Era il 1980, avevo 22 anni. Guidavo allora la mia prima auto, una Lancia Flavia 1800, un macchinone grigio topo con bombola del gas nel cofano e senza copricerchioni che avevo pagato 300.000 lire, l’equivalente oggi di 1.500 euro. Mi piaceva, ma era una macchina da zingari, come guidare oggi una Mercedes scassata di vent’anni fa.
Arrivato a Rimini, dove stava la Vanoni, m’era venuto il dubbio: “Magari la lavo”. La Vanoni stava al Grand’Hotel, io no. Così mi trovai una pensione, moooolto economica, di là del fiume. Milano Marittima. Nella hall il più giovane aveva un piede nella fossa, chiesi la chiave per rientrare tardi, dovettero andare dal ferramenta a farla perché gli ospiti non lasciavano praticamente mai l’albergo. Più che una pensione, era un gerontocomio.
Tornato a Rimini, arrivai nel cortile del Grand’Hotel proprio mentre la Vanoni e il suo enturage scendeva da un paio di Mercedes nuove fiammanti…feci dietro front alla velocità della luce e andai a parcheggiare la mia Lancia molto nascosta e ben lontano.
A loro dissi che ero venuto in treno.
La Vanoni era proprio la Vanoni, era al top, e devo dire, non se la tirava troppo.
Ma certo faceva una vita che io, periferico, militante di Lotta Continua, proprio nemmeno immaginavo. A quel tempo lei stava con un tipo che aveva creato una linea di mutande da uomo che, in onore di Gianni Agnelli, si chiamava Jhonny Lamb, roba da pazzi…
Insomma, le foto erano per la sua copertina. Il disco era “Ricetta di donna” e forse per questo si era pensato a delle fotografie con uno stile un po’ “reportage”.
Non ricordo assolutamente come mi capitò questo lavoro, credo attraverso Gianni Versace, che mi aveva notato e che era buon amico di Ornella.
Ci mettemmo tre giorni, cioè stemmo a cazzeggiare tre giorni a Rimini, lavorando ogni tanto un’oretta. Con delle scuse la sera mi defilavo dalla compagnia e me ne tornavo nella mia pensione.
Comunque, all’epoca, niente Photoshop, non che Ornella ne avesse particolarmente bisogno, ma comunque, tra la qualità delle mie ottiche, la grana della pellicola mal sviluppata, mi toccò stampare le foto su una carta super opaca e ripassarle tutte a matita…ho ancora le stampe: più che “vintage” sembrano archeologia industriale…
Negli anni ho poi fotografato la Vanoni in qualche altra occasione. Per Amica, per un altro disco (che poi non uscì con le mie foto…Ornella dice che ero molto arrabbiato, ma secondo me anche lei all'epoca aveva un caratteraccio), ma questo nostro primo lavoro mi è rimasto scolpito nella memoria.
E' stata la mia prima grande star, era una vera diva, ma io ero praticamente un punk e finalmente capii appieno il suo valore solo quando, qualche tempo dopo, in sala di incisione la sentii (e la vidi) cantare.
C'era stato qualche problema (non suo) e doveva ri-registrare l’ultimo pezzo del disco. Tutti aspettavano, un pò nervosi.
Con calcolato ritardo, arrivò.
Fece ai presenti un cenno vago della mano. Probabilmente era un saluto. Si chiuse in sala.
Cantò il pezzo una sola volta, però da brividi. Mi vengono ancora adesso a ripensarci.
Uscì e se ne andò.
Wow!
Qui sotto le riproduzioni della copertina e dell'interno del disco (un vinile, of course)