La pandemia rallenta, il programma di vaccinazione procede e dal 28 giugno non sarà più obbligatorio indossare le mascherine all’aperto. Non solo: pare che dai primi di luglio verrano riaperte le discoteche. Con ingressi contingentati e misure di contenimento, ma con la consapevolezza che quella dei club e delle discoteche è un’industria che ha bisogno (come tante altre) di ripartire. Ne abbiamo parlato con DJ Ralf, al secolo Antonio Ferrari, uno dei maggiori esponenti del deejaying italiano ed internazionale nonché amico di vecchia data di Valentino Rossi. Ecco cosa ci ha raccontato.
Ciao Ralf! Le discoteche potrebbero riaprire ai primi di luglio, almeno secondo le ultime dichiarazioni di Andrea Costa.
“Lo spero. Dopo tutto questo tempo poi… La situazione per noi è stata difficile. Anche se chi ha sofferto davvero è chi si è ammalato, chi ha perso la vita, io metto sempre questo davanti a tutto, dovremmo ringraziare il destino solo per non essere stati colpiti nella salute. E a dire il vero non mi posso neanche lamentare, nella mia vita ho lavorato tantissimo e ho potuto affrontare la situazione senza troppi drammi. Ma dal punto di vista economico il nostro - e tanti altri settori - hanno subito un colpo terribile. Anche per i gestori non è stato facile: hanno mutui, affitti da pagare. Il mio pensiero va anche alle maestranze, persone che fanno un lavoro importantissimo per permettere agli show di andare avanti”.
Come ti immagini la riapertura?
“Beh, intanto non posso che essere felice che il tutto riparta. La capienza sarà ristretta, ma restano da capire tanti dettagli. Penso ad esempio ai luoghi in cui la zona non è delimitabile, come le spiagge, che sono in zone demaniali in cui l’evento guadagna con le bevande e non certo con l’ingresso. In alcuni casi è proprio impossibile imporre un perimetro di sicurezza. Per i locali che possono sarà meglio di niente, ma è fondamentale capire quanta capienza sarà ammessa. Se hai un budget importante per fare eventi e artisti con cachet elevati è difficile pareggiare i conti con un terzo - o addirittura un quarto - della capienza. Poi uno si adegua alle situazioni”.
Vedi degli ostacoli?
“Tra le altre cose mi sto ponendo anche il problema sui fruitori delle discoteche, normalmente under 40 o under 30. Certo, ogni tanto c’è anche un settantenne, però questa è la media. E la maggior parte di queste persone non ha ancora ricevuto il vaccino. Ma è difficile pretendere da una persona che va a ballare che rispetti due metri di distanziamento e che tenga la mascherina tutta la sera. L’anno scorso ho fatto qualche serata a luglio e ho visto che la gente ballava come sempre. Ma mi sono informato e alla fine nessuno era stato contagiato. Nei live invece è leggermente diverso, perché puoi mettere posti a sedere. Cinema, teatri… Ma nella pista da ballo faccio fatica ad immaginarlo”.
Di tutto questo, senza necessariamente cercare la polemica, c’è qualcosa che secondo te è stato gestito male?
“Se devo essere sincero non ho mai ritenuto la nostra nazione meno efficace o attenta di altre. Quello che possiamo dire è che siamo stati i primi ad intraprendere un’azione forte in termini di chiusure. Anche perché - tolto qualche posto scellerato come il Brasile o l’America di Trump - gli altri hanno seguito. Purtroppo, a causa delle scelte di governi passati, sono stati tolti molti finanziamenti a due dei gangli principali di una società civile, che sono la scuola e la sanità. Negli anni passati queste due realtà sono state ferocemente penalizzate e noi purtroppo ci siamo trovati a farci i conti. D’altra parte tutto il mio rispetto e la mia solidarietà vanno agli operatori sanitari: nonostante le mille difficoltà hanno dato loro stessi affinché ne uscissimo tutti insieme. Un’altra cosa che mi ha fatto piacere è stata il salto di qualità nelle vaccinazioni. In molti hanno polemizzato sul fatto che la gestione dell’emergenza venisse affidata ad un militare, ma quando ci sono cataclismi naturali come pandemie, terremoti o altro in prima fila ci sono Protezione Civile ed Esercito. Io non sono certo un militarista, però su operazioni logistiche come questa penso siano molto ferrati. C’è una gerarchia e viene seguita. A me piacerebbe un mondo in cui l’esercito non servisse, o meglio: dove servisse solo a questo, ad essere d’aiuto nei momenti di bisogno. Credo sia stata un’operazione molto intelligente da parte del Governo Draghi”.
Pensavo di chiamare “solo” un DJ, e invece…
“(Ride) Antonio Gramsci, in una sua frase memorabile, diceva odio gli indifferenti. Secondo me non ti puoi lamentare delle cose che non funzionano se te ne disinteressi. Non è detto che poi il tuo interesse cambi le cose, ma la politica dovrebbe interessare tutti i cittadini, al di là delle convinzioni di ognuno e del partito che va a votare. Magari saremmo più consapevoli di come funzionano le cose… L’opinione della gente serve anche a cambiare le cose”.
Cosa ti manca di più delle serate? Insomma, il momento che ti spinge a farlo ancora.
“Mi manca tutto, a partire dai viaggi! Mi maledico, perché prima del lockdown dicevo a mia moglie e ai miei amici che forse era ora di darmi una calmata, invece poi mi è mancato tantissimo. Poco tempo fa sono stato a Firenze per un’intervista con Michele Dalai e per arrivarci mi sono fermato in ogni Autogrill, mi mancava proprio quell’atmosfera! Soprattutto però mi manca quello che fa del mio lavoro una cosa bellissima: il contatto con la gente, la consapevolezza di poter far divertire e l’amore che a volte senti arrivare, quasi come fosse una cosa fisica. Io di solito improvviso molto e quando sento che un disco funziona è una gioia enorme, così come il contrario… La cosa bella di creare questo hype nella pista da ballo è farlo con quello che vuoi tu, anche perché devo dire di essere molto fortunato, di solito chi viene a sentirmi è molto disponibile alle mie scelte. Non è un pubblico generico che viene lì a sentire le hit. Poi sai, come a tutti noi mi è mancato il contatto con i miei amici, tutte le persone nelle città in cui di solito lavoro”.
A proposito: sei grande amico di Valentino Rossi, come lo vedi in questo momento così difficile per lui?
“Per me è come un fratello, lo conosco - penso - dal primo anno della 500 due tempi, o forse l’anno prima. Lui veniva a ballare al Titilla, ci vedevamo, poi siamo diventati molto amici. Ancora nessuno ha fatto quello che ha fatto lui, tolto Agostini che comunque correva contemporaneamente in diverse categorie. Per me rimane il pilota più forte di tutti i tempi, e forse la moto che guida ora non è la migliore del circus, anche se Quartararo la fa andare veramente fortissimo. E comunque Valentino è lì a giocarsela a 42 anni. Il livello della MotoGP è cresciuto molto, sono in tanti ad andare forte. Però io sono uno di quelli che pensa che se ci fosse ancora la vecchia 500, dove contava solo il manico, Vale ne metterebbe dietro molti!”
Pensi che deciderà di ritirarsi?
“Non lo so, sarà una sua scelta. Quello che so è che se lui ha deciso di correre fino ad ora è perché lo spinge l’immensa passione e l’adrenalina che gli regala quello che fa. Non c’è altro. Poi ecco, non riesco ad immaginarmi la MotoGP senza Vale. Già adesso vedere le gare - e io le vedo tutte! - non è più esattamente la stessa cosa. Io sono appassionato di moto, quindi non credo che smetterò di guardare la MotoGP. Ma se devo essere sincero quei momenti di gioia, i pianti che mi sono fatto, vederlo correre in un certo modo… non mi ricapiterà con altri. Ci sono stati tanti piloti che mi hanno appassionato, però mi sono sentito tifoso solo di Fogarty e di Vale. Ed è un po’ come quando si tifa una squadra, non è che se ad un certo punto l'Inter va meno male poi smetti di tifarla".
Quest'anno è andata bene però, dai…
“Si, però sai. Io ho avuto passione, dedizione e amore per la squadra anche tutte quelle volte in cui l’Inter - e ce ne sono state tante - mi ha fatto tribolare. Ora di Vale non posso dire che faccia tribolare, però…”.
Beh, forse un po’ si… Ma è anche giusto che sia così, no?
“C’è da metterlo in conto e penso che l’abbia fatto anche lui, ma non dimentichiamoci che soltanto pochi anni fa - quando non era certo un ragazzino - stava per vincere un mondiale che gli è stato rubato, bisogna ricordarselo. Vedremo cosa farà, ad ogni modo quando smetterà di correre mi troverò davanti alla tv a tifare il suo team con la stessa passione”.
Non ti chiedo come ti immagini la festa per il ritiro… Ma come ti immagini un’eventuale matrimonio.
“Ah, sarebbe uno spettacolo. Sarei lì a mettere un po’ di dischi, a divertirmi e a godermi la loro felicità! Sono stato al matrimonio di tutti i miei amici”.
Che musica gli dedicheresti?
“C’è un brano dei Kano che mettevo sempre agli inizi, quando lui veniva a ballare e che amava molto, gli dedicherei quello. Aspetta, lo cerco… Un altro è Parade di Rone, il remix di Dominik Eulberg. Quello di prima dei Kano si chiama It’s a War, è una guerra. Sentilo”.