Una delle cose che più stupisce della testimonianza, prima ancora che della scrittura, di Alessandro D’Avenia è questa sua saggezza infantile. A differenza dei vecchi saggi e dei bambini avventati, D’Avenia riesce a muoversi sul filo sottile di insegnamenti che possono apparire banali, ma solo perché estremamente naturali, così naturali che possono essere recuperati a partire da un’opera antica come l’Odissea. Il nuovo libro dello scrittore palermitano, Resisti, cuore (Mondadori 2023) è un percorso di scoperta personale giocato su quello che, per chiunque ami la lettura, è indubbiamente il primo stadio dell’amore per i libri: lo stupore e l’entusiasmo di trovare risposte tra le pagine di una buona storia. L’idea che quella storia ci appartenga. L’idea che anche noi, in parte, possiamo far parte di quella storia. Saggezza infantile significa questo e ricorda, per intenderci, una buona lezione di storia della letteratura a scuola.
A volte, scrittori particolarmente capaci e docenti particolarmente appassionati, sono il miglior strumento per ribadire qualcosa che tocca il fondo, la base, della nostra identità umana. In Resisti, cuore un docente si misura con un’opera grandiosa provando a essere sia uno scrittore che un ragazzo, studente a sua volta, riuscendo a incarnare alla perfezione il modo e lo stile per vecchie verità che possono apparirci, quando le scopriamo, tanto nuova quanto conosciute. Come un’eco, avvertiamo che stia parlando di noi perché le riconosciamo nostre, quelle conclusioni.
D’Avenia stupisce perché a fronte dei soliti schemi critici che lo vorrebbero commerciale o troppo leggero, se non banale, dimostra, con coerenza rispetto ad altre sue opere (per esempio in L’arte di essere fragili, Mondadori 2016), di poter parlare di cose fondamentali che reputiamo banali o commerciali solo perché le crediamo assodate. Ma la nostra società chiaramente non si muove in questa direzione, quella del rischio della scommessa, del viaggio di sola andata, per così dire, e del ritorno a quell’ideale frugale che, al di là delle tradizioni e dei luoghi comuni, si manifesta primariamente come pura e semplice fedeltà a se stessi. Resisti, cuore ci dice questo: di resistere alle tentazioni della vita non perché sia sbagliato viaggiare, ma perché è giusto sapere che, nonostante tutto, la vita segue una direzione, quella che porta a scoprirsi. Quindi non è rinunciare alle fermate, alle divagazioni, a qualche tappa fuori dal programma; ma capire che qualsiasi scelta avrà un urto (positivo o negativo) nel viaggio. Il grande risultato di questo libro, poi, è la scelta di muoversi su un doppio binario: la storia di Ulisse e la propria, alternando un racconto verso l’esterno e uno verso l’interno. Parlando di sé, infatti, D’Avenia dà un esempio reale, vicino alla nostra sensibilità, di quello che sta cercando di spiegare. Parlando di Odisseo, invece, parla a se stesso, si scopre, si rivela.
C’è tanta generosità in questo libro, che non aspira - almeno sembra - a nessuna “gloria stilistica”. Piuttosto ci si concentra su una sincerità veicolata con una penna generosa e mai ostica, pienamente coerente con lo scopo del volume. Nota di merito, da non sottovalutare, la copertina. Sembra impossibile potersi concentrare sull’estetica senza essere tacciati di superficialità, ma se l’oggetto-libro ha ancora un valore per la nostra specie è anche grazie al suo formato e alla sua “umanità”. La copertina azzurra, la barchetta rossa, ci permettono di dedicarci al libro con quel senso di leggerezza che il tema prevede. E non perché sia qualcosa di elementare, ma perché la saggezza, a volte, ha il volto dei bambini. Il libro è intriso di intelligenza emotiva, come il suo autore, ma anche di bontà, di un senso morale della scrittura lontano da mode e da quel maledettismo da mollaccioni e adolescenti.