Come vi avevamo anticipato qualche giorno prima, Gennaro Sangiuliano si è dimesso a causa dello scandalo sollevato dalla "consigliera" Maria Rosaria Boccia e al suo posto come ministro della Cultura è stato nominato Alessandro Giuli, attuale presidente del Maxxi. Ecco il comunicato della Presidenza della Repubblica e il retroscena che vede tra i maggiori indiziati di questo cambio il quotidiano Il Foglio: "Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto questo pomeriggio, al Palazzo del Quirinale, il Presidente del Consiglio dei Ministri, on. Giorgia Meloni. Il Presidente della Repubblica ha firmato il decreto con il quale, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, vengono accettate le dimissioni rassegnate dal dott. Gennaro Sangiuliano dalla carica di Ministro della cultura. Con lo stesso decreto, su proposta del Presidente del Consiglio, è stato nominato Ministro della cultura, Alessandro Giuli. La cerimonia del giuramento del nuovo Ministro avrà luogo questa sera al Quirinale alle ore 19.
Tutti amano Maria Rosaria Boccia. La ama Dagospia, che ha messo a segno l’ennesimo colpo da maestro. La amiamo noi di MOW perché ci legge con attenzione (le abbiamo consigliato di “scaricare” lei Gennaro Sangiuliano, in luogo di essere scaricata e l’invitavamo a “fare la rivoluzione”, cosa che sta facendo e anche bene – a proposito, leggere nota 1). Ma la ama soprattutto Il Foglio, che con Alessandro Giuli al ministero della Cultura ha fatto il vero triplete: Pietrangelo Buttafuoco a Venezia, Annalena Benini al Salone del Libro di Torino e finalmente Giuli ministro della Cultura. Lo avevamo scritto, che la vera svolta a Destra della cultura era la svolta a Il Foglio della Cultura. E oggettivamente Sangiuliano stonava, non aveva l’aplomb, non aveva le cravatte strette di maglina, non aveva le calze a strisce, aveva insomma uno stile gallo ma non Gallo.
Allo stesso modo il Giuli al Maxxi sembrava un po’ "Mini". Ha la faccia da generale romano, sa vestire, caracolla con eleganza, se possibile è ancora più a Destra di Buttafuoco, soltanto che Buttafuoco ha l’Arte di Venezia (mej cojioni) e Giuli l’Arte di Roma (du cojioni). Ma ora ecco si intravede il sorpasso a Destra. Già al Mic risuona l’eco del passo marziale dello Giuli. Se Dago “apre casse di vino Gaja”, come scrive la penna di punta de Il Foglio sull’affaire “privato” Sangiuliano-Boccia - (vedi cosa accade, Maria Rosaria, a dare il “fatto privato” prima del tempo?) - Carmelo Caruso apre gli scatoloni delle ottime conoscenze romane. E - diciamolo - non è che il Giuli lo abbia proprio tempestato di telefonate per bloccargli la penna e difendere il “suo” ministro in preda all'amore culturale per la "pompeiana esperta” (cit. Paolo Mieli. Anzi, l’ottimo Carmelo Caruso buttafuocheggia (neanche da Buttafuoco difese di Sangiuliano): “Genny nove secondi e mezzo”, “cinquanta sfumature di ricotta”, sembrano davvero le battute di Buttafuoco quando vergava su Il Foglio. (Indovinello: chi ha il soprannome di “fango”?). Aggiungiamo anche che il malumore per Sangiuliano, al Foglio, è cosa antica. Risale a quando era vicedirettore di Libero, quotidiano volgarissimo, per l’affettazione fogliante. Quando la Meloni lo nominò ministro, addirittura della Cultura, si racconta, molti occhi si levarono al cielo. E le passeggiate al Maxxi non consolavano. Anzi, tutt’altro. Era quasi come parlare di corda a casa dell’impiccato. Ma, come dice Dago, “cadono tutti sull’affare privato”.
Era solo questione di tempo. Adesso Sangiuliano punta i piedi a papera: ha il baricentro basso, l’apertura dei piedi palmati paperotti aumenta la superficie di attrito. Sembra un peplum pompeiano, con Sangiuliano-Maciste, a torso(lo) nudo che trattiene con la sola forza delle possenti braccia pariglie di cavalli. Intanto Giuli sbaratta la scrivania, la foto del Duce, quella di Giulianone Ferrara, la foto delle sue cravatte, la foto del suo sarto, la foto dei suoi stivali. Nota: Cara Maria Rosaria Boccia, ci dispiace che tra quelli che hai considerato epiteti appaia anche “sartina” che abbiamo pubblicato su MOW. Non ritenevamo e non riteniamo che “sartina” sia un insulto. Quando si lavora a un pezzo si dice “cucinare” o “imbastire”. Noi che scriviamo sui giornali siamo tutti sartine. E ne andiamo fieri. Comunque, se la cosa ti ha offesa in qualche maniera, ti chiediamo scusa. Compagna!