Negli anni, con gli iPhone e gli smartphone con fotocamere sempre più tecnologiche, ci siamo tutti sentiti un po’ fotografi. Forse, la definizione più corretta sarebbe “fotoamatori”. Ci piace poter raccogliere le nostre esperienze attraverso le immagini e, a volte, è molto più semplice esprimersi con una foto che con le parole. Una fotografia racconta la nostra prospettiva, singola e unica. Ci saranno altre foto uguali, certo, perché “un tramonto è sempre un tramonto”, ma sarà l’esperienza, la storia che c’è dietro, a rendere lo scatto personale e in qualche modo irripetibile. Di mostre, a Milano, se ne possono visitare a decine ogni settimana. Ma nessuna, in queste ultime settimane, aveva catturato la mia attenzione come “Doppia uso singola”, la “mostra di fotografie” (e non “una mostra fotografica") di Colapesce (sì, proprio il cantante) alla Galleria Patricia Armocida. La distinzione tra “mostra di fotografie” e “mostra fotografica” è sottile, ma spiegata dall’artista stesso: “Non ho titoli né esperienze per definirmi tale, e non ho alcuna velleità di farne un mestiere. Sono un semplice fotoamatore: compro i cataloghi che mi interessano e vado alle mostre; così come vado al cinema e mi abbono a piattaforme di streaming, anche se, come voi, nell’abbondanza non trovo mai nulla da vedere”.

Lorenzo Urciullo, in arte Colapesce, ha iniziato a postare su Instagram, dal 2012, gli scatti presenti in mostra. Foto in formato quadrato, come non se ne vedono più così spesso, che da “catalogazione di vita” diventano qualcosa di più. Un racconto intimo del passaggio dall’adolescenza all’età adulta, con quella “doppia uso singola” che se viaggiate per lavoro vi sarà capitato di sentire. Ma anche uno spaccato di vita in tour, in quella quotidianità che appartiene a chi fa musica, passando molto tempo in camere d’albergo e lontano da casa. E negli scatti non appare mai nessuno. La presenza umana è percepibile, senza però essere spettrale. Nella serie “Giorni sfiniti”, che raccoglie fotografie realizzate in Sicilia, si intravedono le azioni dell’uomo, raccontate da Colapesce con ironia. Negli scatti, disposti ordinatamente nelle due grandi sale della Galleria Patricia Armocida, possiamo ritrovare quella curiosità che ci spinge, spesso, a fotografare tutto ciò che troviamo buffo, incomprensibile, ma allo stesso tempo meraviglioso. Con le sue foto il “fotoamatore” Colapesce riesce a costruire una narrazione che ci parla di crescita, solitudine, ma anche legame con la terra d’origine. Una “mostra di fotografie” che ci ricorda anche che il mezzo con cui scattiamo non è certo secondario, ma siamo noi a imprimere nell’immagine un racconto, una volontà, quel qualcosa di intangibile che rende le fotografie speciali e importanti, almeno per noi. “Doppia uso singola” è una raccolta, un catalogo di esperienze, una storia per immagini di anni di vita e trasformazione. Sarà visitabile fino al 27 giugno e noi vi consigliamo di farvi un favore: sfidate il caldo e immergetevi, per tutto il tempo che vi è necessario, in “Doppia uso singola”.

