Una platea curiosa e petulante, spesso morbosa, radunata attorno alla scena del crimine: il critico televisivo Aldo Grasso ne ha per tutti, anche per il pubblico. Non è la prima volta che Grasso punta il dito contro la cronaca nera e lo spazio che occupa nei palinsesti; stavolta però, nella sua rubrica sul Corriere della Sera, sottolinea anche che programmi morbosi richiedono spettatori altrettanto morbosi. Anzi: li rivendicano. Il giornalista infatti, scrive che da tempo la cronaca nera si è trasformata in un grande racconto collettivo, il quale rivendica appunto una platea riunita intorno ai luoghi del delitto, divenuti ormai dei "luoghi di culto macabro". L'occasione gliela dà la partenza dell'ultimo programma teelvisivo dedicato proprio alla cronaca nera: Il Caso, in onda su Rai Tre da mercoledì 16 luglio con la conduzione di Stefano Nazzi.

Noto per il suo seguitissimo podcast Indagini, Stefano Nazzi è divenuto "una sorta di star con tanto di groupies" che lo seguono nei suoi spettacolo a teatro, dove ripropone le storie di famosi casi giudiziari. Su questa scia, Il Caso è un programma true crime composto da quattro episodi, il primo dei quali dedicato al caso di Yara Gambirasio. A questo punto Aldo Grasso ripercorre la triste vicenda dell'omicidio della tredicenne di Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo: scomparsa il 26 novembre 2010, il cadavere di Yara Gambirasio venne ritrovato tre mesi dopo, il 26 febbraio 2011, in un campo a Chignolo d'Isola, distante circa una decina di chilometri da Brembate. L'imputato principale, poi condannato in tre gradi di giudizio per l'omicidio, è stato sempre Massimo Bossetti, muratore all'epoca dei fatti 43enne. Aldo Grasso scrive che il processo, basato in gran parte su una traccia di dna, lascia interrogativi ancora irrisolti: un caso che ha segnato la giustizia italiana e il modo di intendere la prova scientifica. Il critico televisivo procede quindi a commentare la trasmissione in sé: "Nazzi ha uno stile asciutto, rigoroso, schivo da ogni sensazionalismo. Non sempre però (non è il primo caso) il passaggio dal podcast al video è un arricchimento. Spesso il materiale di repertorio interrompe la malia del racconto e vira verso le troppe trasmissioni di «nera» che, impudicamente, soggiogano i palinsesti". Insomma: anche se il giornalista si distingue per stile dal circo della cronaca nera in tv, per Aldo Grasso non basta.
