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Di luoghi comuni, precoce ironia, funerali e risate: Diego Abatantuono e Giorgio Terruzzi in una biografia al contrario stracolma di vita

  • di Giulia Toninelli Giulia Toninelli

5 aprile 2022

Di luoghi comuni, precoce ironia, funerali e risate: Diego Abatantuono e Giorgio Terruzzi in una biografia al contrario stracolma di vita
Non si sa chi dei due faccia la parte del cattivo, il diavolo che spalleggia l'angelo. Forse perché poi alla fine un cattivo nella vita non c'è mai. C'è uno che ride e uno che riflette, uno che piange e uno che cerca la via dell'ironia, tutto insieme però. C'è una vita intera dentro "Si potrebbe andare tutti al mio funerale", il libro di Diego Abatantuono scritto con Giorgio Terruzzi, e c'è proprio perché non nasconde niente a chi sta leggendo. E facendolo non tradisce le aspettative di chi, davanti alle pagine di una biografia al contrario, non vuole solo il buono, il bello e il giusto delle storie altrui

di Giulia Toninelli Giulia Toninelli

Si parte dalla fine, perché poi è sempre dalla fine che finiamo per cominciare. A pensare agli errori, a come avremmo dovuto affrontare qualcosa, o tutto, a ricordare le cose belle, passate, disperse chissà dove. Si parte dalla fine forse anche solo perché è sempre stato più facile tornare indietro. La fine da cui partono Diego Abatantuono e Giorgio Terruzzi però è la fine quella vera, quella a cui nessuno vuole pensare. La morte. La linea del risultato dopo una vita di addizioni che presenta il conto.

Abatantuono, all'alba dei suoi 67 anni, sogna la propria morte in Si potrebbe andare tutti al mio funerale, libro edito da Einaudi e scritto insieme a Giorgio Terruzzi, icona del giornalismo sportivo italiano ma, prima di tutto, maestro dei sentimenti che si celano dietro alle cose della vita. Quelli che trovano tenerezza nell'inadeguatezza, somiglianza con ciò che invece è lontano e senso a qualcosa che sembra non averne. 

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Si sente fin dalle prime pagine che ci sono entrambi, in questa biografia, e che lo scambio di registri, di toni e di pensieri, mette un angelo e un diavolo sulle spalle della coscienza di chi viene raccontato. Dalla madre di Abatantuono "vittima che lavorava di notte, cucinava e sistemava la casa di giorno, si occupava del negozio e stava dietro a me", al padre che avrebbe potuto provocargli "traumi infantili" ma che invece, per uno strano e misterioso scherzo del destino, il piccolo Diego ha sempre "osservato con una precoce ironia". 

Ci sono le risate e le lacrime, in questo funerale mancato, in questa giostra di dialoghi, veloci e divertenti, che va dai vivissimi figli ai compianti amici di una vita. Da Enzo Jannacci e le sue "siringhe al Campari" alla confessione di Ettore Scola sul tempo che in fin dei conti "non basta mai". Tra i primi passi nel mondo della comicità mossi al Derby di Milano fino ai luoghi comuni che macchiano le aspettative di tutti quelli che stanno vicini a un personaggio celebre, anche chi meno dovrebbe esserne immuni. Tra i passaggi più belli proprio quando Marta, la figlia maggiore di Abatantuono, si rende conto di aver sempre sbagliato previsione con lui: "Lui è sempre stato così. Attento, presente, chiamava una quantità di volte ogni giorno". Ma qualche volta i luoghi comuni diventano "frasi in circolazione permanente. Diego non si sveglia mai presto... Diego non vorrà venire". 

Ecco allora, che cosa racconta davvero questa biografia al contrario, non le cose più belle e più brutte, la paura dello tsunami nel 2004 alle Maldive, la droga al Giambellino, il successo di una vita, il divertimento di quelle feste in grande stile. Non questo o, almeno, non solo questo. Questa biografia racconta soprattutto l'inesattezza dei luoghi comuni, la distanza di ciò che percepiamo come reale e ciò che invece lo è. Ciò che poi viene a galla alla fine, quando solo ciò che si è riusciti a lasciare rimane davvero. 

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