Messa a posto, finalmente, la partita delle nomine - contenti loro contenti non tutti – e sistemato il nuovo Pd di Elly, rimarcata la straordinaria forza, non dialettica, di Meloni Giorgia, ribadito che, nonostante il nuovo spot, il calcio italiano è defunto, e odora anche, oggi un po' di cultura. In fondo accablog è anche e soprattutto quello e il fondatore, il sottoscritto, vuole trasmettere scintille di cultura. Eccoci qua. Prima segnalazione Baci da Polignano di Luca Bianchini edito da Mondadori. Che lui, torinese, sia riuscito a creare e offrire a tutta Italia il magico, divertente mondo di una delle tante perle della Puglia - Polignano a Mare, patria dell'immenso Domenico Modugno - è un grande risultato, che sia riuscito a farlo nel corso di un libro è un vero miracolo. Miracolo? No, una cosa normalissima in un mondo di persone normali. Famiglie, intrecci familiari e polizieschi, personaggi azzeccati, dialoghi brillantissimi, trame intricate oppure semplici: il torinese Bianchini ha trovato la ricetta adatta per produrre libri difficili da smettete di leggere. Chi non ha avuto nella vita una splendida Ninella da riabbracciare ed amare dopo anni e anni? Bravo.
Come Leo Malet, giornalista anarchico francese, che, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, creò il detective Nestor Burma, detto anche Dinamite Burma. Tutto azione, belle donne, pugni, rivoltellate. Versione francese, europea, del Lemmy Caution dello statunitense Peter Cheyney che poi avrebbe ispirato i Mike Hammer e Tiger Mann di Mickey Spillane. L'editore Fazi lo propone in Italia e se mai leggerete 120, rue de la Gare capirete subito perché dovrete leggere anche Le acque torbide di Javel, Nebbia sul ponte di Tolbiac, Il boulevard delle ossa e Delitto al luna-park. Azione e pensiero e divertimento con la sua agenzia investigativa e il corpulento commissario Florimond. Uno spasso. Ma non date retta ai Recensori Illustri, agli Unti Dai signori, non è meglio dell'inimitabile belga di Liegi, Georges Simenon, e la sua creatura più famosa, il commissario Jules Maigret, protagonista di 79 libri, editi prima dalla Mondadori e poi dalla Adelphi, oltre a tantissimi racconti e 500, dicasi 500, libri. E forse nemmeno di Frederic Dard, autore di 149 avventure, tutte divertentissime, del commissario Sanantonio, prima pubblicate da Mondadori e poi dalle Edizioni e/o, e anche di formidabili romanzi noir che ora pubblica la meritoria Nero Rizzoli. Letture intelligenti, interessanti, rinvigorenti. Letteratura poliziesca e non gialli. Libri esauriti, per oggi.
Ora sotto con i film, per me dvd vista la mia condizione. Due film italiani e uno statunitense. Derubato, recentemente, di vari premi Oscar. Per me che non sono assolutamente un critico ma solo uno che ama, maniacalmente, il cinema. La cuccagna di Luciano Salce, del 1962, Scipione detto anche L'Africano di Luigi Magni, del 1970, e Babylon, di Damian Chazelle, del 2022. tre storie diversissime ma acchiappano lo stomaco e lo stritolano. Salce - un grande mai troppo riconosciuto come tale - appare anche nella pellicola come un risibile colonnello da macchietta ma il film "è Luigi Tenco”, il cantante suicida anni dopo al festival di Sanremo, la giovane e bella Donatella Turri, poi eclissatasi dal "rutilante mondo dello spettacolo", e l'attore, caratterista di primissimo piano, Umberto D'Orsi nei panni, indimenticabili, dell’italiano affarista e maneggione degli anni '70, '80 e '90. Un gran film, che precede il bellissimo, struggente Io la conoscevo bene di Antonio, padre del defunto cantautore Paolo, Pietrangeli e con una giovanissima, leggiadra Stefania Sandrelli, Enrico Maria Salerno, cinicissimo, e Ugo Tognazzi, commovente e drammaticissimo. Sia questo film che La cuccagna sono il famoso "boom italiano che ha ridotto l'Italia a questi anni terribili. Scipione detto anche l'Africano offre una chicca da non perdere: i fratelli Marcello e Ruggero, il montatore più bravo, celebre e importante del cinema italiano, insieme. Scipione l'Africano e Scipione l'Asiatico. Storia romana in romanesco. Con Silvana Mangano, in De Laurentiis, Turi Ferro, Fosco Giachetti e Vittorio Gassman.
Un grande piacere perché Magni è stato un grande regista e sceneggiatore. Purtroppo, non inserito nel famoso "cerchio rosso magico" del cinema italiano. Mi fermo qui perché devo scrivere di un grandissimo atto d'amore verso il Cinema. Babylon. Gli anni avventurosi - e, perché no, debosciati - del Cinema prima della nascita dell’industria cinematografica di Hollywood. Detto subito che se uno in un film ha la fortuna di avere nel cast l'australiana Margot Robbie il film è fatto. Aggiungeteci un formidabile Brad Pitt, attore che spesso visto con espressioni lignee, Diego Calva - la seconda rivelazione della pellicola dopo la prorompente Robbie - Jean Smart, Jovan Adepo e Li Jun Li ed eccoci a rasentare il capolavoro. Io il cinema l’ho anche fatto - Io sono un autarchico ed Ecce bombo di Nanni Moretti - e posso dire, senza timore di essere smentito, che per dirigere scene di feste/orgia di quel genere - mai pornografiche - e di quella lunghezza bisogna essere molto bravi. E Chapelle lo è. Peccato solo che a Hollywood, e ai premi Oscar, non amino più il cinema. Una delle scene iniziali, in cui l'allora popolarissimo comico Fatty Arbuckle piange e si dispera dopo aver ucciso un'ospite della festa, e le sequenze finali resteranno per sempre nella memoria di chi avrà il piacere di vedere Babylon. Di nome e di fatto. Sarà una risata che li seppellirà.