L'orrore estivo. Fabio Rovazzi feat Orietta Berti, la prova che Dio esiste ma gli stiamo sulle palle parecchio. Dici tormentone, e già la parola stessa indica qualcosa di non proprio bello, qualcosa che non si brama, ma si subisce. Cos'è, una tassa da pagare? Una pena da scontare? Sono innocente, signor giudice, lo chieda all'avvocato.
Non che la musica brutta d'estate se la sia inventata il web, ma adesso ci piove addosso, ci insegue ovunque, persino all'ufficio postale. Mentre sei lì a litigare con la nonnina di 80 anni che se ne frega della prenotazione via app e vuole passarti avanti. Quanti ne sono usciti finora di papabili? La parola più gettonata, Disco e qualche cosa, wow, che fantasia, autori cari.
Ci mancava l'ultima accoppiata, l'Usignolo (prezzemolino) di Cavriago (ex improbabile reginetta dell'estate con Fedez e Achille Lauro) e l'ex youtuber - imprenditore digitale, che si era autocertificato uno di passaggio, ma sta ancora qua a sfornare musichetta banale. Tutto questo non è giusto, qualcuno deve pagare.
Se la simpatia fosse considerata, La discoteca italiana vincerebbe senz'altro il premio di clip dell'anno - grazie per le guest Aldo Giovanni e Giacomo. A pensarci bene, questa recensione andrebbe scritta solo sul videoclip. Per spirito di generosità (ehm). Non è che posso litigare sempre con gli uffici stampa.
No? Passiamo ai fatti.
Nella nuova operazione, Rovazzi - che ci aveva graziato per un anno - mescola liscio e techno, e va alla riscoperta del mondo delle balere (dentro il mini-film anche Casadei e Diletta Leotta). “E mai una volta che ci chiamano a Ibiza, finiamo sempre alla balera dell'ortica”, cantano i due. Scappiamo lontano, più lontano possibile. Un pezzo talmente brutto (fatto da uno che non fa musica!) che sento il bisogno di andare ad alzare il voto a quello di Luis Sal. Dillo alla mamma, dillo all'avvocato. Ah non era una canzone? Che peccato.