A un certo punto, smetti di distinguere la pioggia dalle lacrime. È quello che succede quando Ultimo canta “Quel filo che ci unisce” davanti a un San Siro bagnato e pieno, dove l’unica cosa che cola più dell’acqua è l’emozione. Il video, pubblicato ora sul suo canale YouTube, è un pugno dritto nello stomaco: Ultimo da solo, vestito di nero, i capelli appiccicati in sul viso, la voce che graffia e consola. Sotto la pioggia battente, come se nulla potesse fermarlo. E in effetti: chi altro al suo posto l’avrebbe fatto? Chi avrebbe continuato a cantare per ore, con l’acqua fin dentro le ossa e le parole? Non è solo romanticismo da palco, non è una questione di “show must go on”. È che Ultimo sotto la pioggia ci crede davvero. Non recita. Non fa il figo. Non cerca l’effetto wow. È dentro la canzone come uno che non sa più dove finisce il palco e dove inizia il petto. E quel filo, che prima univa solo lui e Jacqueline, che poi è diventato musica, adesso tiene stretti anche noi. “Quel filo che ci unisce” non è la classica dichiarazione d’amore. È una storia cominciata in silenzio, scritta prima del primo bacio. Eppure, già lì c’era tutto: la paura, la vertigine, il salto nel vuoto con la voglia di toccarsi le mani senza rompersi. C’era Jacqueline, ma forse c’eravamo già anche noi.

Perché adesso quel filo è diventato un ponte. Dal palco ai gradoni, dal pianoforte alle cuffiette. E quando lo vedi cantare con l’acqua che gli cade addosso, che lo inzuppa ma non lo spegne, capisci che il legame non è un gioco. È roba vera, viva, difficile da spiegare. Una promessa che sa di pelle d’oca e di voce rotta. Nel video, Ultimo sembra più nudo che mai. Non ha bisogno di coreografie, non serve il fuoco, non serve l’effetto speciale. Gli basta quella pioggia. Una pioggia che fa da amplificatore all’urgenza con cui canta, come se quelle parole gli scappassero da dentro. Non è più solo una canzone per lei. È una canzone per tutti quelli che si sono sentiti legati a qualcuno, anche quando sembrava impossibile. E allora sì, nostalgia a palate. Perché vederlo lì, ora che il video è online, fa tornare tutto: l’attesa, l’urlo della folla, il silenzio prima della nota, le mani al cielo che non si capisce più se cercano lui o il temporale. Ultimo non canta sotto la pioggia. Ultimo canta nella pioggia. E in quel momento, siamo tutti zuppi di qualcosa: di amore, di malinconia, di gratitudine. San Siro fradicio e pieno è stato testimone di un piccolo miracolo: un ragazzo con la voce che vibra e il cuore che si apre. Un filo che non si spezza. Una pioggia che non lava via niente, ma tiene tutto insieme.

