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Ecco perché Rebel Moon è un gioiellino, altro che space-opera…

  • di Ottavio Cappellani Ottavio Cappellani

23 dicembre 2023

Ecco perché Rebel Moon è un gioiellino, altro che space-opera…
Rebel Moon Parte 1 - La Figlia del fuoco è appena sbarcato su Netflix, presentando al pubblico un nuovo universo fantascientifico e no, non si tratta dell’ennesimo tentativo di space-opera ma di un vero e proprio gioiellino che porta la firma di Zack Snyder. Il film si conclude con un colpo di pistola che non è un finale, ma che apre a un nuovo film che già si preannuncia esplosivo…

di Ottavio Cappellani Ottavio Cappellani

La prima scena di Rebel Moon (Parte 1 – La Figlia del Fuoco) parte come l’ennesimo tentativo di space-opera e le balluzze ci cadono sulle Vans, e sono abbastanza certo che gli stroncatori seriali di questo gioiellino si siano fermati qui, alla “galassia lontana” con un CGI davvero scarso. Ma sapete, no, quei pezzoni metalloni che partono con un giro di pianola giocattolo o con una chitarrina lagnosa per poi prenderti a legante con i rullanti a catene strette? Quella prima scena è uno scherzo del genio (indipendente) di Zack Snyder ai boccaloni che pensano di avere capito tutto dai primi due minuti. Perché subito ci rendiamo conto di trovarci di fronte un buon, vecchio, già visto (così li vogliamo, i canoni) western, con un’estetica da cinema indipendente, proprio come ci aspettiamo da Zack che ha reboottato “L’alba dei morti viventi” e che ha girato un peplum (“300”). Perché c’è il villaggio dei contadini con una strepitosa Sofia Boutella che ara il campo al tramonto, c’è una biondina in stile mormone (Charlotte Maggi), c’è da fare i conti con il grano, ci sono le casettine di legno da pionieri e c’è lo scassaminchia cattivo che arriva con le astronavi che sembrano i cavalli del mucchio selvaggio de “Il mio nome è nessuno”, e la faccia nazistella di Ed Skrein che vuole il raccolto.

Rebel Moon (Parte 1 – La Figlia del Fuoco)
Una scena tratta da Rebel Moon (Parte 1 – La Figlia del Fuoco)

Ed è qui che patono “I Sette Samurai” diventati “I magnifici Sette” in una atmosfera da supersballo: un mischione godurioso di “1999 – Fuga da New York”, “Interceptor / Mad Max”, con una spruzzata abbondante di cyber-steampunk tra “Matrix”, “Detective Stone” e dove l’unica, ma l’unica cosa, presa da Star Wars è il bar, o meglio: il saloon. Sì, c’è anche un po’ di “Guardiani della Galassia” e un “finto” Han Solo, ma come divertissement, dove le citazioni infine non sono mai come sembrano. Perché invece parte, e davvero, il “reclutamento” dei “magnifici”, un condottiero, una spadaccina orientale, un principe guerriero che doma gli ippogrifi, e la solita e immancabile superpistolera che ha deciso di darsi alla vita della fattoria ma, si sa, poi i cattivoni vogliono per forza la loro dose di calci in culo e allo vabbè, prendiamo di nuovo la pistola anche se era avvolta nel panno (John Wick). È una girandola di citazione per supernerd, con un andamento e un’estetica che in Netflix si possono permettere quell’andatura non perfettina bensì strepitosamente claudicante, come quando arrivavano i carri (western) portando la compagnia che recitava Shakespeare e che avevano immancabilmente una ruota ovalizzata, perché da quella piccola imperfezione ti accorgi che stai per essere sparato nello “spazio” dell’immaginifico e dell’immaginario nerd. Infine, uno splendido regalo: come in ogni sceneggiatura degna di tale nome il mostrone alla fine risorge. Di solito si sbriga la pratica con l’ennesimo colpo di pistola e poi si festeggia. Qui no: l’ultimo colpo di pistola è addirittura un nuovo film, una seconda parte, una “Fuga da Los Angeles”, con un titolo che dice tutto: “Rebel Moon – La Sfregiatrice”.

Buona Natale Nerd!

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