Eugenio Borgna si è spento a novantaquattro anni nella sua casa in provincia di Novara, a Borgomanero. Psicologo dell’interiorità e rivoluzionari nell’ambito della psichiatria, Borgna è stato anche un sottile lettore di poesia e un fautore dell’interdisciplinarietà tra arte e scienza, in nome di una nuova medicina che affrontasse i fenomeni della psiche (letteralmente ciò che è fuori e si vede) come sintomi di una ferita interiore che ha bisogno dell’ascolto e del dialogo per guarire. Suoi L’elogio della depressione e Tenerezza e suo l’ultimo saggio, uscito quest’anno sempre per i tipi Einaudi: In ascolto del silenzio (2024). Per ricordarlo abbiamo scelto un passaggio di quest’ultima opera:
“Il silenzio è lo scoglio sul quale si arena la comunicazione. Come non distinguere, in un colloquio terapeutico, il silenzio, che nasce da una condizione depressiva, dal silenzio, che nasce invece dalla timidezza, e dalla insicurezza? Come non distinguere ancora il silenzio, che sgorga dal deserto delle emozioni, o dalla incapacità di ascoltare, e di creare una relazione di cura? Il silenzio entra a fare parte non solo di alcune forme di sofferenza psichica, ma di ogni forma di vita. Sí, il silenzio, ogni silenzio, ha brandelli di oscurità e di mistero, di sfida e di fascinazione, di salvezza e di inquietudine: come nelle parole sfolgoranti di Franz Kafka: «Ma le sirene hanno un’arma ancora piú terribile del loro canto, ed è il loro silenzio. Non è mai accaduto, ma forse non è del tutto inconcepibile, che qualcuno si possa salvare dal loro canto, ma dal loro silenzio certo no». La parola e il silenzio si intrecciano l’una all’altro nel costruire una comunicazione, che, allontanandoci da quella quotidiana, sia mediatrice di riflessione, e di meditazione, di attenzione e di ascolto.”