Il suo tempo può ancora tornare, se solo lo volesse davvero. Quel tempo in cui era osannato e amato da tutti, vendeva milioni di copie, veniva coccolato e vezzeggiato da discografici e colleghi, e conteso da milioni di fan. Gianluca Grignani era un re. Poi il destino gli ha voltato le spalle, o semplicemente lui le ha voltate al destino. Ma è sempre stato un vero rocker (definizione che ha sempre rifiutato, da rocker vero), insomma una figura eccezionale ed eccentrica nella storia della musica italiana. Battezzato il "poeta maledetto", per l'ispirazione dei suoi testi, ma anche per la vita indisciplinata, caratterizzata da eccessi (ha ammesso lui stesso di aver fatto uso di droghe e alcol) che lo hanno portato a risponderne in diversi processi, il cantautore milanese si ritrova al giro di boa, quello dei primi 50 anni. Mentre ne sono passati esattamente ventisette dal suo esordio a Sanremo, palco che non gli ha più portato fortuna, nemmeno quest'anno, quando ospite di Irama, nella serata delle cover, è stato protagonista di un'apparizione sopra le righe che ha fatto impazzire i social. Perché prima di essere un artista indiscutibile, Grignani è anche il primo sabotatore di sé stesso.
Così, per onorarlo al meglio, con quella spietata onestà che lo contraddistingue da sempre, sperando che non se la prenda (la permalosità fa parte del suo carattere) abbiamo raccolto le testimonianze di chi l'ha frequentato veramente, per lavoro o per diletto. Testimonianze, nude e crude, che ci restituiscono la fotografia di un talento eccezionale tra luci e ombre, come solo i grandi sanno essere.
Mentre l'artista ci annuncia, proprio oggi, dell'uscita di un nuovo singolo, "A Long Goodbye" (fuori il 22 aprile), noi risaliamo agli inizi. Anni Novanta, dopo tanti "no" dalle etichette, è Stefano Senardi, decano dei discografici italiani, a lanciarlo con la Polygram (di cui è stato Presidente dal 1992 al 1994), riuscendo a farlo approdare alle selezioni di Sanremo Giovani con "La mia storia tra le dita" (successo del 1994). Lo abbiamo raggiunto telefonicamente. "Quando Massimo Luca e Vince Tempera (i suoi produttori iniziali, ndr) mi fecero ascoltare i suoi primi brani, dissi subito: cazzo, ma qui c'è Battisti! E non avevo ancora visto Gianluca, quindi non sapevo che era pure bello come il sole. Alla fine, ci avevamo tutti visto lungo, il suo successo fu immediato: "Destinazione Paradiso" (primo album, 1995, ndr) ha venduto milioni di copie". Ma Gianluca è sempre stato un ribelle sin dal primo momento. "Considera che a Sanremo dormiva sulle poltrone dell'albergo - continua Senardi - La verità? Non è stato capace di gestire la fama. Per dire, era andato in promo in Sudamerica, ma ha creato solamente problemi. Si presentava in tv sbronzo, litigava coi manager, ho dovuto richiamarlo in Italia! Il suo temperamento da un lato mi divertiva molto, ma dall'altro mi preoccupava. Di certo con lui la noia non era contemplata. Conservo ancora una foto, in cui c'è anche Gianna Nannini, eravamo a una convention di rappresentanti della Polygram. Nello scatto siamo abbracciati, e loro due da dietro mi fanno le corna". (Ride)
Dello stesso avviso, benché con dei distinguo, Massimo Cotto, giornalista musicale di lungo corso. Un professionista che lo conosce da sempre, e che rivela un paio di fragranti aneddoti e conferma le impressioni di Senardi circa l'indole del "falco a metà" (come l'omonimo brano). "Fin dall'inizio Gianluca si è scontrato con il suo nemico più grande, ossia sé stesso. La mia percezione è che dopo il grande successo iniziale, da un lato c'era soddisfazione, ma dall'altro, invece, la popolarità ha amplificato i suoi demoni. Erroneamente gli artisti pensano che il successo possa guarire ogni male, ma non è così. Anzi, a volte diventa un detonatore, se non sei in pace con te stesso. È quello che è successo a lui, in fondo è un po' il destino di tutte le rockstar.
Ricordo, ad esempio, un "Vota la voce" ad Arezzo, dove suonava anche Vasco, il pubblico era adorante nei suoi confronti, mentre lui si guardava intorno spaesato. Sicuramente è una persona molto buona, ma con cui è difficile rapportarsi. Sai qual è la differenza tra lui e gli altri artisti? Che gli altri cercano di mostrare in pubblico il lato migliore, mentre a lui non frega proprio niente. D'altra parte, ha anche portato avanti la sua carriera con gran libertà, e questo per me lo rende grande a prescindere, tant'è che l'ho chiamato per aprire uno dei Festival che dirigo, Astimusica, il prossimo luglio".
Ma "a volte esagera" parecchio. Un esempio fra tanti? Quella volta che esasperò Fabrizio Simoncioni (detto "Simoncia"), ingegnere di registrazione e missaggio, tra i più accreditati in circolazione. "Sdraiato su una nuvola" rimane l'unico album, in quarant'anni di carriera che Simoncia ha lasciato a metà, appunto per colpa del temperamento di Grignani. Così ha ricordato l'accaduto: "Vivevo un periodo fortunato, ero molto richiesto da tutti ed ero appena entrato nella band di Ligubue. In quell'anno mi arrivarono, tra altre, due proposte prestigiose, una dal produttore di Carmen Consoli, per i mixaggi di "Stato di necessità" (2000), e una dal manager di Gianluca per "Sdraiato su una nuvola". All'inizio rifiutai per il secondo, perché ero pieno di lavoro, ma Gianluca volle incontrarmi personalmente, desideroso di avermi a tutti i costi. Per cui, più che lusingato, nonostante tutto iniziammo a lavorare al disco, prima a Milano, da Mauro Pagani. E già lì, gli episodi complicati non mancarono. Poi col trasferimento all'isola di Capri, al Capri Digital Studios, si consumò proprio il disastro. Fai conto che sui mixaggi ero davvero velocissimo, ne chiudevo uno ogni 7-8 ore. Ma con lui, dopo una settimana intera di lavoro, dodici ore al giorno in studio, non avevamo concluso una beata... Per cui, all'ottavo giorno, per non cedere alla violenza fisica, finsi un dolore alla spalla, presi il primo traghetto per Napoli e me ne scappai a gambe levate!"
Intanto, mentre raccoglievamo le testimonianze, la sensazione che si ha sempre più forte è quella del suo distacco dalla realtà. Lo confermano diversi fan storici, impegnati in passato nei gruppi che diffondevano la sua comunicazione, ma che preferiscono rimanere anonimi: "La verità? Da anni non sopporta più nessuno attorno, non solamente le ragazzine, come agli inizi. Non è più desideroso di instaurare realmente un rapporto con gli altri, non si concede neanche per una foto o un autografo. Un esempio eclatante? Concerto a San Venanzo (2017), un papà chiese l'autografo per suo figlio di dieci anni, e lui replicò a voce alta: "Non ci penso nemmeno...". Ecco, non compiacere neppure un bambino piccolo, la dice lunga. Il tempo l'ha proprio cambiato, all'inizio non era così. E poi ai concerti quando inizia a bere... L'ho potuto verificare di persona a Foligno (2016), ho constatato che esige diverse quantità di alcolici nel camerino. Così finisce che si presenta sul palco alterato, dimentica le parole delle sue canzoni, e poi si "incazza" col fonico di turno... Ma è anche un gran perfezionista. Probabilmente la sua è ansia da prestazione. Di sicuro è preferibile che arrivi solamente un minuto prima ai live, così non perde il controllo. Purtroppo è una persona piuttosto autodistruttiva". Per non parlare delle persone che gestiscono la sua immagine, che oggi sembrano il vero obiettivo delle invettive di una larga parte dei fan: "Hanno contribuito a rovinarlo in maniera significativa. Dai, non sono in grado di gestirlo, non hanno esperienza, sono semplici fan come eravamo noi, lo assecondano in tutto".
Nel frattempo, fra il giro di persone che abbiamo contattato, siamo arrivati a un professionista che ha lavorato con Grignani a più dischi e che non ne conserva un buon ricordo: "In studio girava il Jack Daniel's (whiskey). Al mattino la bottiglia era piena, ma la sera non c'era più nulla... Non l'ho mai visto usare droghe davanti a noi, ma il cambio d'umore, nel corso della giornata, era indicativo di qualcosa che non andava". Per un po' di tempo, però, la sua proverbiale irrequietezza è stata placata dell'ormai ex moglie, Francesca Dall'Olio. Così siamo tornati indietro nel tempo, al giorno del loro matrimonio (2003), grazie a un caro amico del musicista, che non vuole rivelare la sua identità vista la vicinanza con i due: "Quel giorno ne ho viste di cotte e di crude. Ricordo che alla cerimonia a San Colombano al Lambro, vicino casa sua, c'era il pienone, incluso Max Pezzali, Biagio Antonacci. E proprio con Pezzali, Gianluca ha intonato "L'Aiuola", ma non si ricordava le parole... Da Max aveva anche comprato una Harley. Durante la festa, mezzi sbronzi, sono saliti tutti e due sulla moto e sono andati sbattere contro il cancello: l'hanno sfondato!" (Ride). Intanto, l'amico ne approfitta, e fa chiarezza pure sulla vicenda tanto discussa del luglio 2014, ossia l'arresto per violenza e resistenza a pubblico ufficiale. All'inizio era trapelata l'indiscrezione che fosse stata l'ex moglie a chiamare i carabinieri, in cerca di aiuto. "Francesca non era nemmeno con lui, ma al mare coi bambini... Tutto quello che è stato scritto, su quella storia, non è vero. Non è neanche vero che aveva aggredito i carabinieri. Insomma, hanno placidamente gonfiato la vicenda per alimentare il solito personaggio maledetto. Sì, Gianluca è debole, fragile, ma non ha mai alzato le mani su nessuno!".
Tra scivoloni e scandali, alti e bassi, torniamo velocemente ai giorni nostri, e rievochiamo ancora una volta la partecipazione sanremese di quest'anno, in cui è salito sul palco in condizioni non ottimali. In questo ci è tornato d'aiuto Massimo Cotto: "Il fatto è che il Festival amplifica proprio tutto, in altre circostanze l'eco della sua esibizione non sarebbe stato così importante. Gianluca non era al massimo della forma, questo è innegabile, ma ho visto di peggio, da Nick Cave a Iggy Pop, che al contrario sono celebrati per la trasgressione perpetuata nel tempo. Poi nessuno poteva prevedere lo stato in cui sarebbe salito sul palco dell'Ariston, lo dico per esperienza personale con altri, fino a una decina di minuti prima, non lo sai! Ho visto Gianluca in diverse circostanze, in crisi di panico, di cui soffre, prima di andare in scena. Ma se non sali subito a cavallo, dopo che sei caduto, non ne vieni fuori. Tornando a quei giorni, è sacrosanto il diritto di critica, ci mancherebbe, ma è il modo in cui massacri una persona che fa male".
Tuttavia, nonostante gli anni che passano, Grignani non è riuscito ancora risollevarsi. Il talento è intatto, glielo riconoscono tutti, ma da troppo rimane intrappolato fra i suoi problemi personali. "Dipende tutto da lui, spero che la mia sensazione sia giusta, è che finalmente ce la faccia - riprende Cotto - ma la strada da percorrere è ancora lunga. Certo, è anche facile giudicare da esterno, alla fine soltanto lui sa cosa significa essere Gianluca Grignani". Gli fa eco Senardi: "È un vero delitto vedere un uomo che non si ama. Gli auguro di trovare la pace, finalmente. Nel corso degli anni gli inciampi li avuti, e tanti, ma è ancora uno dei migliori che abbiamo in Italia. Ha perso tempo, ma c'è modo di recuperare, adesso deve soltanto darsi una mossa!". E dunque, lunga vita al "falco a metà", che vola in alto, sempre più in alto, per non farsi catturare da nessuno, neanche da chi lo ama (nonostante tutto).