Venerdì mi arriva una mail: “Gianluca Gazzoli avrebbe piacere di invitarti per una colazione alle 10.30, per parlare della ripartenza del podcast e fare due chiacchere in tranquillità davanti a una tazza di caffè”. Mi sento lusingato, in fondo Passa dal Bsmt è il podcast più seguito d’Italia. Infatti rispondo che ci sarò. Ma quando arrivo trovo diversi altri colleghi giornalisti e capisco che era soltanto un modo più “fidelizzante” per organizzare una conferenza stampa. Le studiano tutte a Milano per farti ingoiare certi rospi. Fidelizzazione, comunque, è un concetto che tornerà spesso nel corso delle due ore in cui Gianluca ci terrà “segregati” nel seminterrato che è diventato, stagione dopo stagione, un luogo di culto per tutti i fan del Gazzoli style. In cosa consiste? Esattamente in ciò abbiamo testato andando a colazione da lui: passione sfrenata, empatia naturale e un po’ di sana follia. Sì, perché bisogna non avere tutte le rotelle a posto per immaginare che in quel “loculo” - che nel 2022 immagino fosse semplicemente il cantinone di un palazzotto milanese - un giorno potessero passare personaggi come Valentino Rossi, Jared Leto, Roberto Saviano, Matt Damon, Beppe Sala, Giovanni Malagò, Laura Pausini, Ornella Vanoni, Salmo, Ben Affleck, Mika, Giorgia, Cesare Cremonini, Amadeus, Selvaggia Lucarelli, Javier Zanetti, Ultimo, Paolo Bonolis, Luciano Ligabue, Marco Belinelli, Daria Bignardi e tanti altri. Eppure è successo, e ora Passa dal Bsmt è il podcast da battere: oltre 13 milioni di ascolti su Spotify (dove ha raggiunto il primo posto nella classifica “Top Podcast” ed è stato a lungo nella Top5 dei podcast più ascoltati), più di 240 milioni di visualizzazioni su YouTube, oltre 14 milioni di like su TikTok e 228 mila follower su Instagram. Così oggi il basement è un luogo che contiene, in pochi metri quadri, tutto quello che un nerd vorrebbe possedere moltiplicato per mille: scaffali traboccanti di magazine sportivi e musicali, Lego (montati) di ogni grandezza e complessità, pupazzetti raffiguranti qualsiasi tipologia di mostri o supereroi, sneakers iconiche, t-shirt originali di atleti (c’è persino il casco di “The Doctor”), opere di artisti contemporanei, cabinati di videogames (brandizzati Bsmt) e il cartonato di Hasbulla a grandezza naturale, cioè piccolissimo. Tanto che qualcuno gli consiglia di organizzare delle visite a pagamento e non sarebbe una cattiva idea. Anche perché, a questo punto, al di là degli ospiti, quel “cantinone” si è trasformato in un piccolo museo del re dei podcaster che, a differenza di quasi tutti gli altri, non ha puntato su trash, polemiche, domande scomode o dissing.
Non c’è proprio niente di scomodo al basement. Neppure gli sgabelli e i divani in design, di solito bellissimi da vedere ma scomodissimi da usare. In più è stracolmo di computer, microfoni, foto e videocamere - oltre al mitologico tavolo esagonale contornato da led per le interviste - e qualsiasi altro tipo di diavoleria per pubblicare, postare, condividere su tutte le piattaforme esistenti i contenuti qui generati a ripetizione (due interviste a settimana). E grazie a una architettura minimal ma luminosa, in spazi così contenuti, il tutto è disposto comunque in modo da non creare un fastidioso effetto claustrofobia. Nonostante questo, o forse proprio per questo, chi entra a un certo punto non può fare a meno di rimanere stregato da tante good vibes per poi vuotare il sacco su gioie e dolori della propria esistenza. Una sorta di confessionale laico dove, coccolati da cotanta cura nei dettagli, i personaggi non resistono a parlare di quello che, fino ad allora, non avevano detto in nessun altro contesto pubblico. Non a caso, dopo due ore, neppure i giornalisti sembravano volersene andare da quel paese dei balocchi e a un certo punto mi sono chiesto: “Com’è che si esce da qui?”.
Ok, tutto bellissimo. Ma ero venuto per un motivo, no? Ah sì, la presentazione della nuova stagione. Prima, però, una nota la merita l’accoglienza visto che si trattava pur sempre di una “colazione” di lavoro. Sulla cucina - sì, c’è anche spazio per una cucina - il suo staff (circa 12 persone) ci hanno fatto trovare diversi vassoi di brioches e dolcetti, oltre a caraffe di acqua e succhi di frutta. Niente alcolici, un po’ perché il padrone di casa è uno sportivo e un po’ perché, visto l’ambiente, qualcuno avrebbe colto l’occasione per chiedere di pernottare. Finita la colazione è arrivato il momento della “visita guidata”, nella quale Gianluca ci ha illustrato nei minimi dettagli l’oggettistica che impreziosisce il suo headquarter. Impossibile ricapitolare tutto, vi basterà sapere che anche in bagno sono stipati oggetti che non è riuscito a posizionare in vetrine e scaffali, in particolare nella doccia. E per far capire l’importanza che ha dato agli sponsor, che per il momento ha sempre rifiutato di inserire nel suo podcast, di fianco al lavandino c’è un mini frigo di una nota marca di bibita energetica.
Di questo va molto fiero e lo ha sottolineato: Passa dal Bsmt è un progetto autoprodotto e indipendente. Visti i numeri, la reputazione acquisita e che si trova nel cuore della capitale del product placement la sua sembra quasi una rivoluzione anticapitalista. Non è così, ci sono altre vie al sostentamento di una macchina che per ora sembra perfetta come quella del suo podcast - tra eventi, collaborazioni e partnership -, ma intanto non dover rispondere a nessun altro che a se stessi dev’essere una di quelle sensazioni molto simili alla sbornia di Capodanno. Quanto potrà durare? Non si può che augurargli il più a lungo possibile. Anche perché, se è vero che ha intervistato più di 200 personaggi in quattro stagioni, ammette che “qualcuno figo mi manca”. Ma chi?
Gli faccio notare che in Italia gli manca solo il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e lui rilancia: “C’è Papa Francesco, sai che gli ho mandato la richiesta? Non so se gli è arrivata, ma …”. Il suo sogno è però un altro ospite che, se gli riuscisse di coinvolgere, “per me potrei chiudere subito dopo”. Da grande amante del basket non può che essere Michael Jordan. Mentre ci ha confidato che un giorno era certo di essere riuscito nel colpaccio di portare al basement Kanye West, ma qualcosa è andato storto: “Era a Milano e mi è arrivato un messaggio da lui su Instagram. Diceva di essere Bianca Censori, la sua compagna, e che sarebbe stato disponibile. Aveva il profilo certificato, solo che poi abbiamo scoperto essere un fake…”. Vabbè, diciamo che per ora non si può lamentare e, visto il suo ottimismo, ha tutto il tempo per riuscirci con il terzetto. Tanto che, se in futuro lo vedessi online con il pontefice, il rapper o il campione di basket americani, non mi stupirei più di tanto. Arrivati a questo punto vi starete chiedendo: ma la presentazione della nuova stagione? Ah, davvero aspettavate me per presentarvi un podcast che nei prossimi mesi entrerà nei vostri device in qualsiasi maniera? A questo ci ha pensato Domenico Agrizzi. Io vi ho spiegato come scroccare una colazione a Gianluca Gazzoli e dato qualche indizio su come trovare il segretissimo basement a Milano.