Non faremo spoiler, forse, come Rick non posso promettervi niente miei cari Morty, ma sappiate che al di là delle paure del pubblico americano, e non solo, la settima stagione di Rick & Morty non è un disastro preventivato. Credo vada ridimensionato tutto l’odio con cui internet ha accolto questi nuovi episodi, nonostante l’inizio di stagione si riveli zoppicante e ci siano puntate più o meno riuscite: il sesto episodio (Rickfending your Mort) si comporta da riempitivo con una tale grazia da diventare uno degli episodi più belli degli ultimi anni, ovviamente il suo riferimento è l’episodio clip show, classico escamotage nella storia della serialità televisiva. Poi ci sono parentesi da rivedere come quella del ritorno di Ice-T nell’episodio 8 o la citazione al gioiello anni Ottanta Total Recall nell’episodio 7: Morty diventa un Kuato e Summer la sua gemella; perciò, se non ricordate cosa sia un Kuato immaginate un neonato che vi esce dallo stomaco. Inaspettato invece il salto in avanti fatto nella main story che conosciamo dalla prima stagione: il nostro Rick che tra un atto di autodistruzione e l’altro, cerca ossessivamente di vendicarsi di Rick Prime che gli ha ucciso la moglie e, con lei, parte della sua umanità trasformandolo nell’alcolizzato e nichilista che conosciamo. In una puntata memorabile vedrete l’epilogo di questo dramma e ammetto che lì per lì pare frettoloso, ma in realtà non fa altro che dimostrare quanto uno scopo, per quanto irraggiungibile, sia necessario alla sopravvivenza quotidiana di tutti, che siate l’essere più intelligente dell’universo o meno. E, poi, ancora l’Evil Morty che non sembra trovare un luogo (in ogni dimensione, galassia, universo) senza imbattersi in Rick; il ritorno di Mr. Buchetto per popò, della dottoressa Wang e dei vecchi amici di Rick. Nonostante il cambio di voce dei protagonisti doppiati da Roiland (ora Rick è doppiato da Ian Cardoni e Morty da Harry Belden) e il suo apporto, in generale, creativo, Rick & Morty ha preso vita e può come un sandbox avere una vita con infinite declinazioni.
Insomma, a quanto pare, non dissimilmente dalle creature costruite da Rick negli anni, questa è una serie che si autoalimenta, che non ha più bisogno di Justin Roiland così come di Dan Harmon. Fun Fact: nella sigla non appare più la scritta ‘creata da’, non appare nulla se non il titolo della serie. È l’ulteriore dimostrazione di come gli input geniali del duo di creatori e di un intero team abbiano creato, lungo gli anni, qualcosa che vive di luce propria. Dopo che le accuse di violenza domestica sono cadute per insufficienza di prove, per Roiland, a settembre, è stata la volta di svariate accuse di molestia sessuale: a quanto pare usava la fama per rimediare da scopare tra le ragazzine. Mentre in Italia arranchiamo, a distanza di mesi, per la premiere su Netflix, si dice che gli sceneggiatori siano al lavoro sulla nona stagione, benché l’ottava sia ahinoi slittata al 2025 per lo sciopero della WGA (Writers Guild of America). Intanto, tra caccia alle streghe o meno, consoliamoci perché quest’anno arriverà lo spin off Rick and Morty: the anime, che non sarà un remake giapponese ma una versione tutta originale del regista Takashi Sano che ha già lavorato nella serie. Senza dimenticarci delle prossime stagioni bomba - dieci in totale- promesse da Dan Harmon nelle ultime interviste o per dirlo con le sue stesse parole: ‘We’re back, baby’.