Se siete appassionati di Taika Waititi, ma Thor: Love and Thunder non vi ha particolarmente emozionati (e darvi torto è difficile), sappiate che con Chi segna vince, il regista neozelandese (che, ricordiamolo, si è aggiudicato un Oscar nel 2020 per Jojo Rabbit), ritorna in grande spolvero. Porta sul grande schermo una storia incredibile, una underdog story unica e piena di speranza che ruota attorno al coach olandese Thomas Rongen, interpretato da un sempre eccellente Michael Fassbender. Nel 2011, Rongen è chiamato a prendere in mano le redini della nazionale delle Samoa Americane, nota per una memorabile sconfitta contro l'Australia 31-0, niente meno che nelle qualificazioni ai Mondiali del 2002. Non riesco a trovare un solo buon motivo per non suggerirvi la visione di questa piccola perla del regista neozelandese. Amerete il film, sia che siate appassionati di calcio, sia che, al contrario, non sappiate nemmeno che in campo di solito si gioca in 11 per squadra. Il ritmo è incalzante, la trama (nota a tutti gli appassionati di sport) tiene incollati alla poltrona.
Scadere nel cliché, nel buonismo, nella retorica e controretorica degli emarginati che alla fine emergono nonostante tutto, ammettiamolo, era facilissimo. Ma nonostante non manchino scene toccanti ed emotivamente coinvolgenti, il racconto riesce a stare lontano da una caratteristica che renderebbe scadente qualunque cosa: la stucchevolezza. Chi segna vince è un film positivo, basato sul concetto di "ritrovare": un senso alla propria vita, un obiettivo, il piacere di giocare a calcio lontani dalle dinamiche tossiche dei grandi club. "Volete vincere? Siate felici". Rongen è il personaggio intorno al quale ruota tutto il film: all'inizio è meno dell'ombra di se stesso, un perdente con nulla da perdere e alla fine un individuo che vuole capire dove sta andando cercando di buttarsi alle spalle il passato. Taika cita Remember the Titans e Karate Kid omaggiandoli con estrema delicatezza, in punta di fioretto. "Siate felici" è il mantra che accompagna queste due ore di visione, che rimane in testa, alleggerendo lo spirito. Voto 9, solo perché il 10 l'avrei dato a un'opera più corale e meno concentrata sul singolo.