Dopo il Golden Globe per il miglior film straniero, “Drive my car” ha vinto anche l'Oscar per il miglior film internazionale, spegnendo le illusioni sul possibile successo italiano con “È stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino.
La pellicola, diretta da Ryūsuke Hamaguchi, è l’adattamento cinematografico dell’omonimo racconto di Haruki Murakami, contenuto nella raccolta “Uomini senza donne”. È incentrata sulla storia di Yusuke, un attore e regista di teatro distrutto dalla scomparsa dell’amata moglie, drammaturga che lavorata al suo fianco: a due anni da quel lutto gli viene chiesto di mettere in scena “Zio Vanja” di Čechov per un festival teatrale a Hiroshima e l’incontro con la giovane autista dell’auto che gli viene assegnata una volta arrivato nella città giapponese (una Saab 900 rossa, appunto, che nel libro invece è gialla, ma il cui colore è stato cambiato per un migliore impatto visivo nelle riprese) gli cambierà la vita.
“Drive my car” è la traduzione di “Doraibu mai kā”, titolo originale del film in lingua nipponica.
L’automobile è nel titolo poiché si tratta del fulcro attorno al quale ruota tutta la storia. L’incontro con quella autista, molto riservata, e la stessa macchina sono fondamentali nell’economia della trama, come già accennato.
A bordo della Saab 900 Yusuke si troverà a stabilire un legame sempre più profondo, chilometro dopo chilometro. Fino ad arrivare a qualcosa a cui non credeva sarebbe mai più arrivato, stabilendo un rapporto ben più significativo di quanto si potesse aspettare.
“Drive my car” è stato presentato in anteprima l'11 luglio 2021 in concorso alla 74ª edizione del Festival di Cannes (dove ha ottenuto il Prix du scénario, assegnato alla miglior sceneggiatura, e dove era in corsa per la Palma d’Oro, poi vinta da un altro film incentrato sulle auto, Titane, molto incentrato visto che la protagonista ci fa addirittura sesso rimanendo pure incinta).