Fabio Fazio è riuscito ad avere il Papa ospite (in collegamento) a “Che tempo che fa” su Rai3. Un gran bel colpo. Complimenti. Qui, più o meno, si esaurisce la parte positiva, perché dal punto di vista giornalistico (e anche della conduzione televisiva) lo spettacolo non è stato certo edificante.
Fazio è noto per essere di per sé ossequioso con chiunque arrivi nel suo programma, quindi anche chi non ha visto la puntata può immaginare quanto “adorante” sia stato con il pontefice. Fazio non è certo famoso per la puntigliosità delle sue domande, e i pochi quesiti posti a Bergoglio (molti meno dei continui “grazie”) non hanno certo fatto eccezione: il più “duro” è stato probabilmente “che dischi ha comprato?” E, volendo essere maligni (ma noi non vogliamo), si potrebbe quasi pensare che ci sia un qualche collegamento tra lo stile del conduttore e il prestigio degli ospiti che accettano di prendere parte, indisturbati, alla trasmissione.
Il Papa, involontariamente soverchiante anche nell’inquadratura, ha sostanzialmente monologato, senza essere “ovviamente” né incalzato né arginato, ma nemmeno guidato, tanto da trovarsi in alcuni momenti apparentemente spaesato dall’assenza di un interlocutore propriamente detto. Anche a livello di ritmo e di brillantezza, oltre che dal punto di vista dell’umorismo, è stato Bergoglio – fa specie dirlo, visti i ruoli – a fare la figura migliore.
Fazio, più che il conduttore di un programma su una rete teoricamente laica e progressista come Rai 3, sembrava un prete su una tv parrocchiale, e chissà come si è sentito quando il Papa ha criticato il clericalismo e parlato del marcio che può nascondersi sotto la rigidità. Nel finale di “intervista” (non la si può onestamente definire tale), la situazione è ulteriormente sfuggita di mano: “Lei non è soltanto una luce per il mondo – ha detto Fazio – ma è una luce sempre accesa”. E poi: “Grazie aver pregato durante la pandemia per tutti noi”.
Fino alla tragicomica conclusione:
- Filippaaaaa aiutami tu
- Che emozione. E come ogni domenica è con noi il professor Burioni.
E non occorre dire altro.