Fedez ha un nuovo dominio. No, non il dominio del mondo (quello deve essere stato un presente che la mogliettina Chiara gli ha fatto trovare sotto l’albero lo scorso Natale). Nelle ultime ore, rimbalza per il web una notizia di cui sembra impossibile non parlare: Federico Lucia ha acquistato il dominio Fedezelezioni2023 e questa mossa, notata in primis dal sito del Corriere, potrebbe aprire la strada a una sua prossima ventura discesa in politica. Un po’ come fece Kanye West che si autoproclamò in corsa alle ultime Presidenziali americane portandosi a casa, nell’ordine: 60mila voti, il divorzio dalla moglie Kim Kardashian e l’ammissione di essere affetto da disturbo bipolare. Ma restiamo a casa nostra: Fedez in politica? C’è davvero da scaldarsi tanto? Visto che il giornalismo nostrano tutto si è preso una sbronza sull’argomento, andiamo a disquisire sul perché, almeno per il momento, ci sia da mantenere del sano sangue freddo in merito. E soprattutto a immaginarci quali sarebbero i ministri del primo Governo Federico Lucia.
Innanzitutto, partiamo da due cose che nessuno, nella febbre da clickbait, sembra aver sentito il bisogno di precisare: comprare un dominio per il proprio sito personale, che sia in promozione della sartoria di vostra zia Abelarda o il nome di un blog sull’amore che nutrite per gli struzzi, ha un costo che va dai 2 ai 20 euro. Roba che Federico Lucia, a volerlo fare, potrebbe assumere qualcuno per aprirne 200 al giorno solo per far impazzire la stampa: Fedezsumarteconelon.com, Fedezsigrattalenatiche.org, FedezhasparatoaKennedy.lol, Fedezperfratelliditalia.it e così via. Sì, sarebbe magnifico anche più di quella volta che si dimenticò le scarpe nel frigorifero. Il secondo dettaglio - parimenti rilevante - è che l’onerosissimo (sarcasmo) acquisto sarebbe stato fatto da una delle società di Fedez (Mr. Lucia ha più società che tatuaggi, per intenderci), la Zdf. Dal nome, risulta giusto una certa consonanza con le zone a traffico limitato milanese e niente più. Ma andiamo a vedere cosa ci sia dietro questa sigla che oggi vi sarà uscita pure dal tostapane.
La Zdf è una branca della Zedef Srl, la società gestita dalla mammà del rapper che oltre ad averlo messo al mondo, ha scelto di fargli da manager. Bene, la Zdf nasce dalle ceneri della Newtopia, prima etichetta discografica, poi agenzia scouting per webstar e infine più nulla dato il bisticcio con l’allora socio (non solo in affari) J-Ax che si fece liquidare dal business per la modica cifra di 100mila euro. La Zdf che, lo ribadiamo, non è una Ztl, ha lo scopo di seguire tutte le attività legate a “edizione, produzione di registrazioni sonore, management, diritti di immagine e commercializzazione" del rapper. Potrebbe rientrare anche la politica in questa dicitura? Forse, stiracchiata per i capelli. Ma la vera domanda è: e anche fosse?
L’idea di Fedez Premier fa ridere già al solo pensiero. È vero che il rapper non perde occasione per entrare nel dibattito politico, basti guardare il discorso di endorsement al DDL Zan (che poi non è comunque passato in Parlamento) dal palco del concertone del primo maggio o le miriadi di volte in cui bisticcia con Salvini sui social. Il tutto mentre non gli riesce di essere politicamente rilevante dal 2014 quando scrisse Non sono partito, inno del Movimento 5 Stelle che, per sua stessa ammissione, faceva schifo pure a Beppe Grillo. Di più, Fedez non è riuscito nemmeno a farsi votare. Ci spieghiamo meglio: l’ultima edizione del Festival di Sanremo lo vedeva come superfavorito alla vittoria grazie all’immenso seguito social (13 milioni di follower lui, 25,4 la sua gentil consorte). Ecco, con numeri del genere (e lo strenuo endorsement della Ferragni che incitava a votarlo tramite storie Instagram) non vincere la kermesse era un’impresa praticamente impossibile. Praticamente impossibile ma compiutissima, visto che il rapper (in coppia con la Michielin se qualcuno ci avesse mai fatto caso) si vide soffiare il gradino più alto del podio dai Maneskin che ora sono star internazionali grazie al sapiente copia e incolla degli outfit dei Cugini di Campagna. Ma questa è un’altra storia. L’attualità, oggi, ci impone di pensare a roba davvero fantasmagorica e cafonissima tipo Fedez al G8 pronto a misurarsi coi grandi della terra, sì, ma appena finisce la live su Twitch con Cicciogamer. E dagli un attimo, Joe Biden che qui è tutta monetizzazione.
Nel multiverso che ci si para davanti (e che al momento val la pena di considerare come una barzelletta perché questo è), ci immaginiamo dunque Fedez Presidente del Consiglio (un giorno impicciato non da cene eleganti ma da scorribande di compleanno al Carrefour di Citylife), con la sua first lady Chiara Ferragni (perché no?) a capo della Repubblica. Per quanto riguarda i Ministri, via al totonomi: Maneskin agli Esteri, Luis Sal agli Interni, Orietta Berti Ministra dello Sport (con delega alla nautica), Achille Lauro alle Pari Opportunità e Leone Lucia, nel 2023 oramai cinquenne e iscritto alla scuola dell’obbligo, all’Istruzione. Uno vale uno ma poi te ne restano mille: Marco Montemagno a Economia e Finanza, J-Ax, per dispetto, alle politiche agricole, Selvaggia Lucarelli alla Giustizia, Giacomo Urtis alla Salute, Federico Fashion Style ai Beni Culturali e Conor McGregor alla Difesa. Portavoce ufficiale del premier Fedez, una a caso delle sorelle Ferragni, magari a turno. Per i cittadini tutti, una Lamborghini omaggio perché “L’Italia è il Paese che amo”, come diceva qualcuno, e oramai se si promettesse di cancellare la disoccupazione creando milioni di posti di lavoro non se la berrebbe nemmeno la protesi mammaria destra di Francesca Cipriani.
C’è un limite a tutto, anche all’engagement. Il dominio Fedezelezioni2023 è diventato una notizia più pressante di una vuvuzela semplicemente perché i media hanno deciso che fosse importante. Si contano già i primi politici e intellettuali a commentare il (non) misfatto: in prima linea Sgarbi che sciabola morbidissimo epitaffiando “fonderà il nuovo Psi, il Partito degli Stronzi Italiani”. Ed è proprio il critico d’arte a cogliere lo spirito giusto: a meno che non bramiate una fornitura a vita di smalti fluo, l’eventualità che Fedez possa o debba entrare in politica non è più della sinossi di una serie italiana fantascientificamente divertente, una roba che non si vede dai tempi di Boris. Se avete voglia di stracciarvi le vesti o strapparvi i capelli, fate pure. L’indignazione per ogni cosa, oltre a essere linfa vitale nel mondo social, toglie tutto il divertimento. All’interno delle vostre bolle, un “bel chissenefrega non fu mai scritto”. Quindi ci proviamo, umilmente, noi: Fedez scenderà in politica? E chissenefrega!