Ma cosa c’entra, se c’entra, il Vaticano con la morte di Andrea Purgatori? Il giornalista, già paziente oncologico, nel maggio del 2023 avrebbe ricevuto una diagnosi scorretta che accertava la presenza di metastasi al cervello. Diagnosi formulata dal professor Gianfranco Gualdi, ora iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo insieme al suo assistente Claudio Di Biasi, i due medici che sottoposero Purgatori alla tac nella clinica Pio XI. Ma facciamo un passo indietro, perché in tutta questa storia c’è un particolare che non può essere lasciato nell’ombra. Andrea Purgatori, tra le varie inchieste di cui si è occupato durante la sua carriera, a ricoprire un posto di rilievo c’è il caso della scomparsa di Emanuela Orlandi, cittadina vaticana di cui si sono perse le tracce il 22 giugno del 1983. A quel tempo Purgatori aveva trent’anni e lavorava al Corriere della Sera, mentre i cartelloni con il volto di Emanuela ricoprivano tutta Roma. "La ragazza con la fascetta nera", è così che è rimasta impressa nell’immaginario di chi visse quei giorni. Al Corriere Purgatori se ne occupò fin quando non fu messo da parte. Come mai? Perché pubblicò un articolo in cui faceva chiaro riferimento all'esistenza di una “trattativa” tra Vaticano e un'organizzazione criminale che intendeva recuperare una grande somma di denaro data allo Ior, la banca vaticana. Quindi, che con il suo lavoro Purgatori si sia spesso scontrato con la posizione assunta e mantenuta dal Vaticano, che per più di quarant’anni ha sempre rispedito al mittente ogni accusa, è cosa nota. In ultima battuta è accaduto con Vatican girl, la serie Netflix sul caso Orlandi di cui è stato la mente, e che in tutto il mondo ha avuto il potere di riaccendere i riflettori su Emanuela e puntare il dito contro il Vaticano. Ed è per questo che non possiamo ignorare il collegamento esistente tra la diagnosi che l’ha portato alla morte e la Santa Sede. Un collegamento che avrebbe un nome e cognome: Gianfranco Gualdi.
Gualdi, oltre a essere direttore dell’unità operativa di Radiologia d'urgenza del Policlinico Umberto I di Roma, è consulente radiologo del Vaticano dal 1981. Il che vuol dire che sotto le sue mani sono passati papi, cardinali e tutta la Roma che conta. Compreso Andrea Purgatori, che è stato sottoposto a una pesante radioterapia, dagli effetti collaterali evidenti, per diverse settimane. Curato per un tumore che, secondo i risultati della perizia ordinata dal procuratore Sergio Colaiocco e dal pm Giorgio Orano, in realtà non è mai esistito. Quante le probabilità di incappare in un errore di diagnosi simile? Poche, pochissime. Eppure per la difesa di Gualdi le metastasi potrebbero essere scomparse dopo le cure. Possibile? Ma soprattutto, da cosa era affetto realmente Purgatori? A provocarne il decesso sarebbe stata un'endocardite (infezione delle valvole cardiache) curabile con una semplice terapia antibiotica, che avrebbe potuto salvargli, o quantomeno allungargli, la vita. Una soluzione però arrivata quando ormai era troppo tardi. La Procura di Roma è in attesa dell’esito dell’incidente probatorio, che dovrà stabilire la correttezza della diagnosi di chi svolse la tac e se ci siano stati errori o ritardi nella cura dei problemi cardiaci. Accertamento che è stato affidato a quattro specialisti. Ma ci chiediamo, senza voler accusare nessuno: com’è possibile che Andrea Purgatori, vero mastino del giornalismo e in piena investigazione sul caso di Emanuela Orlandi, sia andato a farsi visitare proprio dal luminare dei papi, ricevendo per giunta una diagnosi che l'avrebbe consegnato dritto alla morte? Fino a che punto si può parlare di coincidenze? Tutto è possibile. Lo dimostra la storia de "La ragazza con la fascetta nera". Ma questa sembra un'altra delle domande senza risposta, per ora, che ruotano attorno al caso di Emanuela Orlandi.