Il mondo si sta spostando sempre più a destra? Forse sì, e tra i principali protagonisti di questa tendenza sembrano esserci proprio i più giovani. Un esempio evidente arriva dalla Germania, dove, dopo le elezioni, molti tweet hanno celebrato la netta vittoria del partito AfD. Tra questi, uno in particolare ha attirato l’attenzione di Selvaggia Lucarelli: un post contenente un grafico che evidenziava le preferenze di voto tra giovani uomini e donne. Dai dati emergeva come i ragazzi avessero votato in larga maggioranza per AfD, mentre il 34% delle loro coetanee aveva invece preferito la sinistra di Die Linke. Un divario simile è stato riscontrato anche nelle recenti elezioni americane, confermando una tendenza che merita di essere approfondita. Sulla sua newsletter Vale Tutto, Selvaggia scrive: “L’autrice del tweet (con il grafico), ironicamente, si domandava quindi: 'Cosa stiamo facendo come società per risolvere il problema dei maschi della generazione Z?'”. Questa è senza dubbio una domanda interessante. Tuttavia, come sottolinea Lucarelli, la risposta non andrebbe ricercata semplicemente nel concetto di “libertà di voto”. Nel corso della sua analisi, l'autrice richiama un episodio del suo passato, forse il modo più efficace per interpretare i fatti e i mali del presente. Perché sono tante le domande che bisognerebbe porsi. Tipo: I giovani votano davvero per protesta, oppure la questione è più complessa di quanto sembri? “Alle ultime elezioni, per la prima volta, è andata alle urne l’intera generazione nata con Tiktok, gruppi chiusi su Facebook”. Quest’ultimo un dettaglio non proprio da sottovalutare quando si parla di una generazione di giovanissimi cresciuti non a media tradizionali, ma a nuove idee di comunicazione e informazione. “In molto non li hanno visti arrivare”, scrive. Per poi precisare che invece lei, Selvaggia Lucarelli, quando quei milioni di minorenni si radunavano all'interno di gruppi su Facebook, “in balia di adulti che li educavano a colpi di meme razzisti, sessisti, abilisti e chi più ne ha più ne metta”, c’era. Ma questi gruppi da chi erano composti? Soprattutto da maschi “che trovavano dietro alla relativa privacy fornita dal gruppo chiuso un posto sicuro”. Per fare cosa? Parlare liberamente di cose ripugnanti e offensive. Ecco che allora si dipinge un quadro ben preciso, delineato non proprio da qualcosa di scherzoso bensì da “un comportamento tipicamente squadrista, fatto di manganellate digitali in gruppi coordinati e organizzati”, scrive Selvaggia.

Non finisce così l’analisi della firma del Fatto sul ritorno di fiammelle residuali destrorse tra i giovani di oggi. Si passa all'analisi della “minaccia femminista”. O meglio della sbagliata lettura e l’errato significato associato alla parola "femminismo", che nel 2025 sembra essere ancora per molti un oscuro segreto o una grave preoccupazione. Insomma l’emancipazione femminile spesso non è ben vista dagli uomini, perché forse la donna libera è ancora oggi un problema. Dopo una chiara e interessante riflessione, Selvaggia sostiene che “la destra è vista come l’unica speranza per i propri ‘diritti riproduttivi’”. Ecco che il femminismo per alcuni maschietti diventa una battaglia, loro “adulti in una società in cui il privilegio maschile è messo in discussione”. Di fronte all’avvento delle femministe digitali infatti, questi sentono la necessità di prendere posizione, stando dall’altra parte. Dopo aver parlato del desiderio di alcuni uomini di combattere il femminismo a suon di insulti e nefandezze, nasce un concetto, secondo Selvaggia, quello di ‘maschiosfera’ che merita di essere spiegato. Un orgoglio maschile in cui si mescolano “elementi a caso, come redpill, culto della forza, celebrazione della donna sottomessa”. Se fuori dall'Italia i principali riferimenti sarebbero podcaster e influencer legati al mondo delle arti marziali, nel Belpaese le cose funzionano diversamente. I modelli sono altri. Tra famosi e dissacranti podcast (si menziona nella newsletter anche “La Zanzara”) e volti di gente di destra che poi finiscono in vari contenuti promozionali. Si arriva poi anche a un altro punto. La reazione al woke. Tra i vari combattenti? Anche Elon Musk. Insomma quello che si evince da ciò che leggiamo (e da quello che vediamo nel mondo) nella newsletter Vale Tutto di Selvaggia è che abbiamo a che fare con un bel mix di problemi da risolvere e che dietro il voto a destra di giovanissimi c'è uno scenario complesso fatto di repulsione per il gender e interpretazioni sbagliate, per questo si spera che gli adulti del domani si risveglino. “Perché le elezioni si vincono e si perdono, ma gli elettori restano. E sono quelli che mi fanno paura”, conclude Selvaggia Lucarelli.

