Era successo nel 2015, cioè in quella che di questi tempi può essere indicata con due ere geologiche fa. Esce una notizia eccentrica su Dave Grohl dei Foo Fighters, ovviamente vatti a ricordare quale. Che so, il leader della rock band americana irrompe con la macchina nel bel mezzo di una manifestazione para-nazista in una città del Sud degli States, interrompendola. Il giorno dopo ne arriva un’altra, un ragazzo si sente male durante un concerto dei Foo Fighters, Dave Grohl se ne accorge e scende dal palco per soccorrerlo. Poi un’altra ancora, l’indomani, sempre di questo tipo, Dave Grohl vede una ragazza vittima di aggressione, passando nottetempo per una strada poco illuminata, interviene e mette in fuga il malvivente, salvandola. Così per giorni e giorni, una notizia curiosa dietro l’altra, sempre con l’ex batterista dei Nirvana come protagonista. Notizie che puntualmente finiscono nei colonnini di destra dei quotidiani, che di colpo se ne innamorano. Dave Grohl diventa di colpo popolare anche presso un pubblico di non appassionati, diventando il corrispettivo in carne e ossa del meme di Chuck Norris, quello che per qualche tempo ha occupato militarmente i nostri social, che risolveva problemi impossibili. Una cosa buffa, sulle prime, simpatica, poi noiosa, infine fastidiosa, quasi odiosa. Ogni giorno ti ritrovavi Dave Grohl da qualche parte, questo a prescindere da notizie inerenti alla musica. Come succede a volte a artisti la cui fama supera l’opera, abbondantemente, capitava di sentirne parlare anche da gente che neanche aveva sentito una sua singola canzone, le immagini di lui sul trono di chitarre, dopo che si era rotto una gamba e nonostante questo aveva proseguito col tour, sono finite anche nei nostri telegiornali nazionali.
Una operazione di marketing perfetta, verrebbe da dire, non fosse che Dave Grohl, forse, non aveva esattamente bisogno di quello, come non ne aveva bisogno, per venire a noi, Gianni Morandi, esattamente negli stessi mesi onnipresente per i suoi post su Facebook, lui che rispondeva a tutti, lui che diceva cose di buon senso, lui che blastava i cattivi divenendo incarnazione della bontà fatta persona. Marketing a uso social, per di più, la quintessenza della contemporaneità, siamo nel 2015, ricordiamolo.
Veniamo a noi. Non credo nessuno di voi sgranerà gli occhi come una Oriella Dorella qualsiasi o spalancherà la mascella come un gabber d’antan che ha forse ecceduto con la Mdma e abbia incautamente lasciato il ciccio della Chicco a casa, ma da mesi, ormai oltre un anno, stessa sorte che fu di Dave Grohl, e di conseguenza dei suoi Foo Fighters, tocca ai Maneskin. Certo, hanno vinto sorprendentemente il Festival di Sanremo, e altrettanto sorprendentemente hanno conquistato la vetta di Eurovision, riuscendo anche nel miracolo di trasformare quello che fino a un attimo prima era guardato da tutti come il circo dei circhi, qualcosa su cui sghignazzare per le tamarrate proposte come alla massima espressione della musica di qualità, e poi via, alla conquista del mondo intero, i Jimmy Fallon come le Ellen DeGeneres, le aperture per gli Stones, i miliardi di streaming, i primati su Spotify, i Coachella coi fanculo a Putin, impossibile star qui a raccontare tutto, ma di fatto non c’è giorno che passi che non esce una qualche notizia su Damiano, Victoria, Ethan e Coso, perché diciamolo, se tutti idolatrano Damiano e il suo carisma, tutti ammirano Victoria e lo scotch sulle sue tettine sempre esibite, se tutti pensano che Ethan sia un bel ragazzo, una sorta di navajo che pista sui tamburi, il chitarrista dei Maneskin non se lo caga davvero nessuno, credo anche a ragione. A dirla tutta le notizie riguardano quasi sempre, se non proprio sempre sempre, Damiano e Victoria, e per osmosi anche Giorgia, la ragazza di Damiano e sempre per osmosi anche la vulvodinia, di cui è diventata in qualche modo testimonial, Ethan lo postano giusto nelle foto perché è figo, e Coso per percularlo per le smorfie, per certa somiglianza con Alice Cooper o zio Fester, roba del genere. Ogni giorno notizie su notizie, sempre sciocche, sempre senza parlare di musica, se non eccedendo in enfasi, e l’enfasi è già di suo eccessiva, enfatica, appunto. Successi che vengono gonfiati a uso della stampa locale, e ci sta, una volta tanto che qualche italiano ha successo all’estero, per di più qualche italiano oggettivamente figo e anche molto giovane, viva l’Italia, primati che nei fatti tali non sarebbero, una fama internazionale che c’è e ci mancherebbe pure altro, ma che da noi si tende a raccontare con la lente distorta di chi, per dirla con il nome di una nota band hardcore del passato, si è abituato un po’ troppo a fare surf intorno al proprio buco del culo, nel senso, basterebbe dare un’occhiata ai media internazionali per capire come stanno realmente le cose.
Ma non è certo per sminuire la portata del successo, reale, dei Maneskin che siamo qui, chi ha voglia di sentirsi dare del rosicone da chi in fondo neanche li ascolta, in Italia, toh, il loro successo planetario è secondo a quello di gente come Blanco o Sangiovanni, per dire, Rkomi a dominare incontrastato la scena da mesi, siamo qui perché una delle ultime notizie, temo, è la plastica dimostrazione che a volte a chi si occupa di marketing, e ricordiamo che proprio recentemente i Maneskin hanno affidato i loro social e la comunicazione alla Hub09, la stessa agenzia che si occupa di social branding per aziende, in qualche modo dimostrando lucida lungimiranza ma dando anche il destro a quanti ritengono che la loro epopea sia più una faccenda di immagine che di sostanza, così, detto en passant, è la plastica dimostrazione, dicevo, che a volte chi si occupa di marketing non ha esattamente il senso della misura. O forse, temo, la prova provata che viviamo in un’epoca davvero del cazzo, nella quale è talmente tutto distorto che anche una mera puttanata come questa diventa una notizia e a seguire una notizia virale.
Questi i fatti, i Makeskin, fosse vivo oggi, dovrebbero finire in una versione aggiornata dei Re Taumaturghi di Marc Bloch, libro che giusto tra un paio di anni festeggerà il centenario dalla pubblicazione. Mica roba da ridere, è, la taumaturgia è appunto argomento serio, da storici, non da articoletti a uso dei colonnini di destra dei siti. La faccio breve, è che provo imbarazzo a scriverlo, come se, anche nel criticarlo, il solo fatto di menzionare i fatti mi mettesse nel novero di chi abbocca a queste operazioni, e in fondo è proprio così, bravi ragazzi di Hub09, non serve certo sia io a dirvelo. I Maneksin hanno fatto uscire dal coma una ragazza di sedici anni. Occhi alla Oriella Dorella, mascella da Gabber. Certo, dirà qualcuno, più volte è successo che qualcuno sia stato fatto uscire dal coma facendogli ascoltare il proprio artista del cuore. È anche successo che artisti siano andati a trovarli, i malati in coma, per tentare il miracolo, e in genere lo sappiamo solo quando il miracolo, che in realtà credo rientri in qualcosa di più scientifico, una canzone familiare lavora sul cervello del malato che in qualche modo è stimolato da ricordi e emozioni, in genere lo sappiamo solo quando il miracolo avviene. Qui però è diverso, e in questo la mano è davvero sfuggita a chi ha organizzato la notizia. La ragazza, Anna di sedici anni, è infatti di Leopoli, in Ucraina. Una specie di mash-up tra argomenti di cronaca, del giorno. Leopoli, Ucrania, la guerra, le acciaierie, Zelesky, e i Maneskin, a pochi giorni dal lancio del loro nuovo singolo, a Eurovision 2022, quello di Torino, proprio in virtù della loro vittoria l’anno scorso, quello che molti dicono verrà vinto dall’Ucraina. Mi sanguinano gli occhi, come alla Madonna di Civitavecchia. Fuggita dall’Ucriana, infatti, la ragazza ha avuto un incidente con la macchina, incidente nel quale è morto suo padre, e di conseguenza è entrata in coma. L’ascolto del brano dei Maneskin, brano che si suppone sia Beggin, altri non ce ne sono, ha, per dirla coi medici, dimostrato emozioni, il che non è ben chiaro cosa significhi, ma tanto basta per dire che è uscita dal coma. Un miracolo. Un miracolo che coinvolge i Maneskin, ma anche una profuga ucraina. La guerra che, come nella canzone presentata da Lundini al Concertone del Primo Maggio, vince sul male, sulle brutture della guerra, mica è un caso che i nostri giornali, solo quelli, all’estero la cosa è passata giustamente in silenzio, abbiamo sbandierato il fuck off pronunciato da Damiano contro Putin sul palco del Coachella manco fosse una dichiarazione di guerra. Molti, diciamo i più lucidi, hanno sorriso di quei titoloni, qualcuno aveva addirittura azzardato un tentennamento di Putin dietro la reprimenda di Damiano, indicando nel leader della band romana un possibile negoziatore con il dittatore russo, come se di colpo si volesse mandare a Mosca Mimmo Criscito solo perché, dopo aver sbagliato un raro rigore al novantacinquesimo nel derby contro la Samp, in qualche modo condannando il suo Genoa a una quasi certa retrocessione, neanche una settimana dopo ha avuto le palle di tirarne un altro, sempre al novantacinquesimo contro la Juventus, stavolta segnando, aprendo uno spiraglio di speranza. Beh, no, ecco, io Criscito a Mosca ce lo manderei eccome, lui i miracoli li ha fatti davvero, e ha anche giocato nello Zenit di San Pietroburgo, qualche parola di russo dovrebbe saperlo, a Damiano darei modo di fare un po’ più di pratica, tanto sono sicuro che troveranno modo di far fare loro miracolo a profusione, già nei prossimi giorni.