Lo scrittore Giorgio Ghiotti risponde a Gian Paolo Serino, il critico letterario che in un’intervista a MOW ha praticamente distrutto l’establishment letterario italiano, ivi compresa la nume tutelare della nuova letteratura impegnata, Michela Murgia. La scrittrice di Tre ciotole e God save the queer è stata criticata sempre da Serino, in vita come in morte. E ora il giudizio arriva quasi con stanchezza e, dunque, brutale onestà: “È la sciatteria al grado primo, una Concita De Gregorio ma meno figa. Una femminista che da Cabras, dove sono stato ospite prima che nascesse, a Cuglieri, anni di rapimenti, incendi dolosi, omertà, o da S’Archittu, dove andavo al mare, con grande cinismo ha lasciato la casa editrice “Il maestrale”, lei che difendeva l’editoria indipendente, per Einaudi e, mai dimenticare, è stata condannata con 10mila euro di multa. Altro che Grazia Deledda”. E ricordò la shitstorm quando fu tra i primi a bocciarla su tutta la linea: “Sono stato massacrato. Michela Murgia era brutta e su questo ha fondato la sua fortuna. Se fosse stata figa, non sarebbe stata femminista. Poi è stata l’unica milf ad avere un toy boy più brutto di lei. Però ti dico, queste parole valgono poco. Io faccio le stroncature sulla base di quello che questi individui scrivono. Sempre Bajani, ad esempio, scrive di “uno che si abbandona all’isolamento stagno”. Ma che caz*o vuol dire isolamento stagno? Poi il padre si incazza e prende “a morsi l’angolo del tavolo”. Speriamo fosse in compensato. Poi, la brutta cosa di questi tempi è che non c’è neanche un dialogo con questi scrittori. Una volta si dialogava, pensa a Morante, Moravia, Pasolini, Calvino. Questi invece ti bannano e si chiudono nel silenzio. O ti querelano”.
Giorgio Ghiotti, interessato lateralmente dalla questione (perché amico di Michela Murgia), seppur non direttamente coinvolto, però risponde. E sui social se la prende con Serino: “Il giudizio di Serino si commenta da solo. Non c’è minimamente un parere sull’opera letteraria che, volendo stare prettamente ai libri di narrativa, è di grande pregio, di grande valore e non sono solo io a dirlo”. Poi continua: “A me quello che preoccupa di più in un’intervista e nei giudizi come quelli dati da Serino su Michela Murgia rispetto all’aspetto fisico è il link che viene fatto con un’ideologia politica, con delle battaglie portate avanti. Dire che il femminismo sia legato esclusivamente a un fatto estetico vuol dire relegare il femminismo alla soddisfazione o insoddisfazione estetica delle donne. Questo mi fa raggelare. Io ritengo sia impossibile per delle persone pensanti in una società come quella di oggi non dirsi femministe”. Dall’intervista a Serino, secondo Ghiotti, “emergono delle idiosincrasie, emergono delle accuse, dei fastidi, in parte da valutare anche in parte corrette (perché è vero che molta letteratura di consumo che si fa in Italia non è una vera e propria letteratura)”. Insomma, “non emerge un quadro né complesso né articolato, né costruttivo a livello di critica”. Per Ghiotti, infatti, la narrativa italiana è invece “abbastanza in salute” e per dirlo fa il nome di alcune autrici e di alcuni autori più nascosti e da riscoprire: “Gilberto Severini, Paolo Zanotti e Vincenzo Cerami, Rosetta Loy, Luisa Adorno, Ilaria Rossetti”. Nomi che Serino non fa, contrapponendo piuttosto al panorama attuale nomi solidi ma, per Ghiotti, soliti (e tutti maschi): “Rimane ancora vero il vecchio ritornello per cui in linea di massima gli uomini leggono gli uomini, le donne leggono tutti. Ogni volta che degli scrittori, anche bravi scrittori come Serino, devono tirare fuori dei nomi siano sempre maschili e il più delle volte sempre noti. È triste ed è noioso. È accidia e svogliatezza”.
