Stasera sarà a Forlì, all’Arena San Domenico, che ospiterà il concerto “Romagna di Cuore”, il cui ricavato sarà interamente versato sul conto che il comune di Forlì ha già messo a disposizione per i propri alluvionati. E se in Romagna – ma non solo – c’è da fare festa, Gianni Drudi non può mancare. Scoperto dalla Gialappa’s Band a fine 1991 grazie a “Mai dire tv”, Drudi ha legato la sua carriera al filo rosso di “Fiky fiky”, emblema di un modo forse naif di intendere la canzone balneare che, però, nei decenni, si è rivelato inossidabile. Dove c’è festa, insomma, Drudi c’è. E non è poco.
A “Fiky fiky” ci arriveremo per forza, Gianni, ma ora vorremmo sapere quali feste, quali spettacoli, ti vedranno protagonista quest’estate.
Beh, a parte il grande concerto di stasera a Forlì, le serate saranno tante. Sabato 8, tanto per dire, sarò alla Notte rosa di Rivabella di Rimini. Il 15, invece, sarò ad Artogne, Brescia, con uno spettacolo, “Il mio nome è Marco”, dedicato a Marco Pantani. “Pedala Pirata” l’ho scritta per lui, che era un amico, insieme ad altri musicisti, tutti amici di Marco. Il giorno dopo, il 16, io e la mia band saremo a Civita Castellana per la Sagra della pecora, dove sono quasi ospite fisso grazie al mio brano, “Prendi la pecora”, una sorta di inno della manifestazione. Ah, poi sono appena uscite anche un paio di compilation, “Salta con noi”, prodotte insieme a Giorgio Bersani. Diciamo che sono impegnato.
Conservi un ricordo particolare di Marco Pantani?
Era un ragazzo semplice. Tranquillo, sereno, senza grilli per la testa. Gli piaceva divertirsi, ma era anche timido. Lo spettacolo di Artogne è un racconto biografico che culmina in quel magico 1998 in cui Marco Pantani, nello spazio di 57 giorni, vinse prima il Giro d’Italia (il 7 giugno) e poi il Tour de France (il 2 agosto). Quest’anno sono passati 25 anni da quella incredibile doppietta.
Hai parlato di band, prima. Con chi giri l’Italia questa estate?
Siamo in cinque più la cantante, bravissima. E sai come si chiama lei?
Ehm, no.
Laura Freddi, come l’ex velina. Più di una volta hanno pensato che girassi in tour con quella Freddi. Un caos. In ogni modo portiamo in giro di tutto: i miei cavalli di battaglia, ma anche gli evergreen degli anni ’60 e ’70 remixati, oltre a qualche momento goliardico.
La goliardia. C’è da stare attenti di questi tempi…
Vero, gli spazi si sono un po’ ristretti. Però diamine, mi spieghi com’è che i rapper e i trapper se la cavano sempre con testi pesantissimi e turpiloquio, e poi magari vengono a rompere le scatole a uno come me? Dai, Sfera Ebbasta, per dirne uno, fa dei riferimenti tremendi nelle sue canzoni (ad esempio alla Purple Drank, nda). Va tutto bene lì?
Tu, con “Fiky fiky”, l’hai messa su un piano più giocoso e allusivo. Noi non ti conosciamo personalmente, ma viene spontaneo chiedertelo: quante conquiste devi a quel pezzo?
(Ride, nda). Il giusto, dai. Voi volete farmi litigare con mia moglie, ho capito. Sono un uomo sposato, ho una figlia, da poco tempo sono anche diventato nonno.
Giriamola così, allora. Credi che “Fiky Fiky”, con la sua semplicità e immediatezza, abbia aiutato molti uomini a concludere col gentil sesso?
Ma certamente! L’ottanta percento delle mie canzoni sono nate sulle spiagge romagnole. Giusto l’altra sera un gruppo di ragazzi mi ha avvicinato: “Grazie per averci fatto cuccare un casino”, mi han detto! “Hey, ci stai, fiky fiky con me? Facciamo fiky fiky insieme?”: sono versi che hanno semplificato l’approccio.
L’altro giorno Andrea Roncato era ospite del bagno di Cesenatico dove è stato ambientato “Acapulco, prima spiaggia… a sinistra” per una commemorazione di quel film ormai mitico. C’è poco da fare, lo spirito romagnolo esiste e resiste…
Ma sì, la Romagna è un territorio di ballerini. Godereccio. Tanti artisti sono esplosi con i concerti qui in Romagna, vedi Al Bano. Battisti e Mogol hanno scritto diversi brani da queste parti. Si narra che “Una rotonda sul mare” sia stata ispirata dalla bellissima rotonda davanti al Grand Hotel di Rimini. Questa è una terra che ispira.
Da quando hai riscoperto dal vivo gli anni ’60?
Praticamente da sempre. Poi li ho un po’ reinventati, ma sono sempre stati nel mio repertorio. Chi non canta ancora “Sapore di sale”? E poi anche i ragazzi di “Amici” riscoprono costantemente il nostro passato attraverso quelle canzoni. Pezzi che sono la nostra storia, c’è poco da fare.
Anche i giovani della Gen Z ti seguono?
Sì, certo. Parliamo di ragazzi che hanno una voglia di sano divertimento. Che scoprono solo ora pezzi come “Il ballo del pinguino” o “La macchina del capo”. La stessa “Prendi la pecora”, l’altra sera, l’hanno cantata in tanti a Pesaro. Sono doppi sensi divertenti, dai, innocui. Che fanno milioni di visualizzazioni. A qualcuno piacciono, evidentemente (ride, nda).
Sei nato a Sant’Arcangelo di Romagna, terra di artisti. Conosci Daniele Luttazzi?
Caspita, lui non lo incontro proprio mai. Conosco Fabio De Luigi, invece. Ogni tanto lo vedo in pizzeria, per strada. E poi c’era Tonino Guerra, sceneggiatore di Fellini, che ha portato in giro per il mondo la nostra cultura. Fuori da Sant’Arcangelo ho ottimi rapporti con Paolo Cevoli, romagnolo doc con cui ho anche collaborato.
Anche tu, stasera, darai una mano alla Romagna alluvionata.
Certo, noi qui ci siamo salvati, ma è stato un disastro. Gente che ha perso tutto. Alcuni morti. Una tragedia.