Alcuni di noi la cercano per un breve periodo, magari qualche estate, altri per tutta la vita. C’è anche chi non saprà mai cosa significhi e ne resterà sempre lontano. Trovare la festa perfetta è una missione da surfisti e viaggiatori. È importante il percorso per arrivarci e fondamentale la compagnia, così come lo sono la musica e la fortuna, perché a fare i momenti più belli è sempre l'inaspettato. Quest’estate, a Rimini, c’è stata la festa perfetta di un sacco di gente. Era la tappa in riviera del Social Music City 2023, che a Ferragosto sarà a Jesolo per un’altra mandata. L’invito arriva in redazione un mese prima, lo accettiamo subito: dopo essere stati a feste di diverso stampo e ad eventi stampa di ogni tipo, vivere da giornalisti un festival di musica elettronica era un'opportunità da cogliere immediatamente. Così ci siamo trovati in un lussuoso quattro stelle sul lungomare di Rimini con terrazza vista adriatico nel pomeriggio di venerdì 14 luglio. Il programma è semplice: aperitivo e cena la sera, poi riposo fino al pomeriggio del sabato per raggiungere la Rimini Beach Arena nel tardo pomeriggio dove da uno stage monolitico suoneranno nell’ordine Armonica, Mathame, Marco Carola, Tale of Us e Charlotte De Witte. Finito tutto, quindi verso l’una di notte, l’obiettivo è raggiungere il Cocoricò di Riccione per la seconda parte della serata, anche questa carica di ospiti di alto livello.
Quando MOW manda un giornalista a raccontare un festival come questo, il giornalista si sente come Hunter S. Thompson negli anni Settanta. In hotel sono tutti molto gentili, buona parte della clientela è rappresentata da enormi turisti americani che vagano per la hall in ciabatte e costume da bagno. Fuori, in strada, sembra di essere in un’ordinatissima Bangkok o in una cittadina di mare sul finire degli anni Novanta. Negozi di costumi, creme solari, alcolici. E poi ristoranti “di terra e di mare”, pizzerie che si trasformano in discoteche, altri alberghi. La cosa sorprendentemente positiva sono i prezzi: 70 centesimi per una bottiglia d’acqua, un euro e trenta una birra in vetro. Quando arriviamo al Numero 00 Store di Riccione, per l’aperitivo, scopriamo che buona parte dell’evento è sponsorizzato da Ploom, il brand che si occupa di tabacco riscaldato a marchio Camel. Lo strumento è grande quanto un cellulare anni novanta, ma è liscio e dal design ricercato. Apri uno sportellino, inserisci lo stick di tabacco e sei pronto a fumare una sigaretta gustosa, che non puzza e non sporca. Avere libero accesso a questi piccoli attrezzi prima e durante la cena, per un tabagista convinto, è un vero privilegio. Più tardi, al Mammamia di Riccione, incontriamo i nostri compagni di viaggio: Dario Buzzacchi, giornalista specializzato in festival di musica elettronica, e Daniele Spadaro, che gestisce i rapporti con la stampa ed ha invitato sia noi che Dario, unici rappresentanti della categoria per l'occasione. Dario supera di slancio i due metri d’altezza, indossa una camicia da Magnum P.I. e tiene un paio di occhiali con lenti gialle a far risaltare un taglio da Frank Zappa, ovverosia cappello lungo e baffo fluente: è un professionista. Daniele invece si presenta più sobrio, nonché perfettamente il linea col dress code tipico dell’ambiente: nero, tutto nero.
A fianco al nostro tavolo, per la cena, c’è Claudio Cecchetto, intorno a noi continuano a passare personaggi che quando non hanno fatto la storia del mondo della notte ne sono colonne portanti. Percepiamo questa cosa grazie a Daniele che conosce chiunque - anche un paio di tassisti abusivi - e che su chiunque ha almeno un paio di aneddoti: lui ha fondato quel locale, lei suonava ad Ibiza negli anni Novanta, loro organizzano eventi. La serata finisce ben dopo il cambio di data sul calendario, nello specifico la accompagniamo bevendo un paio di birre nel giardino dell'albergo. Da Vid, che ha suonato dopo la cena, ha messo assieme un set piuttosto aggressivo, il giusto preludio alla serata che ci aspetta il sabato.
Se fai il giornalista ai festival di musica elettronica, dormire il giorno dell’evento - possibilmente fino al pomeriggio - fa parte delle tue mansioni. Ammesso che tu stia puntando ad una condotta ascetica, o quantomeno a non superare la dotazione di free drink offerti dall’organizzatore. Mentre Spadaro ci aspetta direttamente al festival noi, con Dario, ci concediamo un bis di piadine da Lella, vera istituzione riminese che poi è anche un modo più che onesto per dare il via ad una serata. Arriviamo alla Rimini Beach Arena con Marco Carola in console, la gente ha già riempito la spiaggia e tutto sembra organizzato alla grandissima. A lato del palco c’è un piccolo privé all’aperto con un bar dedicato, e di tanto in tanto abbiamo la possibilità di stare on stage per godere dello spettacolo da una posizione privilegiata. Da lassù sembra di essere in Mad Max: Fury Road, nella scena in cui Immortan Joe apre i rubinetti d’acqua per il popolo assetato. Sentiamo poi un set fenomenale dei Tale of Us, per poi passare ad una Charlotte De Witte in piena fase hardcore. Gli orari sono precisi, i deejay suonano col cuore, non caricano nel mastodontico impianto in dotazione roba pre registrata. La cosa bella: sotto al palco ti aspetteresti la fabbrica dei mostri, un esercito di Gremlins incattiviti dal mare, invece la gente è in buona parte lì per la musica anche se naturalmente qualcuno che l’ha presa troppo grossa si trova sempre. Di telefoni in aria non se ne vedono troppi, magari durante i cambi in console o prima di qualche drop particolarmente sentito: il biglietto ha un costo (attorno ai quaranta euro) e nessuno lo paga per mettere storie su Instagram. La cosa brutta: cinque euro per una bottiglietta d’acqua da mezzo litro sono troppi, specialmente con il caldo che c’era. Se proprio fosse necessario raggiungere una determinata cifra alle casse consiglieremmo, pur con una punta di sofferenza, di alzare il prezzo degli alcolici.
Ad ogni modo, a mezz’ora dalla fine del set cominciamo a spostarci verso il Cocoricò dopo una breve sosta in hotel per mettere la camicia meno spiegazzata a disposizione. Nel frattempo bar, locali e ristoranti hanno mollato tutto il resto per alzare la musica, la gente balla per strada. Arriviamo al Coco attorno alle due ed entrare con il pass è un’esperienza, specialmente se in discoteca ci siete già stati e vi siete trovati a fare i conti con l’idea che vi lasciassero fuori. Dentro è come è sempre stato, ma nettamente meglio di prima: dopo l’ultima chiusura infatti, i lavori per rendere il posto all’altezza del nome che porta sono stati enormi. Arriviamo in tempo per sentire Brina Knauss sotto la Piramide, mentre nella sala Titilla c’è Sugar Free e alla T-Room, la più estrema, si sta consumando il set techno hardcore di Somniac One. Più tardi nella sala principale si presenta Richie Hawtin e Dario - che questo mondo lo vive tutto l’anno, a volte senza pause tra un evento e l’altro - ci racconta un pezzo della sua storia, cominciata a Detroit con i Belleville Three e Charles Johnson, The Electrifying Mojo. La sa così bene che si riesce ad ascoltare anche verso le quattro di notte. La chiusura, invece, è tutta per Anfisa Letyago.
Quando finalmente decidiamo di andarcene quello che ci resta addosso è un insieme di sensazioni: l’evento ben organizzato e la musica che puoi apprezzare anche se non sei esattamente un cultore del genere, per dirne un paio. E poi quella nostalgia dei vent’anni, di quando a ballare ci andavi con un’idea soltanto ed era come un lavoro. Ecco, andarci per lavoro davvero è molto più rilassante, te la godi anche di più nonostante il fatto che alla fine forse è un po’ meno intenso, meno faticoso. Che goduria però. Se state cercando la serata perfetta come i surfisti che viaggiano fino a Nazaré o i cercatori d’oro del far west dovete sapere che Social Music City sta lavorando per voi. E il 15 agosto, tra un paio di settimane, sarà al Jesolo Music Park con Armonica, Ilario Alicante, Marco Carola e Meduza nel daytime, dalle 16:00 alle 00:30. L’afterparty sarà al King’s Club da mezzanotte fino alle sei del mattino. A settembre invece, c’è già una data a Firenze.