La primavera inizia con un omaggio a Gianfranco Funari, a 90 anni dalla sua nascita. Il 21 marzo Sky Documentaries manderà in onda alle 21.15 il documentario Funari Funari Funari che racconta vita e carriera del mitologico conduttore televisivo, maestro di tantissimi volti noti della televisione nostrana da Paolo Bonolis a Piero Chiambretti. L’abbiamo visto in anteprima durante il Carnevale di Viareggio, partecipando alla prima edizione del Premio Funari, quest’anno assegnato a David Parenzo. Dire che la vita, non solo lavorativa, di Funari sia appassionante, tra ascese e cadute, non rende minimamente l’idea della portata storica e umana del personaggio. Bistrattato, elogiato, provocato e provocatore, Funari è rimasto sempre in pista, pronto a raccontare e soprattutto a dare voce alla gente comune che, per primo, ha portato in tv (malgrado fossero in pochi a credere che questo “esperimento” potesse funzionare).
Con l'occasione dell’anteprima del documentario, frutto del lavoro della Libero Produzioni Tv di Marco Falorni e Andrea Frassoni, abbiamo avuto il piacere di incontrare Rossana Seghezzi, prima moglie dello storico conduttore tribuno del popolo. Rossana è irresistibile: di una vitalità disarmante, parla pane al pane e centra sempre il punto. Autrice del libro biografico “Amame de meno”, in cui racconta i suoi due decenni passati accanto a Gianfranco, non abbiamo potuto non cedere alla tentazione di scambiare due chiacchiere con lei, tra i protagonisti del documentario Sky, per un’intervista da non perdere. 360 gradi di conversazione sull’amore, gli irriconoscenti, quelle sofferenze che sembrano definitive e le inaspettate rinascite. Una cosa è certa (e lo ammette lei stessa): tra gli anni Ottanta e i Novanta, Funari e Seghezzi erano i Ferragnez. O, perché no? I Funaghez. “Però oggi se potessi parlargli gli direi che è uno stronzo”, scherza affettuosamente Rossana. Che non hai mai smesso di volergli bene. Come tutti noi.
Rossana, siamo qui al primo Premio Funari. Impossibile non chiederle chi siano, a suo parere, gli eredi televisivi di Gianfranco…
Questa è una domanda difficile. Non seguo molto la televisione, so che esitono programmi simili a quelli che faceva Gianfranco ma non li seguo. Preferisco i film e i documentari.
Non si perde molto, gliel’assicuro. Ha visto però nascere dei personaggi oggi molto famosi nella tv italiana. E li hai visti nascere proprio grazie a Gianfranco Funari…
Un esempio lampante è Paolo Bonolis. Mi ricordo che quando era ragazzo e faceva Bim Bum Bam, veniva in studio da Gianfranco e lo diceva apertamente: “Vengo qui per imparare quello che posso”. Si metteva dietro alla telecamera, in un angolino e guardava prendendo appunti. Credo che abbia assorbito molto, basti vedere le due tribune dello studio di Ciao Darwin.
Bonolis, come Funari prima di lui, è tra i conduttori che oggi portano la “gente comune” in televisione. Si ricorda come nacque questa idea di Gianfranco?
Mi ricordo soprattutto quanto non fu facile farla accettare alle tv, sulle prime. Per esempio “Torti in faccia”, la primissima trasmissione che Gianfranco fece su TeleMontecarlo, lui l’aveva prima proposta in Rai. La risposta, però, fu un netto rifiuto (con tanto di manina sulla spalla). Gli dissero: “Funari, lei si illude. La gente non andrà mai a parlare in televisione. Si intimidirebbe”. Lui non si scoraggiò: avendo già immaginato questo possibile problema, adottò una “furberia” tecnica: mettendo le telecamere alle spalle delle persone, queste non si sarebbero quasi rese conto di essere riprese. E così, infatti, è stato. E ha anche funzionato, come si può vedere ancora oggi.
C’è qualcuno tra gli “allievi” di Funari che si sentirebbe di definire “irriconoscente” nei suoi confronti?
Guardi, basta dire che al funerale di Gianfranco non ci fossero personaggi famosi della televisione. Eccezion fatta per, da quel che ricordo, per Piero Chiambretti e un paio di altri nomi. Per il resto, l’unico che ho trovato davvero riconoscente è stato Paolo Bonolis. Non lo conosco personalmente, non è che siamo amici. Lo dico solo perché è vero.
Nonostante gli allievi, Funari in vita si è tirato dietro molte critiche…
Sì. Ma le critiche venivano da persone che non avevano idea di chi fosse e da quelli che snobbavano la televisione in generale. Perfino Aldo Grasso, suo acerrimo detrattore, col tempo ha ammesso di essersi ricreduto. Però c'è una cosa che ho sempre trovato molto divertente: mi sono spesso sentita dire, in merito ai programmi del mio ex marito: “No no, per carità! Io quelle robe non le guardo mica!”. In genere, cinque minuti dopo sorprendevo quelle stesse persone a chiacchierare di quell’intervista fatta da Gianfranco, di un suo intervento in puntata… E menomale che non lo guardava nessuno, eh?
Mi sta raccontando un atteggiamento che trovo molto simile a quello che oggi esiste nei confronti dei programmi di Barbara d’Urso… Mi concede questo paragone?
Assolutamente sì! É proprio la stessa cosa che accadeva con Gianfranco: nessuno guarda i programmi della d’Urso, non sia mai! Però il giorno dopo, puntualmente, tutti ne parlano.
Ecco, parliamo adesso invece della sua storia d’amore con Funari. Com’è cominciata?
Allora, io e Gianfranco ci siamo conosciuti grazie al mio primo marito.
Ah.
Sì sì, mi ero sposata a 23 anni dopo aver frequentato la Scuola de La Scala di Milano. Amavo danzare, ma lì era un ambiente tutto rigorosamente femminile. A quel tempo ero una specie di scuola di clausura, in pratica. Non avevo alcuna esperienza quando ho conosciuto quello che sarebbe diventato il mio primo marito. Mi ero infatuata e basta ma, all’epoca, non avevo i mezzi per capirlo. Soltanto quando ho conosciuto Gianfranco, ho scoperto cosa fosse davvero l’amore.
Ma torniamo alle presentazioni…
Ecco, il mio primo marito aveva cominciato a partecipare alle prime puntate di Torti in faccia. Ed era davvero entusiasta di Gianfranco. Tanto da volermelo assolutamente presentare. Finché un’estate ha insistito al punto da convincermi ad andare in vacanza tutti insieme a Montecarlo. Lì, lo vidi per la prima volta.
E fu colpo di fulmine?
Ma va! Sicuramente ero affascinata da Gianfranco in quanto personaggio televisivo, ma sapevo bene di essere sposata e non mi accarezzò nemmeno il pensiero. Tra l’altro, anche lui era a Montecarlo con la fidanzata dell’epoca.
Quindi cosa ha fatto cambiare la situazione?
Ci siamo rivisti, sempre in compagnia di un nutrito gruppo di amici, anche una volta tornati a Milano. Un giorno, mentre stavo per andare a Chianciano con la mia bambina per una visita ai miei genitori, squilla il telefono: era Gianfranco. Mi disse: “Ho capito che tu mi interessi molto”. Rimasi di gesso.
E dunque è rimasta a Milano?
Ma non ci ho pensato nemmeno per un secondo! Ovviamente, sono partita. Ma durante quei giorni a Chianciano, ho riflettuto su quanto mi avesse detto Gianfranco al telefono e… ho capito che anche per me fosse lo stesso. Tornata a Milano, dopo una raffica di telefonate quotidiane, è iniziata la nostra storia.
E il primo marito come la prese?
Eh, lui lo informai subito della situazione. Ancora prima di incontrare Gianfranco a Milano. Non la prese bene, ma alla fine aveva fatto tutto da solo, insistendo pure per farci conoscere. In ogni caso, la storia tra me e lui sarebbe finita lo stesso e lo sapeva bene.
Poi, con buona pace dell’ex, la storia tra lei e Gianfranco è andata avanti: vi siete sposati nel 1987. Com’è stata la proposta?
Ci siamo sposati dopo sette/otto anni di convivenza. Io oramai non mi aspettavo più che me lo chiedesse. Un giorno, in auto sulla Cisa verso la Liguria, cominciò a scherzare: “Pensa cosa direbbero i miei se ci dovessimo sposare! O anche i tuoi! O mio cugino Marcello!”. Io la presi come un gioco per ingannare il tempo del viaggio e ridemmo molto insieme. Una volta arrivati a destinazione, ho capito che stesse parlando seriamente. Anche perché, da lì, l’ho visto iniziare a programmare le cose per le nozze. E io con lui. Per tutto il tempo non ero del tutto sicura che non stesse ancora scherzando.
Invece vi siete sposati davvero. Che ricordi ha del giorno del matrimonio?
Fu una cerimonia in via Palestro, a Milano. Non posso dimenticare Paolo Limiti, mio testimone di nozze, che continuava a guardarmi di quando in quando per vedere se piangessi dalla commozione. Poi, tra ricevimento e luna di miele è stato tutto incredibile!
Ci racconta?
Ma certo! Allora, il viaggio di nozze è stato in macchina. Come la proposta.
In che senso?
Gianfranco il pomeriggio stesso della mattina in cui ci siamo sposati, aveva le prove della nuova trasmissione. Quindi da via Palestro siamo andati in Rai con la macchina noleggiata per il matrimonio. Una volta lì, era stato allestito un piccolo rinfresco. Pensa che la torta ce l’aveva portata, all’ultimo minuto, il gestore del bar lì vicino agli studi Rai. L’abbiamo mangiata coi tecnici e i collaboratori del programma. Dopodiché, non potevo certo stare lì vestita da sposa: Gianfranco è andato in studio a fare le sue prove.
E lei?
Io niente, ho preso un taxi, sono tornata in albergo e lì mi sono cambiata per poi tornare in studio in “abiti civili”. Però ci sono tante foto di me con il vestito da sposa. Quel giorno in Rai erano venuti moltissimi giornalisti e fotografi apposta per noi.
Infatti, come si vede nel documentario, a quei tempi vi capitava spesso di essere sulle copertine delle riviste di gossip. Sempre felici e innamorati, tra l’altro. Si può dire che, al netto del fatto che all’epoca non esistessero i social, voi foste i Ferragnez?
Non è un paragone azzardato, anzi! Avevamo quasi ogni settimana servizi concordati con le principali testate di cronaca rosa: Novella 2000, Stop, Grand Hotel ecc. In pratica, ovunque. Facevamo vedere la nostra vita di tutti i giorni: la casa in Liguria, le macchine e il nostro tran tran. Quello era, insomma. Anche perché non vivevamo da vip: non amavamo molto le serate mondane. A parte i due giorni in cui andava a Milano per registrare le sue trasmissioni, poi, stavamo insieme h 24. Certo, lavorava molto anche da casa ma era una bellissima vita di coppia. Anche perché il Gianfranco che ho conosciuto io era vero, ben disposto, totalmente diverso da quello che è diventato dopo il nostro divorzio. Chiaramente, non l’ho frequentato molto da quando ci siamo lasciati in poi, però da quel che potevo vedere, era come se avesse subito una metamorfosi…
Ecco, veniamo alle cause del divorizio…
Fu uno choc. Il giorno di Natale, eravamo tutti a tavola. C’erano anche le nostre figlie. Una situazione di totale tranquillità. A un certo punto, cerca il pretesto per una lite e se ne esce sbattendo la porta. Tempo dopo, appresi che se ne fosse andato via in quel modo, per raggiungere una truccatrice di cui si era infatuato. Da quel giorno, sono stati insieme poi un annetto, mi pare.
Lo credo bene. Non aveva avuto sentore di questa storia parallela?
Io assolutamente no. Ma ricordo che un giorno, quando ero andata in studio a vedere una registrazione, la sarta del programma mi disse: “Venga più spesso da queste parti, signora. Qui è pieno di gatte morte”. Ovviamente, io piena di fiducia nel prossimo e soprattutto in mio marito, non colsi per niente l’antifona.
È mai tornato sui suoi passi?
Sì. Dopo un annetto circa da quel Natale, mi chiese di tornare insieme. Lo mandai al diavolo.
Immagino fosse ancora arrabbiata…
No, ma non lo mandai al diavolo per rabbia. Semplicemente, mi aveva messo in una posizione difficile: quando se ne andò, mi lasciò da sola a Milano, dovevo non conoscevo nessuno a parte i suoi amici, e mi fece pure terra bruciata intorno. Non voleva che i conoscenti che avevamo in comune, mi chiamassero. Alcuni, non molti, lo facevano comunque di nascosto. Avevo 40 anni, pensavo che la mia vita fosse finita lì. Andai in terapia. Dopo tutta questa sofferenza, ho ripreso in mano la mia esistenza a fatica. A quel punto, tutto avrei voluto fare meno che tornare con lui. Nonostante il bene che gli volevo e che ancora oggi gli voglio, io ero più importante.
E quindi cos’ha fatto?
Prima di tutto, ho lasciato Milano. Lì non c’era più nulla per me e mi faceva stare male abitare in quella stessa casa, con tutti quei ricordi. Sono tornata alla mia passione per la danza che avevo messo da parte durante la mia lunga relazione con Gianfranco. Sono riuscita ad aprire una scuola di cui vado molto orgogliosa. È ancora attiva, abbiamo superato anche la fase durissima della pandemia.
E per quanto riguarda l’amore, invece?
Non ci crederai: l’ho trovato a 50 anni! Pensavo che quel capitolo della mia vita si fosse chiuso con Gianfranco e poi, in ogni caso, nemmeno ne volevo più sapere di uomini. Invece, a un certo punto ho incontrato Sergio, musicista e cantante. L’ho dovuto corteggiare io perché altrimenti non ce l’avrebbe mai fatta da solo (ride, ndr) ma stiamo benissimo insieme e siamo davvero molto felici. Gestiamo tutti e due la scuola di danza. Ha dieci anni meno di me, all’inizio ero convinta che se ne sarebbe trovato presto una più giovane. E invece siamo ancora qua.
Litigate mai?
Spessissimo! Ma facciamo pace sempre nel giro di cinque minuti. Chi l’avrebbe mai detto? Pensa che con Gianfranco non ho mai avuto una discussione. Fino al periodo del divorzio, naturalmente.
È felice?
Sì. E mi considero una donna davvero fortunata.