“Prima di avere un tumore avevo un obiettivo in soldi, era di 200 milioni. Ora non me ne frega più niente. Mi sono detto che non ha senso, e sai perché? Perché metti che arrivi a 200, poi vuoi sempre di più, poi sono 300, poi 400. Poi arrivi al miliardo e comunque ti rendi conto che quello non è il fine”. Questa è una storia triste, la storia di una persona malata che, senza stupore, ha raccolto l’interesse di molti, tra fan e non. Non serve provare stima per esternare e un po’ di empatia verso chi affronta un male.
Questa è la storia di un male, curabile e fortunatamente curato. Una malattia che è stata però curativa al punto da far sparire un plausibile disturbo da accumulo (disposofobia) che si riversava nell’accumulo di soldi, soldi e ancora soldi: “Prima di avere un tumore avevo un obiettivo in soldi, era di 200 milioni. Ora non me ne frega più niente”.
Questa è una storia di soldi e salute, la quale, per usare una frase fatta, è più importante del denaro almeno fino a quando non ci si rende conto che la salute senza soldi è una mezza malattia. Allora si ringrazia di averne, e in taluni casi di possederne tanti da non doversi preoccupare di moltissime cose.
Questa è la storia di chi si preoccupa che il suo sogno, il suo obiettivo di vita, ad esempio i famosi 200 milioni - da capire se facendo il cantante o l’imprenditore - non venga distrutto da una malattia. Così, con spirito imprenditoriale degno del “Cavaliere” al tempo della “Milano 3”, si assicura che un altro pezzo dello sparito si scriva, si produca e si completi, prima che sia troppo tardi. “Tre giorni prima dell’operazione per la rimozione del pancreas ho deciso di andare in studio a registrare le voci di questa canzone a cui stavo lavorando prima che la mia vita cambiasse così repentinamente, credo di averlo fatto un po’ per distrarmi da tutto quello che mi stava accadendo ma anche perché non avrei saputo le condizioni successive all’intervento e se mai sarei stato in grado di cantare nel breve periodo.”
Questa è la storia di Fedez, che grazie o a causa della sua malattia al pancreas ha capito che per fare l’imprenditore/cantante bisogna toccare i tasti giusti ed ecco che allora si mostra così Fedez al pubblico social. “Appena dimesso, lo stesso giorno sono tornato in studio con Leo. Ho condiviso con lui tutto il processo di arrangiamento e chiusura del brano proprio perché la vita senza amore dimmi tu che vita è.
Avere lui al mio fianco riusciva a farmi dimenticare dei lancinanti dolori post operatori. La nascita di questa canzone mi ha fatto capire quanto sia importante la musica nella mia vita, di quanto sia quasi un bisogno vitale, la parte più profonda di me e voglio dedicarla a mia moglie, ai miei splendidi figli e a tutte le persone che ci hanno lavorato. Perché senza di loro non avrei mai trovato la forza di accendere quel microfono. Perché anche se sono solo canzoni, le storie che ci sono dentro sono profonde come le cicatrici della vita.”
Tutto bellissimo, parole toccanti che avranno fatto piangere milioni di fan, ma davvero serviva tutto questo? Davvero caro Fedez avevi bisogno di spiattellare un male simile per attirare ancora l’interesse dei fan? Pensa quanto sei fortunato, puoi permetterti le migliori cure grazie al denaro che hai meritatamente guadagnato, guai a chi dice il contrario, e guai a chi minimizza la tua malattia, ma davvero la cosa più urgente alla quale hai pensato nei 3 giorni prima dell’operazione è stata correre in studio per registrare quel singolo?
Su una cosa però possiamo essere d’accordo tutti quanti, Fedez nel documentario “Ferragnez” ha dichiarato di voler fare l’imprenditore e dunque diamogliene atto: è sicuramente uno dei migliori imprenditori di quel mainstream becero che fa venire nostalgia dei tempi in cui si parlava solo di covid.