Da quando ho avuto la malaugurata idea di pubblicare le mie belle chiappottone sode da ultra cinquantenne, resistenti alle torture che infiggo al mio corpo, durante un’abluzione di bellezza nella costa sud della Sicilia, e mettendole in confronto a quei due calzini appesi ad asciugare del cantante di Victoria dei Manekin, mi sono ritrovato con un nuovo lavoro: esperto di culi. Era dunque ovvio che MOW, di fronte alla recente pubblicazione del culo di Fedez, mi chiedesse un parere su questo aspetto. Non è la prima volta che Fedez, credo, mostra il culo, ma nella recente fattispecie esso culo è mostrato come la tela sulla quale è stata disegnata un’araba fenice che partendo dalle spalle arriva, supponiamo, al perineo (lo supppniamo perché Fedez c’ha messo una pecetta, una pesca, ma guarda tu che fantasia, gli auguriamo una messe di melenzane). Che l’araba fenice possa rappresentare la sua lotta contro una malattia lo rispettiamo, ci mancherebbe, però, purtroppamente, io del suo culo devo occuparmi, alla fine del mese mi arrivano le bollette e non mi hanno chiesto una interpretazione del mito dell’araba fenice ma proprio un pezzo sul culo di Fedez.
Che è davvero brutto.
Adesso, capisco che non tutti nascono déi come me e quindi non torturati dalla presenza dei peli scimmieschi, però, tra te e tua moglie, è possibile che non troviate una clinica di epilazione capace di sponsorizzarvi e di togliere via tutto questo animalesco pelume (voglio dire, anche per dare all’araba fenice la possibilità di svolazzare in pace)? Il culo in se non ne parliamo, ma come è possibile che sia a Fedez sia al cantante di Victoria dei Maneskin, caschi così presto? Perché si avvoltola sulle cosce come se volesse suicidarsi? Che minchia sta succedendo ai culi dei cciofani?
Non lo so ma mi sembra una tragedia epocale.
Voglio dire: già coi peli e con l’araba fenice si vede che il culo di Fedez proprio non ne può più di vivere. Una epilazione laser termonucleare gobale farebbe addirittura risaltare una chiappa che non è più chiappa ma risvoltino, plissé, una blusa praticamente. Ora, o la chiappa blusata è un ritorno agli anni Ottanta come il montone di Matta Messina Denaro, oppure io non lo so. Sarà il cambiamento climatico che vi fa sembrare la chiappa come se si fosse appena impiccata. Fate qualcosa: mettetevi le bretelle. Oppure non postate più queste foto di chiappe sull’orlo del precipizio attratte dal volo nel vuoto.