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Diciamo la verità: tutti
gli scrittori italiani sono
invidiosi di Alessandro Baricco

  • di Fulvio Abbate Fulvio Abbate

13 dicembre 2023

Diciamo la verità: tutti gli scrittori italiani sono invidiosi di Alessandro Baricco
Nel podcast realizzato per il Post con Matteo Caccia - “Wild Baricco”, si concede “di fare delle cose che di solito non faccio: parlare a lungo e di parlare di cose di cui non ho mai voluto parlare” e così, d’improvviso, tutto diventa materia letteraria: Matteo Renzi, il ministero della cultura, l’avvento dei social, la sua passata arroganza per il mondo culturale, la pacificazione attuale dopo la malattia e persino se parla di una finestra sembra l’abbia inventata lui. Per questo, anche se non lo dicono, tutti gli scrittori italiani lo invidiano…

di Fulvio Abbate Fulvio Abbate

Le parole di Baricco hanno la stessa sostanza dei sogni. S’intende di Baricco, colui che sogna e giustamente parla di se stesso. Negli occhi e nelle parole di Alessandro Baricco, così come si sciolgono nel podcast realizzato per il Post con Matteo Caccia - “Wild Baricco”, dove sempre Baricco sceglie di concedersi, anzi, “di fare delle cose che di solito non faccio: parlare a lungo e di parlare di cose di cui non ho mai voluto parlare”, d’improvviso, sempre accanto a Baricco, perfino Matteo Renzi diviene materia romanzesca, letteraria. Baricco ha il potere di sottrarlo alla più piccina e prosaica cronaca politica quotidiana, liberandolo perfino dai meme e dallo scherno di chi, come Dagospia, lo ha ribattezzato “Matteonzo”, trasfigurandolo in un personaggio in grado di campeggiare accanto al Giovane Holden e forse a ogni altra creatura non meno leggendariamente letteraria. Non è da tutti. La maggior parte degli scrittori fanno fatica ad accostarsi allo spessore di Baricco, nel migliore dei casi cercano di accattivarsi la simpatia delle sue lettrici, vanamente. La voce di Baricco tuttavia riesce anche in questo miracolo “magico” primario.

Alessandro Baricco
Alessandro Baricco

E così siamo penetrati in un possibile romanzo certamente “politico” dai contorni non esattamente precisati, politico e ministeriale, puro sci nautico narrativo, dove due amici, Matteo e Alessandro, si comprendono, si incontrano, l’uno assomiglia all’altro, parola dell’amico Sandro. Matteo Renzi, ed è questa una notizia, nel romanzo magico-ufficiale che si apre davanti ai nostri occhi offre addirittura il Ministero della cultura proprio a Baricco, come si offre un benefit, un’occasione di novità, non proprio un’investitura, piuttosto un qualcosa che assomigli a una partita a calcetto, se non a ping-pong. Il lettore-ascoltatore di Baricco, e forse perfino l’estraneo a ogni curiosità letteraria, non può fare a meno di restare lì assorto manifestando la propria ammirazione. Vengono sempre bene le parole a Baricco, le secerne, le offre, le concede, le trasfigura in bolle come non accade ad altri. Ed è quindi comprensibile che i suoi “colleghi” scrittori provino invidia per lui. Alla fine, il romanzo ministeriale resterà a sua volta una bolla di sapone, non se ne farà nulla, Baricco preferirà restare nelle stanze della sua Scuola Holden, da immaginare magari come un quadro di David Hockney, ma l’idea stessa di questa possibilità, delle rose mai colte, nella voce di Baricco lascia presagire chissà quali galassie di sapere mancate, occasioni perdute, e Renzi, ancora lui, a roteare nel cosmo come nuova galassia. Non sembri una considerazione impertinente ma la voce stessa di Baricco, pienamente convinta di sé, se dovessi assimilarla al mondo degli aggettivi qualificativi, pensate un po’, mi rimanderebbe a una frase letta anni addietro sul muro di un bagno d’ospedale, per l’esattezza il Policlinico di Roma, dove qualcuno, sognando di rendere omaggio a una dottoressa presumibilmente dotata di enorme carisma, la qualificava “altissima bellissima, luminosissima”. E Baricco come la magica sconosciuta. Baricco pacificato, Baricco che non sente più il peso della propria doverosa arroganza, Baricco quasi santo al pianoforte. E perfino il pianoforte nelle sue parole sembra mostrare. In modo assolutamente apodittico ogni frase pronunciata da Alessandro Baricco sembra addirittura anticipare l’avvento stesso dei social, quasi che le sue parole possano essere accostate ai pensieri di Spinoza o di Schopenauer, la voce di Baricco ha tuttavia il potere di sovrastarli: non è necessario decodificarne il senso, basta la parola, come diceva una pubblicità del tempo dei boomer. 

Alessandro Baricco
Alessandro Baricco

La sensazione è che si tratti una voce che giunge da un altro mondo, così anche quando Baricco parla della finestra si ha la sensazione che stia parlando di una materia finora sconosciuta, sembra anzi che finalmente la finestra si stia mostrando al mondo, a tutti, quasi che l’invenzione stessa della finestra, se non della ruota, noi la si debba ad Alessandro Baricco. Tutt’intorno al podcast va immaginato un pubblico di orecchie pronte a mostrare ammirazione per lui, ammirazione e stupore, un po’ come accadeva davanti alla plastica “Moplen” nelle pubblicità di un “Carosello” degli anni Sessanta: una materia fino a quel momento sconosciuta ai più: la bacinella di plastica che rimbalza sul pavimento, la vittoria sul peso di gravità terrestre. Baricco come Newton. La mela di Baricco si dirà d’ora in poi. Anche le orecchie davanti a Baricco imparano ad applaudire. 

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