Gianni Berengo Gardin oggi compie 90 anni.
Novanta!
Ho qualche sospetto (speranza?) che la Fotografia mantenga giovani: tutti i fotografi che conosco hanno una vitalità incredibile.
Probabilmente si può applicare alla professione di fotografo la vecchia massima nata per i giornalisti: fare il fotografo è pur sempre meglio che lavorare…
E sì che Berengo in vita sua ha lavorato veramente tantissimo: ha superato i 250 libri pubblicati!
Berengo, tutt’ora, fotografa in pellicola: le sue stampe in bianco e nero dietro hanno un timbro che dice “VERA FOTOGRAFIA”. Il significato è semplicemente che sono immagini che non sono state in nessuna maniera modificate da un programma di post-produzione di un computer; anzi, dentro un computer proprio non ci sono passate, in un processo totalmente analogico e chimico.
È bellissimo, e io ne sono veramente felice, che Berengo, con tutta la sua piena vitalità, sia qui con noi a festeggiare; è un po’ come il Grande Capo Indiano che mantiene la propria posizione nella Riserva Protetta.
Berengo rappresenta qualcosa che c’è stato e inevitabilmente non c’è e non ci sarà più: la Fotografia sociale che indaga e approfondisce, i progetti fatti per durare anni, i libri da costruire e progettare, con un inizio e una fine.
Questa Fotografia non esiste più.
Tutto è cambiato, tutto viene fatto per essere prodotto-usufruito-guardato in 3 secondi; il tempo di scorrere la prossima immagine su Instagram.
Le fotografie adesso si creano e si consumano in 3 secondi, ai tempi di Berengo i progetti si facevano in 3 anni e quei libri sono ancora lì adesso.
Libri che ci parlano del lavoro umano, delle case della gente, della società, delle navi da crociera a Venezia, dei manicomi: in una sola parola, dell’Umanità.
Io sono abbastanza vecchio da avere nostalgia di quella Fotografia e abbastanza giovane da capire l’importanza democratica della Fotografia in questa contemporaneità. Nonostante mi senta quindi equidistante tra i due giudizi e nonostante non sopporti quelli che dicono “come era meglio una volta!” (sono ottimisticamente convinto che il presente sia meglio del passato, così come il futuro sarà sempre meglio del presente), nonostante tutto questo non posso non avere la certezza che la Fotografia che Berengo ha praticato per tutta la vita ci ha mostrato cosa veramente siamo, mentre quella di Instagram ci mostra ciò che vorremmo essere: la differenza è enorme.
Infiniti auguri quindi a Gianni Berengo Gardin, splendido novantenne: lunga vita a lui, lunga vita alla VERA FOTOGRAFIA!