Virologi ovunque. Virologi in tutti i programmi tv, virologi sui social, virologi sulle riviste di gossip, virologi alla Partita del cuore e ora virologi persino al festival del cinema di Venezia. Quant’è virale il virologo italiano. E chissà se in tutto questo propagarsi avanzerà anche il tempo per lavorare. Sicuramente sì, perché i nostri virologi sono bravissimi. E non importa che in un anno e mezzo abbondante di pandemia ne abbiano azzeccate ben poche e che si siano più volte contraddetti. Non importa perché sono bra-vis-si-mi e indispensabili al grande pubblico, in ogni occasione, come dimostra la sfilata sul red carpet della 78ª Mostra internazionale d’arte cinematografica (tra premi Oscar, stelle, stelline e modelle) di Roberto Burioni, già ospite fisso di Fabio Fazio a Che tempo che fa sulla Rai e virologo social che più social non si può.
Che ci faceva Burioni a Venezia? “Sono qui anche per testimoniare l’importanza delle vaccinazioni”, ha detto il professore ordinario di microbiologia e virologia del San Raffaele di Milano prima di entrare nella Sala Grande del Palazzo del Cinema per la cerimonia. Ah, ok. Una dichiarazione incontrovertibile, una missione chiara e verificabile, alla faccia di chi può aver pensato che si trattasse di un caso analogo a quello dell’altro infettivologo-star Matteo Bassetti, che al settimanale Chi aveva dichiarato “Non nascondo che la telecamera è una droga” e “mi piace piacere”. Chissà che invidia, allora, dopo aver visto Burioni che testimoniava l’importanza delle vaccinazioni in smoking sul red carpet.
C’è però a chi, ahilui, la testimonianza veneziana di Burioni non è piaciuta. No, non è un no-vax e non è nemmeno uno che storce il naso di fronte al presenzialismo dei virologi. Anzi, è un virologo e pure tra i più presenzialisti: è Fabrizio Pregliasco, che con Burioni e Bassetti forma il tris di professori mediatici per eccellenza.
Nel corso di un dibattito pubblico a Pistoia durante il quale si è confrontato con Daniele Capezzone, Pregliasco, richiesto di un parere sulla presenza del collega al festival di Venezia, si è espresso in maniera perentoria contro Burioni. “Ci sarebbe mai andato lei professore?”, gli è stato chiesto. E lui: “No, no, sicuramente no”. Pregliasco ha poi sorriso anche all’invettiva di Capezzone: “Io mi auguro che anche altri esponenti del mondo dell’informazione, dei giornaloni vadano dove meritano: all’Isola dei famosi… Ci sono tanti luoghi dove possono esprimersi, intrattenere, ma dopo la prova che hanno dato in questi venti mesi meritano, a braccetto con alcuni virologi, di prendersi una pausa, e di dare anche a noi una pausa, diciamo, no?”
Tra chi purtroppo per lui non ha colto lo spirito edificante della sfilata veneziana di Burioni c’è pure il regista Paolo Galassi: “Burioni sul red carpet di Venezia – il suo commento – è la cosa più triste nella storia delle cose piu tristi di questa epoca surreale e incomprensibile. Prima lui, e quelli come lui, mettono in ginocchio l’industria cinematografica con protocolli impercorribili ai più, poi va a sfilare nel tempio del cinema con il sorriso stampato in faccia. Se non ci fosse da piangere, verrebbe da sganasciarsi”.
“Com’è triste Venezia, di sera, col virologo”, canterebbe oggi il grande Aznavour, se, ahilui, fosse come Pregliasco e Galassi.