Alla Festa del Cinema di Roma è stato presentato Volare (prodotto tra i vari anche da Marco Bellocchio) di Margherita Buy regista per la prima volta nonché interprete principale. La commedia, che uscirà nelle sale prossimamente, è stata scritta assieme a Doriana Leondeff e Antonio Leotti e racconta la paura di volare. Tanti ce l’hanno, pochi lo ammettono, forse quasi nessuno l’ha raccontata in un film. La Buy affronta la paura dell'aereo assieme ad un gruppo di sconosciuti, bizzarri, accomunati dallo stesso problema. Nel cast ci sono: Anna Bonaiuto, Giulia Michelini, Euridice Axen, Francesco Colella, Roberto De Francesco, Maurizio Donadoni, Pietro Ragusa, Massimo De Francovich, Elena Sofia Ricci e la figlia della Buy (che abbiamo già visto in Vita da Carlo), Caterina De Angelis. Palese uno sguardo alla Francia, alle brillanti commedie del suo cinema dove l’ironia laica e interculturale arriva coi suoi tempi. L’attrice e ora regista che si è divertita in questa nuova veste un po’ abbozzata, ci ricorda Nanni Moretti collega e amico di una vita. Chissà se c’è il suo dichiarato zampino, certo è che l’autoritratto nel suo ultimo film ci mostra una Buy “timida e pazza”, come lei stessa si è definita quando nel 1998 incontrò per la prima volta il regista di Il Caimano.
Come mai si è messa a fare la regista? Semplicemente, è successo. Quando hanno finito di scrivere il film, Doriana Leondeff e Antonio Leotti, gli altri due sceneggiatori di Volare, le hanno detto: Margherita, lo devi dirigere tu. In una intervista per Elle, l'attrice ha detto di avergli risposto esattamente così: “Ma voi siete pazzi completi”. Poi qualcosa è cambiato, la Buy ci ha riflettuto e ha capito che la paura di volare, in effetti era propria la sua e avendola vissuta, studiata e scritta andava solo portata sul grande schermo. “Già anni prima, dopo aver sceneggiato Nemiche per la pelle, ci avevo fatto un pensierino ma ai tempi non consideravo ancora possibile mettermi in quel posto lì”. Margherita Buy a causa di questa fobia, esattamente come la protagonista di questa storia, si è preclusa tantissime opportunità come la partecipazione a svariati festival e il ritiro di premi importanti. Se Ari Aster ha diretto un film, Beau is Afraid, perché voleva qualcosa che lo facesse ridere (e pensare che chi l'ha visto invece, ancora deve fare i conti con gli incubi che gli ha causato quel maledetto splendido film), la Buy ne ha fatto uno che le facesse passare la paura. Il cinema utile a chi lo fa e pure a chi lo va a vedere, forse, come si è augurata la stessa regista, ci sarà qualcuno in sala che vedrà la propria fobia prendere vita e si sentirà capito.