Insieme a Pietro Orlandi noi di MOW abbiamo partecipato al sit-in per ricordare Emanuela nel giorno dell’anniversario della sua scomparsa. Sono trascorsi quarantuno anni da quel caldo pomeriggio d’estate, da quel 22 giugno 1983 che cambiò la vita della famiglia Orlandi per sempre, consegnando Emanuela, quindicenne cittadina vaticana, al regno delle persone scomparse. Ma nessuno aveva fatto i conti con un fratello, Pietro, disposto a tutto pur di ritrovarla. Come in ogni sit-in Pietro ha ripercorso i momenti salienti dei fatti accaduti in tutti questi anni, ma sembra che i giornalisti abbiano scoperto solo ora il possibile coinvolgimento del cardinale Ugo Poletti. Anche perché di lui, e della possibile pista inglese, si è parlato veramente tantissimo: “A gestire la situazione di Emanuela a Londra sarebbe stato il cardinale Ugo Poletti. Lui spesso parlava con mia sorella a Sant’Apollinare, Emanuela lo conosceva bene come conoscevamo bene altri cardinali e prelati, essendo nati e cresciuti in Vaticano. Mi è stato detto che per Poletti era difficoltosa e dolorosa questa situazione ma non poteva farne a meno. La pista di Londra è vera, io ne sono convinto. Penso che Emanuela, dopo che alcune richieste sono state soddisfatte dalle persone ricattate, sia stata riconsegnata ma non alla famiglia perché testimone diretta di cose troppo grosse. Non hanno avuto la coscienza di darla di nuovo in pasto ai criminali (probabilmente la Banda della Magliana) perché ci sarebbero stati per sempre dei testimoni e quindi un nuovo ricatto. Qualcuno così si è fatto carico di Emanuela per conto del Vaticano. Seppure fosse ancora viva, le hanno distrutto la vita quel giorno”. Ma cos’è questa pista inglese di cui parla Pietro? Siamo nel 2015 quando Emiliano Fittipaldi, direttore di Domani, entra in possesso di un documento, i famosi cinque fogli, prima conservato nella Prefettura degli Affari Economici del Vaticano, all’interno di una cassaforte. Spiazzante il titolo del documento: "resoconto sommario delle spese sostenute dallo stato città del Vaticano per le attività relative all’allontanamento domiciliare della cittadina Emanuela Orlandi".
Documento che segue un arco temporale che va dal 1983 al 1997 e che, nemmeno a dirlo, è stato immediatamente bollato come falso dal Vaticano, anche se esistono delle prove collaterali che andrebbero a dimostrarne l’autenticità, come già svariato tempo fa raccontava Pietro Orlandi. Ergo, niente di nuovo per chi scrive: “Sono entrato in possesso di documenti in cui ci sono riscontri che mi dicono che quanto c’è scritto in quei fogli è vero. Alcune persone, in contatto con personalità della Chiesa Anglicana, mi hanno detto delle cose in relazione alla presenza di Emanuela a Londra. Ci sono delle relazioni tra personaggi di alto livello del Vaticano e le istituzioni inglesi”. Chi sono queste personalità? Ve lo ricordiamo ancora una volta: l’arcivescovo di Canterbury e il cardinale Ugo Poletti, noto per aver acconsentito alla tumulazione di Enrico De Pedis, boss della Banda della Magliana, nella Basilica di Sant’Apollinare. Esiste prova di una comunicazione epistolare tra i due, in cui si fa chiaro riferimento proprio ad Emanuela, quando Poletti non era più vicario di Roma, ma arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore. Anche questa una coincidenza? Un depistaggio? Tutto, a proposito della pista inglese, è ancora da verificare. L’arcivescovo di Canterbury scrive così a Poletti: “Cara Eminenza, sapendo che sarà per qualche giorno qui a Londra, mi sento in dovere di invitarla a farmi visita nei prossimi giorni, per discutere personalmente la situazione di Emanuela Orlandi di cui sono a conoscenza. Dopo anni di corrispondenza, penso sia giusto discutere di una situazione di tale importanza personalmente. Mi faccia sapere se può servirle un traduttore personale o se nel caso lo porterà con lei. Attendo la sua risposta nei prossimi giorni”. La risposta di Poletti a primo sguardo potrebbe essere identificata come un falso, visto che viene mandata usando la sua carta intestata come vicario, e sappiamo che in quell’arco di tempo non esercitava più quel ruolo. Ma c’è un però, perché Poletti si fece spedire tutta la carta intestata a suo nome che era rimasta. Anche questa, una coincidenza? A quarantuno anni dalla scomparsa di Emanuela stiamo ancora aspettando chiarezza.