È il 2005, Noyz Narcos pubblica Non Dormire, il suo primo album in studio. In Sanatoria senti: “La gente più potente / è il metallaro che si mette a fare il rapper”. In quegli anni Salmo suona hardcore con gli Skasico. Diciotto anni dopo esce CVLT, quindici tracce per fare il Watch the Throne italiano, un progetto che nel nostro paese poteva uscire soltanto da loro due che questa chimica l’avevano già dimostrata, tra le altre cose, in Dal Tramonto All’Alba e Rob Zombie. Chiamare questo lavoro CVLT, culto, più che autocelebrazione è un consiglio per dagli un'etichetta.
Abbiamo ascoltato CVLT nella notte di giovedì, all’uscita, e poi la mattina del venerdì uscendone con qualche idea e una certezza per i discografici: hanno fatto bene i Club Dogo ad annunciare un tour senza uscire con un album, perché quel pubblico cresciuto con Mi Fist, Penna Capitale e Vile Denaro ha già trovato quello che stava aspettando e gli ci vorrà un bel po’ per metterlo da parte.
CVLT di Salmo e Noyz Narcos: cosa c'è dentro
Per chi cerca un’etichetta da dare al progetto, il fil rouge che unisce i suoni, le tracce e le atmosfere di CVLT, la risposta è in una pista di sangue, vero protagonista del disco a partire da Anthem per arrivare a Fine. L’immaginario cavalcato dai due artisti è il Pulp alla Tarantino mescolato all’horror dei b-movie e alla cultura dell’abuso, crudo come i classici di Irvine Welsh e contemporaneo come i libri di Tiffany McDaniel.
In CVLT puoi sentire il Salmo di Island of Chainsaw Massacre ed Hellvisback e il Noyz di Verano Zombie e Localz Only, eppure nessuno dei due fatica a ritrovare quel suono mantenendo la credibilità del presente. Salmo ha un istinto micidiale per ritmi, pause, armonia. Noyz è chirurgico quando nel restituirti un’atmosfera vivida e profonda in un paio di parole.
A funzionare bene in CVLT è la spontaneità dei due artisti che si mescola alla ricercatezza nelle citazioni. La sensazione, a fine ascolto, è che lavorare assieme abbia in qualche modo spinto questi due signori a non accontentarsi, motivandosi a vicenda nella scrittura per mantenere alto il livello di ogni traccia. È un disco che pare scritto sotto l’influenza di chili di cocaina, un omaggio continuo alla cultura underground in cui sono cresciuti e che ha portato entrambi nel pozzo dalle mura dorate che è l'industria discografica. Senti che si sono divertiti a farlo questo disco, chiusi in una villa in Toscana come fecero i Rolling Stones per Exile on Main St., il quale a sua volta venne registrato in una casa in affitto sulle coste francesi. Le collaborazioni sono poche e mirate: c’è Marracash che regala al duo una sorta di 64 Bars in Respira, Kid Yugi che si inserisce perfettamente nell’atmosfera per la titletrack e Coez e Frah Quintale sul ritornello di My Love Song 2.
Un sottobosco di omaggi pulp
Nella traccia d’apertura, Anthem, ognuno cita le barre più iconiche dell’altro per chiudere una strofa inedita, che non solo è una cosa mai vista nel panorama internazionale ma è anche un modo per ricordarci di quanto i due siano complementari: “Uno - nove - sette - nove / viene al mondo Noyz Narcos”. Le citazioni sono moltissime, a partire dai titoli: Respira è un omaggio di Breathe dei Prodigy, da cui arriva anche il sample. L’idea del viaggio notturno, altro tema del disco, viene poi restituito in Nightcrawlers che cita i Blues Brothers e da Grindhouse, brano interamente dedicato alla pellicola di Tarantino che, per essere ancora più incisivo, inizia con uno spezzone del dialogo tra Kurt Russell e Rose McGowan sulla macchina dello Stuntman Mike. In questo frullatore ci finiscono anche, tra gli altri, Hypnotize di Notorious B.I.G. e No Diggity dei Blackstreet. In Brujeria, di per sé un omaggio all'omonimo gruppo grind metal messicano, c’è il sample di Who That Boy, banger di Tyler The Creator e Asap Rocky. Nella title track è presente un richiamo a Window Shopper di 50 Cent. E poi? Si potrebbe andare avanti, ecco perché ad ascoltare CVLT viene da pensare che Salmo e Noyz Narcos si siano impegnati e divertiti a farlo, mettendo in questo progetto un gran numero di idee partirite in anni di produzioni, esibizioni e collaborazioni.
Ok, è già culto davvero
Quando Marracash uscì con King del Rap, nel 2011, più che uno statement è stata una provocazione, poi il tempo ha fatto il resto. CVLT di Salmo e Noyz Narcos è diverso: è un vero culto per il genere dal primo ascolto, un culto fatto di lessico denso e immagini crude. È un disco in grado di separarsi dal prodotto standard a cui mira l’industria, sempre in cerca di piccoli lavori da consumare in un paio di tracce per poi passare al progetto successivo. Questo è un lavoro fatto per restare, che tra dieci anni avrà una serie di commenti ai video su YouTube in cui la gente chiede “chi è ancora qui per questa bomba?” e cose del genere. Non solo: CVLT è tra i pochissimi album hip-hop prodotti con l’obiettivo di essere ascoltati per intero, lontano dalle playlist di Sportify.