Eccola, l’infallibile postura maudit di Achille Lauro, che ha appena battezzato il suo nuovo singolo Stupidi ragazzi, ovviamente su tutte le piattaforme.
Sapete chi non trovate su Spotify? Arthur Rimbaud, la “canaglia” di Benjamin Fondane, altro corsaro fuori dalle top ten. E non perché lui non canti. Neanche Achille Lauro lo fa.
Di Rimbaud Fondane scrisse: “Il vero prestigio di Rimbaud viene da altrove che non dai suoi «illustri testi»; se ha messo il suo genio nella poesia, ha giocato la sua eternità nella sua vita”.
Il lauro Rimbaud se lo mangia e lo risputa in versi, non se lo mette nel nome.
Se sei Rimbaud hai dimestichezza con le droghe, gli angeli, i circoli letterari ben forniti di geni che non saranno mai alla tua altezza.
Quindi la colpa forse non è solo di Lauro. Alla fine i suoi circoli culturali sono fatti di verginelli letterari abituati a registi televisivi bravissimi a nascondere l’inconsistenza. Ne fanno un’arte, loro, del vuoto altrui. I registi dico.
I versi sono una bestia per canaglie. Non solo gli irregolari, come Rimbaud, ma anche i più monastici dei poeti sono costretti a confrontarsi con un livello di violenza della Parola che non ha eguali nell’arte. Poi Rimbaud ci somma una vita fatta di pallottole, amori inaccettabili.
Come scrisse di Rimbaud il poeta Mario Luzi, “la cultura europea, a essere franchi, sentiva la mancanza di una eresia”.
E allora Achille Lauro, che mescolando un po’ di azionismo viennese e un po’ di controcultura coatta spera di essere in qualche modo alternativo, o almeno un’alternativa, finisce per essere sbranato da un gigante fuori dalle classifiche e morto e stramorto. Forse soltanto, a volte, imbracciato da qualche adolescente allampanato che ha appena scoperto la poesia. Ma, comunque, fuori da ogni classifica.
Cos’è Stupidi ragazzi? A quasi duecento anni da Rimbaud, il suo opposto. Il nemico, il conformismo, il tentativo di sembrare liberi quando la libertà non va a tentoni.
Verlaine si firmava nelle lettere a Rimbaud “old cunt ever open, or opened”: vecchia fi*a sempre aperta.
Era il 1873, un secolo e mezzo dopo sovvertire significa ripartire da qui. E capire che strada prendere per essere non l’ennesimo rottame di una mod ache ha smesso di essere tabù il Millenio passato.
E valgono poco i “centomila orgas*i” del testo, “l’amore in un drive in” e ovviamente il banalissimo “bacio di Giuda”, perché più che stupidi ragazzi è stupida canzone. “E mentre cadono i palazzi” un poeta sente tutto, o quasi, e decide che farne, mentre chi si esibisce sembra non sentire – davvero – niente.
D'altronde cosa pretendere se “l’amore è una giungla”, cioè il solito. Rimbaud scriveva che l’amore è da “reinventare”. E non passa giorno che quel vizio antico del mondo, il cambiamento, non mortifichi questa speranza, rendendo l’amore un giubbetto di seconda mano comprato dal primo hipster che passa.
Pazienza.
Se non fosse che Achille Lauro finisce così: “Fammi sbagliare è la vita mia”. E allora, Pelide, sbaglia. Ma sbaglia meglio.