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I finalisti del Premio Strega in outfit di Dior, Missoni o Lardini, ma sono gli scrittori che sfruttano la visibilità dei brand o i brand che sfruttano la credibilità degli scrittori?

  • di Antonio Mancinelli Antonio Mancinelli

5 luglio 2024

I finalisti del Premio Strega in outfit di Dior, Missoni o Lardini, ma sono gli scrittori che sfruttano la visibilità dei brand o i brand che sfruttano la credibilità degli scrittori?
La tendenza l’ha inaugurata Jonathan Bazzi nel 2020 in abito Valentino. Ma da quest’anno tutti e sei i finalisti erano brandizzati da marchi famosi. Niente di male, già nel passato certi scrittori erano elegantissimi, però sorge spontanea una domanda: chi fa pubblicità a chi?

di Antonio Mancinelli Antonio Mancinelli

Ho sentimenti contrastanti riguardo alla notizia che i finalisti del Premio Strega siano vestiti da marchi del lusso, ognuno abbinato a una o uno di loro. Donatella di Pietrantonio in Etro, Chiara Valerio in Dior, Raffaella Romagnolo in Missoni, Dario Voltolini e Paolo Di Paolo in Lardini: una tendenza inaugurata nel 2020 da Jonathan Bazzi, che si presentò in Valentino. Tutto è stato strombazzato settimane prima, a buon uso di stampa e social. Da un lato sono contento, perché il premio è una festa e a una festa è cosa buona e giusta andarci con un bell’abito, affrancando così i letterati dalla sciatteria di velluto a coste, sneakers Lidl, sandali Birkenstock, orride polo stampate alla Vannacci. Inoltre, penso a Paul Auster e Virginia Woolf, Tom Wolfe, sempre elegantissimi. D’altro lato, mi chiedo: chi fa pubblicità a chi? Gli scrittori sfruttano la visibilità dei brand o questi sfruttano la credibilità degli scrittori?

Chiara Valerio al Premio Strega vestita da Dior
Chiara Valerio al Premio Strega vestita da Dior
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Non si rischia di mutare il premio in uno show dove l’abito conta più del contenuto? Chiara Valerio cita Cocteau «che vendeva televisori Ribet-Desjardins. Che male c’è? L’editoria è una creatura mitica, metà mercato, metà spirito». E no, non ha torto. Ma non è detto che le fashion strategy - tramontate le influencer bionde da “look of the day” - debbano infiltrarsi e approdare all’editoria d’autore per trovare ambassador di maggiore sostanza. Non sarà un caso se il sistema moda si accorge solo ora degli intellettuali scriventi (antesignana Miuccia Prada con il Miu Miu Literary Club). Capisco che gli scrittori e le scrittrici vogliano la loro notte degli Oscar e un glamour meno austero, ma non sarebbe stato più elegante dar loro i vestiti – che gli stessi autori non sanno se tenere o restituire - e soltanto dopo farci sapere chi li avesse disegnati?

Paolo Di Paolo al Premio Strega vestito Lardini
Paolo Di Paolo al Premio Strega vestito Lardini

Lo so: ben altri sono i problemi nella vita, ma si deve riflettere su temi come “etica della bellezza” e “mecenatismo”. Accogliamo la proposta di Giartosio: «Sarebbe bello se nelle sfilate di moda venissero donati dei libri». Veramente Pierpaolo Piccioli, nel luglio 2023, quand’era direttore creativo di Valentino, aveva donato agli invitati “Una vita come tante” di Hanya Yanagihara.

Raffaella Romagnolo al Premio Strega vestita Missoni
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