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Con Costanza arriva su Rai 1 un’altra Selvaggia dopo la Lucarelli (nuova Allieva in fiction?): ma com’è nata l’idea? Lo spiega Alessia Gazzola (e c’entra il Tg regionale). E la protagonista Miriam Dalmazio...

  • di Redazione MOW Redazione MOW

30 marzo 2025

Con Costanza arriva su Rai 1 un’altra Selvaggia dopo la Lucarelli (nuova Allieva in fiction?): ma com’è nata l’idea? Lo spiega Alessia Gazzola (e c’entra il Tg regionale). E la protagonista Miriam Dalmazio...
Una paleopatologa rossa, una principessa medievale (Selvaggia), un ex ignaro di essere padre: Costanza debutta su Rai 1 con l’ambizione di essere la nuova Allieva. Ma com’è nata davvero l’idea? Alessia Gazzola svela la scintilla (e no, non è un’illuminazione letteraria). E Miriam Dalmazio? Dice: “È matta. Sono io”. Ma sarà abbastanza per conquistare il pubblico?

di Redazione MOW Redazione MOW

Nel mare spesso placido e prevedibile della fiction italiana, arriva Costanza, che invade (prima puntata il 30 marzo) il prime time di Rai 1 partendo da un’intuizione nata da un’edizione del TgR del Veneto. Sì, avete letto bene. Non un convegno accademico, non un sogno ricorrente, non una seduta spiritica sotto acidi. Alessia Gazzola, la scrittrice-sceneggiatrice già madre dell’Allieva e del suo esercito di fan adoranti, racconta così, citata da La Repubblica, l’origine della sua nuova creatura: “L’idea di Costanza è nata mentre guardavo un TgR del Veneto, c’era un servizio di un team di paleopatologi che erano giunti a Verona per degli studi. C’è un’indagine storica e una medica. Con la paleopatologia si possono scoprire cose interessanti; fatti realmente avvenuti si mischiano a quelli immaginati dalla fantasia”.

Ed ecco allora Costanza Macallè, madre single per vocazione, paleopatologa per passione, siciliana per dna e rossa per scelta di casting. È interpretata da Miriam Dalmazio, che dice: “Mi sono detta immediatamente: ‘Sono io’. Leggendo la sceneggiatura ho scoperto che è una matta. Sognava Londra, ma quando scopre che a Verona è stato bandito un assegno di ricerca, tenta il concorso e lo vince”. E lì, oltre ai teschi, trova pure un ex – Marco, interpretato da Marco Rossetti – che non sa nemmeno di essere padre. Il che, nella fiction come nella vita, è quasi sempre l’inizio di qualcosa di tragicamente romantico.

Ma Costanza è anche Selvaggia. No, non la Lucarelli, bensì Selvaggia di Staufen, figlia illegittima di Federico II e sposa (ahinoi) del famigerato Ezzelino da Romano, uomo che, se fosse vissuto oggi, non avrebbe bisogno di un avvocato ma di un team legale stile Trump. “Sono due le eroine di Costanza” spiega il regista Fabrizio Costa, “la protagonista contemporanea e Selvaggia, che vive otto secoli prima. Le loro vite si incontrano e si intrecciano. Il Medioevo e la contemporaneità vivono in sincrono e si inseguono anche nei colpi di scena”.

Miriam Dalmazio nel ruolo di Costanza nella fiction su Rai 1
Miriam Dalmazio nel ruolo di Costanza nella fiction su Rai 1

Due donne, due epoche, un solo spirito ribelle. Costanza lavora al prestigioso Dipartimento di Paleopatologia di Verona, studia resti umani come fossero romanzi gialli scritti in osso e calcificazioni, mentre Selvaggia combatte una guerra silenziosa contro il potere brutale, la solitudine e un matrimonio che oggi definiremmo “abusivo”, ma che all’epoca era solo “politico”.

In mezzo ci sono Marco Rossetti, che fa da catalizzatore emotivo (e ormonale) al ritorno della nostra eroina in terra veneta, e una sorella psicologa – Antonietta, interpretata da Eleonora De Luca – che è lì a ricordarci che tra una tomba medievale e una tomba d’amore, la differenza è sottile. A volte basta un’ecografia.

“Il regista giocava con i teschi sul set”, racconta Miriam Dalmazio, “mi ha fatto capire che Costanza sta tra Eros e Thanatos, amore e morte. Ama il suo lavoro perché nello studio delle ossa c’è la memoria e la storia dell’uomo”. Se ci fermiamo un attimo a riflettere, è quasi pornografia dell’anima. Ma raccontata con tocco leggero, ironico, quasi british, in una Verona che è più Oxford che Giulietta, più ossari che balconi.

Prodotta da Rai Fiction e Banijay Studios Italy, Costanza è una creatura ibrida: un po’ noir, un po’ rosa, un po’ mystery e molto femminile. Non nel senso degli stereotipi — scarpe e caviglie in vista — ma nel senso di un pensiero narrativo che sa coniugare il desiderio, la colpa, la memoria e la rivalsa in un’unica frase di senso compiuto. Come nelle buone autrici, come nelle madri imperfette, come nei personaggi che non si fanno amare subito ma lasciano il segno. In fondo, ci vuole (relativamente) coraggio per portare in prima serata una protagonista che studia teschi, è madre, è ex, è sorella e non ha bisogno di un uomo, ma magari sì.

E se il successo de L’allieva ha aperto la porta, Costanza potrebbe far saltare il chiavistello. Dopotutto, in un’epoca dove ogni algoritmo cerca il prossimo format infallibile, un’intuizione che nasce da un TgR regionale ha tutta la dignità della vera, onesta ispirazione. E anche questo, in fondo, è un piccolo mistero da indagare.

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