Per il suo lunghissimo tour estivo quasi tutto sold out, Robbie Williams ha scelto Trieste come unica data italiana. Noi e altre 28mila persone c’eravamo, ecco tutto quello che è successo. Poco prima dell’entrata in scena sui ledwall scorrono delle frasi che passano inosservate. Sono delle definizioni che suonano come dei moniti sul modo più comune che abbiamo di distrarci, i video sui social, gli stessi che i suoi fan pubblicheranno su Instagram e TikTok dopo, se non durante, la serata stessa. L’intrattenimento però è una cosa seria, non c’entra con i social network e Robbie Williams, che lo sa bene, è venuto a dimostrarlo. “Tonight it’s all about one thing: enter-motherfucking-tainement” (Stasera sarà solo una cosa: intrattenimento!) dice. Si presenta in total look rosso dopo essere sceso da una sorta di navicella spaziale a forma di ali grazie a un’imbracatura invisibile. Sarà l’unica scenografia d’effetto, con cui alla fine abbandonerà il palco, come un astronauta che è venuto a fare una pausa sulla terra.

Per Robbie, in effetti, lo spettacolo è una vera missione, che non ha come obiettivo quello di perlustrare lo spazio, ma la partecipazione tra gli individui. Un video sui social distrae, ma non diverte. Un concerto sì, soprattutto se a dirigere l’entusiasmo di migliaia di persone è uno che si definisce "Il Re dell’intrattenimento". “I’m gonna do what Michale Jackson did. He just decided to call himself the king of pop and he became the king of pop, well i decided to call myself the king of entertainment” ("Farò quello che ha fatto Michale Jackson. Ha semplicemente deciso di chiamarsi il Re del pop ed è diventato il Re del pop, così ho deciso di chiamarmi il "Re dell'intrattenimento"). Tra una canzone e l’altra Robbie si racconta con aneddoti personali, conditi da una buona dose di umorismo. Si prende gioco, ad esempio, dei rumors di vecchia data sulla sua presunta omosessualità vestendosi completamente di rosa shocking con tanto di boa, per poi cantare “Theme from New York”, non proprio una canzone da macho. Avanza spesso tra le prime file per abbracciare i fan più accaniti e al momento di “She’s the one” sceglie Chiara per una dedica personalizzata, come se per un momento tutto il pubblico avesse una sola faccia e una sola anima. Lo faceva già dagli anni '90, quando ancora ventenne e libertino si abbandonava a lunghi baci con le ragazze più fortunate che incontrava sotto al palco, ora invece il massimo che può succedere è che gli si possa trasmettere il raffreddore con un abbraccio. I tempi cambiano e Robbie ormai 50nne ha trovato la sua stabilità grazie a sua moglie Ayda e ai quattro figli nati da questa relazione. “Before I had a family, I didn’t really know what i was doing here, I was lost, loud maybe, successful maybe, but completely lost and then they arrived one by one. They didn’t save the pop star, they saved the person” ("Prima di avere una famiglia, non sapevo davvero cosa ci facevo qui, ero perso, incasinato forse, di successo forse, ma completamente perso e poi sono arrivati uno per uno. Non hanno salvato la popstar, hanno salvato la persona"), dichiara prima di intonare “I love my life”.

La popstar e la persona si alternano e si confondono tra narrazioni di vita trasformate in commedia e testi intimi ormai condivisi con migliaia di persone. Lo dice, sono un narcisista, mi piace essere famoso (“I’m so famous and I like it”), ma non nasconde le sue debolezze di essere umano. Parla del passato con le droghe e di quanto la sua mente sia rimasta alterata da quello stile di vita, tra l’ansia costante e le paranoie che combatte ancora con la terapia. Rivela anche le malattie dei parenti, la demenza senile della madre che non lo riconosce più e il Parkinson del padre, poi la richiesta al pubblico “Will you grow old with me?” ("Invecchierete con me?") prima di cantare “My Way” di Frank Sinatra. Un modo più che per ingraziare, per ringraziare chi lo segue di esserci sempre, perché la salute non è scontata e nemmeno il tour negli stadi ogni estate, dice. “I did it my way”, canta. Ognuno fa la vita a modo suo, per come gli viene e per quello che gli succede, ma c’è a chi capita di essere più interessante degli altri. Robbie ha scelto il suo trono, e l’ha onorato. Lunga vita al "King dell’intrattenimento".
