Dovevano essere solo foto promozionali in bikini, niente di volgare o particolarmente ammiccante. Marketing discutibile e decisamente antipatico, certo, ma comunque accettabile per una ragazza consapevole di essere particolarmente bella oltre che molto talentuosa al volante. Aveva pensato così Emma Kimiläinen, pilota finlandese che oggi partecipa alla W Series. Compromessi delle corse, verrebbe da dire, pur senza giustificare assolutamente una richiesta che all’epoca dei fatti, dieci anni fa, un team che partecipava alla Indy Lights non ebbe scrupolo di farle.
Era all’inizio, voleva dimostrare di saperci fare con le macchine da corsa e l’idea di un paio di scatti in bikini, pur turbandola, non le era sembrata troppo assurda. Lo ha raccontato la stessa Emma, ad un podcast spagnolo, facendo emergere una storiaccia che dimostra come anche nel mondo dei motori siano state scritte brutte pagine di sessismo. Tanto che quel racconto ha fatto il giro del mondo e una confessione pubblica è diventata, di fatto, una denuncia verso la necessità di lavorare ancora sul fronte della parità di genere.
“All’epoca – ha raccontato la pilota finlandese – tutto mi era sembrato particolarmente strano. Non mi era piaciuta la richiesta, ma avevo deciso di valutarla perché in fondo in quel momento non mi era sembrato che mi si chiedesse qualcosa di inaccettabile. Ma volli chiarire bene prima di firmare e venni a scoprire che le foto, in realtà, dovevano essere in topless e che lo sponsor di quel team sarebbe stata una rivista erotica per maschi. A quel punto rifiutai, chiaramente, non se ne fece niente e non ottenni l’ingaggio”. Fine delle corse, per quattro anni senza un volante.
Di quell’episodio non ha parlato per molto tempo, fino alla confessione di qualche giorno fa e ai tantissimi messaggi di solidarietà ricevuti in questi giorni. "Non ho parole per la quantità di sostegno ricevuto – ha scritto su Twitter - È incredibilmente difficile dire cose del genere perché rischiano di influenzare negativamente la tua carriera. Non penso a cosa succederà e non mi lamento. Il mio viaggio non è ancora finito, corriamo!"
Oggi Emma Kimiläinen è uno dei pilastri della W Series e riconosce che anche nel mondo dei motori sono stati fatti importanti passi in avanti nell’atteggiamento nei confronti delle donne che corrono in auto o che comunque gravitano nell’ambiente: “Fortunatamente oggi quell'offerta sembra assurda e sbagliata – ha concluso Emma - ma dieci anni fa il mondo era abbastanza diverso rispetto ai diritti delle donne e l'uguaglianza in generale. In competizione c'erano ragazze e donne alla griglia poco vestite che mostravano un'immagine sessista associata all'industria automobilistica. Anche se la prendo con umorismo come una delle cose folli che mi sono capitati in questi anni, mostra l'importanza del lavoro che la Serie W ha fatto e sta facendo per migliorare l'uguaglianza e la diversità in questo sport, in cui le radici di una diversa immagine della donna sono molto profonde".
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