Quando ero ragazzino e frequentavo il classico la mia scuola venne invitata a partecipare a un convegno organizzato non ricordo da chi, ma col patrocinio del comune della mia città natale, Ancona. L’allora assessore alla cultura, un tizio che parlava con una fortissima cadenza locale, fatto che nonostante io avessi sempre vissuto lì e parlassi a mia volta, lo faccio ancora, con quella medesima cadenza, mi aveva colpito, perché ritenevo che fosse aspetto non consentito a chi occupasse cariche istituzionali, povero cucciolo che non ero altro, l’allora assessore alla cultura, dicevo, di fronte a questa platea di giovani studenti azzardò un saluto a braccio, dicendo cose non rilevantissime mantenendo sempre una lingua neutra, di circostanza. Salvo quando, forse gasato per aver portato a casa la cosa senza essersi troppo preparato, buttò sul piatto un saluto da parte del filosofo cui il convengo era dedicato, che non era potuto venire in Ancona pur amando molto la nostra città e per questo gli aveva chiesto di mandarci i suoi saluti: Immanuel Kant. Questa cosa, sono ahimé trascorsi poco meno di quarant’anni, è parte dell’aneddottica che accompagna me e i miei concittadini dei tempi, per l’ilarità che attraversò la sala, erano i tempi dei socialisti di Craxi, i nani e le ballerine, e a noi in provincia di quella grandeur lì era toccata la versione smart, e perché sin da giovane mi è parso evidente che in certe posizioni ci si arriva non certo per meriti, ma per dinamiche inspiegabili a chi di quelle dinamiche non è parte, al punto da poter ricoprire il ruolo di assessore alla cultura di un capoluogo di regione senza avere la minima idea di chi sia Kant e di quando sia vissuto.
Veniamo a noi. Tutti abbiamo visto e sentito il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, giusto ieri, inanellare l’ennesima clamorosa gaffe. Dopo aver dichiarato bellamente di non aver letto i libri finalisti al Premio Strega che aveva però votato, dopo aver collocato Times Square a Londra, ecco che di nuovo parlando in qualche modo di America, forse inconsapevolmente, è andato a dire che Cristoforo Colombo, nel 1492 ha casualmente scoperto l’America, pur pensando di andare in India seguendo gli studi di Galileo Galilei, che però sarebbe nato nel 1564. Non essendo, che noi si sappia, Cristoforo Colombo dotato di una navicella spaziale, da aggiungere alla Niña, la Pinta e la Santa Maria, nel caso specifico immagino il Tardis, è da supporre che Sangiuliano abbia detto, appunto, l’ennesima castroneria, frutto di una cultura di base vacillante, evidentemente, qui stiamo parlando delle basi, ma anche di una altrettanto evidente incapacità di andare a dire cose che non sarebbe necessario dire, chi mai si sente in dovere di spiegare quali teorie hanno mosso Cristoforo Colombo a provare a circumnavigare la Terra?
Ma c’è un ma, ovviamente. E il ma è che, come diceva Agatha Christie, contemporanea, immagino, sia di Cristoforo Colombo che di Immanuel Kant e di Galileo Galilei, tre indizi fanno una prova, e all’ennesima gaffe viene da pensare che forse qui non siamo solo in presenza di un gaffeur professionista, di quelli che in genere vengono perculati nelle interviste delle Iene fuori dal Parlaemento o dal Milanese Imbruttito dentro le discoteche, ma di qualcuno che invece gaffeur non è e si sta semplicemente divertendo a minare dall’interno l’attuale classe dirigente, compiendo in qualche modo un’opera situazionista degna di Guy Debord, Deleuze e Guattari e forse addirittura, au rebours, di Tristan Tzara, che salutiamo tutti caramente e ovviamente ricambiano. A mettere infatti insieme i pezzi, attenzione attenzione, e guardando i fatti in controluce, come si faceva un tempo per vedere se le banconote erano vere, complice la filigrana, pare ovvio che Gennaro Sangiuliano, con quella faccia da Monnalisa di Duchamp, è in realtà un personaggio di fantasia, come l’ormai vintage ma sempre attuale Luther Blissett, e no, non sto parlando del calciatore di origini giamaicane approdato per sbaglio al Milan. Pura performance situazionista, questa, sulla falsa riga dei transmaniaci, roba che se non l’avesse fatta vestendo i panni del Ministro della Cultura del primo governo a trazione dichiaratamente di destra, e in effetti qui c’è del genio, la avrebbe potuto elaborare diversamente e portarla alla Biennale di Venezia o in qualche luogo dove l’arte sarebbe sicuramente stata apprezzata per quel che è, ma con effetti decisamente meno glamour. Ricorderete tutti le finte messe sataniche, con tanto di resti di sacrifici, reperti vagamente pedopornografici ritrovati, resti di animali e compagnia bella, si fa per dire, ritrovati nelle campagne di Viterbo ai tempi in cui Marco Dimitri era stato accusato della qualunque riguardo i Bambini di Satana, o la vicenda di Harry Kipper, artista scomparso il cui caso è arrivato a Chi l’ha visto?, anche se in realtà Harry Kipper non era mai esistito. Ecco, Luther Blissett pseudonimo collettivo di stanza a Bologna, prevalentemente, poi scivolato dentro il progetto Wu Ming, ricordiamo che il romanzo Q, a firma di Luther Blissett è arrivato finalista proprio al Premio Strega, chissà che belle parole riguardo l’autore ci avrebbe potuto regalare Sangiuliano, faceva di queste performance situazioniste, muoveva le coscienze evidenziando crepe, non aggiustandole con l’oro, come i giapponesi, ma spesso facendo vedere che erano crepe rompendo definitivamente i vasi. Oggi, ma magari è una lettura fantasiosa di chi, ancora con in mente l’assessore di Ancona che ci portava i saluti di Kant, non si è rassegnato all’idea che chi arriva a ricoprire certi ruoli istituzionali, ruoli cui, da anarchico, non tributo certo una valenza emotiva, ma che sono comunque lì anche a rappresentare me, possa davvero pensare che Times Square sia uno dei luoghi a cui si pensa quando si pensa a Londra o che Cristoforo Colombo ha scoperto per caso l’America mentre cercava l’India su indicazioni scientifiche offerte da Galileo Galilei. L’idea invece di avere un artista, un performer, un situazionista degno dell’Internazionale Lettrista, lì a gigioneggiare in pubblico, come un Havel che diventa presidente e chiama al suo fianco Frank Zappa, ecco, tutto questo mi sembra almeno accettabile. Il giorno in cui, poi, ci vorranno far sapere chi in effetti si nasconda dietro Gennaro Sangiuliano, se un collettivo di artisti o un solo artista, geniale, che lo ha scelto come alter ego, avatar o come diavolo lo volete chiamare, o magari scopriremo che è tutta farina del suo sacco, beh, per me quello sarà un bel giorno, in cui finalmente potrò lasciare andare il ragazzino di quindici anni che ero, sconvolto dal sentire quell’assessore portarci i saluti di Kant.