Ci sono assenze che mai si potranno colmare. Sono trascorsi quarantuno anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, un anniversario dal sapore più amaro del solito. E una mancanza in più a rendere il 22 giugno un giorno ancora più triste. Il primo anniversario senza Andrea Purgatori, venuto a mancare il 19 luglio scorso, lui che più di tutti si è occupato con grande serietà e costanza della scomparsa di Emanuela, fin dal 1983. Nessuno speciale su Atlantide quest’anno, solo la completa consapevolezza che quando si arriverà alla verità sarà stato anche merito suo. E Pietro Orlandi non poteva non ricordarlo durante il sit-in che, come ogni anno, ha organizzato per ricordare Emanuela nel giorno della sua scomparsa: “Lui desiderava far parte della Commissione, perché avrebbe dato una mano enorme. I primi tempi, quando lavorava al Corriere, fu il primo a puntare il dito contro il Vaticano, legando la questione ai soldi che Giovanni Paolo II mandava a Solidarnosc (sindacato autonomo dei lavoratori polacchi n.d.r.). Sono i soldi della Mafia siciliana che arrivati a Roma tramite Pippo Calò e che, tramite la Banda della Magliana, sono finiti nelle casse dello IOR e del Banco Ambrosiano di Calvi. Giovanni Paolo II ha utilizzato quei soldi, pur conoscendone la provenienza, per la causa polacca. Per dirvi il potere che all’epoca aveva il Vaticano, in un viaggio aereo si è avvicinato a Purgatori, davanti ad altri giornalisti, il Segretario di Stato il cardinal Casaroli puntandogli il dito e dicendogli “lei non si azzardi più a scrivere quelle cose”. Il capo del Corriere disse poi ad Andrea di lasciare perdere per il momento, perché non era il caso di continuare”. Ma Andrea ha continuato, e l’ha fatto per Emanuela.
Presente al sit-in anche Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi, che si è unita a Pietro nel ricordo di Purgatori: “Andrea raccontò anche che Casaroli gli disse che “noi i corpi estranei li espelliamo”. A noi quel corpo estraneo manca tantissimo, perché ci avrebbe potuto dare una grandissima mano in questo momento”. Una frase, quella pronunciata da Casaroli che, sapendo cosa ha portato alla morte di Andrea, ci risulta ancora più pesante da digerire. Una diagnosi sbagliata, un tumore che non c’è, una terapia devastante quanto inutile. Gianfranco Gualdi, radiologo consulente del Vaticano dal 1981, indagato per omicidio colposo, è l’autore della diagnosi errata che avrebbe portato alla morte di Purgatori. E noi di MOW non possiamo smettere di domandarci come mai Andrea, un vero e proprio mastino del giornalismo, che con il suo lavoro d’inchiesta andò più e più volte contro il Vaticano, scelse di rivolgersi proprio al medico dei papi? Una Coincidenza? Per ora solo un'altra delle mille domande senza risposta che ruotano attorno al caso di Emanuela Orlandi, la ragazza con la fascetta nera. Ricordiamo anche che Andrea Purgatori, poco prima della sua scomparsa, raccontò di essere stato contattato da una ex dipendente della Sala Stampa vaticana, che gli parlò di una chiamata ricevuta dai presunti rapinatori di Emanuela. Eppure, come racconta lo stesso Pietro, sull’identità della donna ancora tutto tace: “Ho fatto un appello sui social e spero possa contattarmi. Questa donna ha telefonato a Purgatori raccontandogli di aver ricevuto una chiamata nei giorni della scomparsa. Poi le è stato detto, dai piani superiori, di dimenticarsi di quella chiamata. Sarebbe interessante parlare con lei. Purgatori non mi ha detto il nome di questa persona, poi si è ammalato e non c’è stato più modo di parlarne”. Una telefonata che va ad unirsi a quella di cui racconta monsignor Carlo Viganò, ricevuta proprio la sera del 22 giugno sempre da parte dei presunti rapitori, che dava Emanuela come “prigioniera”. La speranza è che la Commissione indaghi anche in questo senso.