Dopo la mano di Maradona, il dito di Dio al televoto di Sanremo. Ascoltate. Oggi, in conferenza stampa al Festival di Sanremo, ma già da ieri notte, era tutto un parlare dei fischi alla vittoria di Geolier che ha proposto un medley insieme a Guè, Lucchè e Gigi D’Alessio. Fischi, giornalisti e semplici ascoltatori che si sono alzati e se ne sono andati via disgustati (magari per andarsi a mangiare una pizza ca pummarola ‘n coppa). E poi sui social. Insulti, insulti, insulti. Qualcuno addirittura ha scritto che la camorra è arrivata a Sanremo. Polemiche sui cinque voti possibili per ogni sim card. Ipotesi di complotto. Matteo Messina Denaro è ancora vivo e vota Geolier (sì, c’è questo strano e curioso fenomeno per cui la scuola siciliana dei cantanti neomelodici – che ha un mercato incredibile – canta in napoletano). E quindi già insulti contro Napoli e il meridione. E riquindi tutti a dire: ma che cosa brutta, ancora il razzismo contro i napoletani e i meridionali. Senza minimamente cogliere la verità della faccenda. Sono i meridionali a essere razzisti nei confronti dei nordici italiani. Certo è un razzismo che sa di rivalsa popolare. Un razzismo che a volte può arrivare a significare: “Vuie e le vostre fabbrichette dovete faticare e dare da mangiare a nuie, che avemu ‘u mare, ‘a pizza, ‘u mandolino”. E in occasioni come queste, dove c’è un televoto di mezzo, il meridione vuole fare vedere a tutto il mondo che lui ha le dita più produttive di tutti! Perché, voglio dire, e non è difficile arrivarci, i cinque voti con una sim card ce li hanno anche gli altoatesini e i veneti e gli aostani. Perché non li usano? Perché non hanno chiesto anche loro il reddito di cittadinanza anche se non avevano il diritto come abbiamo fatto noi del meridione? Nun sanno manco comm’ se fa’ a vota’, ‘sti scem’. È questo che pensa il napoletano e più in generale il meridionale: il polentone è poco furbo, sta alle regole, magari ha cinque voti a disposizione sulla sim e non la usa. Vi sembra una persona intelligente? Magari sta a faticà sotto padrone una giornata intera e poi c’è la musica, lu ballo, ‘a tarantella reppata, e non ce la fanno a votare cinque volte dallo stesso telefonino?
A ogni insulto del settentrionale il meridionale ride: e on ci potevi pensa’ prima pure tu? È il dito di Dio come la mano di Maradona, quello che vota. In sala stampa tutti a chiedere le votazioni dettagliate, regione per regione, città per città, i giornalisti vogliono sapere com’è possibile che Geolier (con guè, niche’, pereppeppe, e D’Alessio) abbiamo vinto. Vogliono capire cosa? Non capisco cosa vogliano capire. Se i napoletani hanno il dito più veloce, più stancante, infaticabile? E dopo che dovessero scoprirlo, cosa scoprirebbero? Che i settentrionali non sono abbastanza bravi con il televoto? Perché questa è la vera intima essenza del televoto di ieri: lo sberleffo, l’ingiuria, la perculata ai danni dei settentrionali da parte dei meridionali. E poi le cose francamente ridicole dette oggi in conferenza stampa: “Geolier è stato sentito in streaming al nord in percentuale tre volte superiore a quanto avvenuto al Sud”. Parole al vento che non considerano il numero dei meridionali che abitano al nord e che hanno passato la serata di ieri a votare cinque volte con tutti i telefonini a disposizione: i terruncielli di abatantuoniana memoria, i nipoti di quelli arrivati con la valigia di cartone. Tutte legale, per carità, tutto regolare. Quello è il regolamento. Ma ieri è stata anche la vittoria del razzismo dei meridionali contro i settentrionali. Razzismo più perfido, più complesso, più sottotestuale, di quello banalmente esibito dai settentrionali, che possono fare i razzisti quanto vogliono, ma non possono competere con il razzismo meridionale contro il settentrione. Avevate tutti i mezzi a disposizione per televotare come volevate voi, settentrionali polentoni buoni solo a fatica’. Al meridione c’è ‘o mare, ‘o sole, ‘a pizza, ‘o mandolino. E le dita. Più o meno cinque per ciascuna mano. Ma i settentrionali non le sanno usare tutte e dieci. Questo si dice oggi al Sud. Poi sull’unione dell’Italia, sul Festival di Sanremo che unisce, sul rispetto di chi gioisce per la vittoria dei propri beniamini e di chi è dispiaciuto per la sconfitta dei propri idoli, queste sono belle e inutili e retoriche parole da conferenza stampa o da unità d’Italia: belle parole basate sul nulla. Ad Amadeus sono molto dispiaciuti i fischi per Geolier e compagnia bella. Mi sembra strano che nessuno abbia sentito l’immensa, roboante, musicale pernacchia dei meridionali contro i settentrionali. Cerchiamo di essere woke. Siamo per la parità. Parliamo anche del razzismo del Sud contro il Nord. Fessacchiottoni.