“Perché ci vuole orecchio” per ascoltare la saga popolare che è la vita di Cochi Ponzoni (nato Aurelio all'anagrafe), che assieme alla sua metà artistica, Renato Pozzetto, negli anni Settanta ha rivoluzionato il modo di fare comicità, incarnando lo spirito della Milano dell'epoca, sospesa tra tradizione e modernità. La loro comicità, intelligente, come le loro canzoni, continua a risuonare dopo 60 anni, spesi tra teatro, cinema, cabaret e libri, come quello che presenterà al Festival della parola reloaded (a Sanremo dal 5 al 7 aprile), tributo di un tempo che ha segnato l'arte italiana. Perché, come recita una delle loro canzoni, “la vita l'è bela/l'è bela/basta avere l'ombrela, l'ombrela/ti ripara la testa...”.
“La versione di Cochi” attraversa anche il suo percorso familiare, la sua gavetta, ma come ha cominciato?
Ho cominciato da ragazzino, a soli 15 anni facevo parte della Compagnia amatoriale del Teatro Angelico di via Moscova: la domenica mi divertivo con gli spettacoli negli oratori.
Poi non si è più fermato.
Professionalmente ho mosso i primi passi a vent'anni, ma con la scomparsa di mio padre ho dovuto affrontare problemi economici, così per due anni ho lavorato all'aeroporto di Linate, al check-in: conoscevo tre lingue, inglese, francese e tedesco, e mi muovevo agilmente in quel contesto.
Ma il cabaret chiamava.
Naturalmente, i nostri punti di riferimento erano le osterie, allora frequentate da artisti e scrittori di spicco, come Lucio Fontana, Dino Buzzati, Luciano Bianciardi, Dario Fo, Umberto Eco. Eravamo inconsapevoli del valore delle persone che ci sostenevano.
C'erano anche i malavitosi?
Erano gli anni del dopoguerra... Gente che rubava portafogli sui tram e così via. Giravano soprattutto di notte, quindi capitava di trovare nello stesso locale il “magnaccia” con le ragazze che “battevano”, e gli intellettuali.
È vero che tra i vostri fan c'era anche Gianni Agnelli?
Sì, l'abbiamo scoperto leggendo un'intervista che fece nel '68: confessava che quando erano le 5 del pomeriggio smetteva di giocare a golf per vedere noi due e Paolo Villaggio nella trasmissione televisiva, “Quelli della domenica”.
I detrattori dicevano che la comicità di Cochi e Renato non si capiva.
Ma eccoci qui! La verità è che non erano in sintonia con il nostro umorismo, che era di rottura e aveva poco a che fare con la comicità tradizionale, con le barzellette e i monologhi stile Renato Rascel, Gino Bramieri e Walter Chiari.
È dagli anni '60 che tutti cantano i vostri tormentoni, come “La gallina” o “La vita l'è bela”. Spopolano persino tra i giovanissimi.
Per noi è una sorpresa, anche perché sono un miscuglio di canto e recitazione. Non erano assolutamente pensate per diventare degli slogan, poi fortunatamente sono rimaste nella memoria collettiva.
Enzo Jannacci cosa ha rappresentato per voi?
È stato il nostro fratello maggiore, il nostro produttore discografico, eravamo sempre insieme. Per 10 anni non ci siamo mai separati, condividendo ogni momento sul palco e nella vita privata.
So che Raffaella Carrà era scettica sulla vostra presenza a Canzonissima.
Più che altro non era convinta dei nostri ospiti, non voleva Massimo Boldi, per esempio. Noi l'abbiamo difeso.
Ha sempre detto che ha conosciuto Renato praticamente in fasce e che non avete mai litigato: conferma?
Confermo.
Allora perché vi siete divisi, a un certo punto?
Dopo Canzonissima (1974), in cui avevamo avuto un grande successo discografico, ci offrirono di fare la coppia cinematografica. Ma noi non volevamo replicare il modello Ciccio e Franco (Ingrassia e Franchi ndr), cercavamo altre strade. Per fortuna e quasi contemporaneamente ci hanno offerto altri film. Mentre Renato accettava “Per amare Ofelia”, io fui contattato da Lattuada per “Cuore di cane”. Quindi la nostra è stata una separazione consensuale e amichevole.
Lei ha lavorato anche con Alberto Sordi: era davvero tirchio?
Per niente. Una volta mi ha spiegato perché aveva questa fama. Cresciuto in povertà, quando ha iniziato a guadagnare ed è diventato popolare, era sommerso da richieste d'aiuto da parte di famiglie bisognose e malati. Alla fine ha dovuto porre un limite, perché non poteva soddisfare tutti. Purtroppo alcuni maligni hanno messo in giro la voce che fosse avaro. E invece era generoso, ha fatto molta beneficenza, creando anche case di ricovero per gli anziani, senza farlo sapere.
Anche lei si è trovato in situazioni del genere?
Succede quando si diventa famosi. Fuori dalla porta di casa trovavo sempre qualcuno che improvvisava una canzone o chiedeva una mano. Ho aiutato finché ho potuto.
Se si guarda attorno, fra gli attori comici chi le piace?
Ad esempio Ale e Franz, i miei amici Antonio Albanese, Aldo Giovanni e Giacomo, ma anche figure meno note, come Nicola Vicidomini, un attore e autore veramente interessante, e con un linguaggio fuori dagli schemi. Oggi la comicità dilagante è quella che riflette la realtà.
Cochi e Renato farebbero uno sketch sui Ferragnez?
Sempre in un contesto estremamente surreale. Se analizziamo i fatti, lei è certamente gamba, visto che riesce a vendere a prezzo triplicato un'acqua minerale solo perché c'è la sua firma. Ha una marcia in più, ma chi l'ascolta, i suoi seguaci, hanno evidentemente una marcia in meno (ride), poco cervello, poco buonsenso.
LoL le piace?
Mi sembra un meccanismo divertente, questo ritorno alla sfida della risata, come facevamo da bambini.
Se la chiamassero, andrebbe?
Forse sì. Senz'altro farei visita alla Gialappa's, e al Mago Forest, che mi fa ridere moltissimo.
Cosa pensa della Milano di oggi, che è meno sicura di un tempo?
C'è ristrettezza economica e la disperazione genera danni.
La sicurezza non è una responsabilità del sindaco?
Fino a un certo punto. Tutti i problemi, soprattutto quelli legati alla sanità, li ha ereditati dalla gestione precedente, cioè dall'ex presidente della regione Formigoni. Ora sono cavoli di Sala.
La Meloni la convince?
Non sono parte del suo schieramento, ma è innegabilmente una donna intelligente, anche se circondata da personaggi molto discutibili.
Dopo l'ultima reunion, lavorerà ancora con Renato?
Per ora no, mi sto occupando del mio libro e sono impegnato in altri progetti teatrali, poi chissà…