle sue massime, in fondo a lui delle canzoni, negli ultimi trentacinque anni, sembra essere fregato poco. Un ottimo modo per svegliarsi, se mai avessi dormito. Anche questa è fatta, comunque, quel che c’era da dire è stato detto, sicuramente anche di più. Ci si rivede a Sanremo, mi chiamo Michele, professione DJ, non vado mai a dormire prima delle sei.