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Il lato oscuro dell'Eurovision:
paghe da fame e turni estenuanti
in "condizioni quasi disumane"

  • di Maria Francesca Troisi Maria Francesca Troisi

4 maggio 2022

Il lato oscuro dell'Eurovision: paghe da fame e turni estenuanti in "condizioni quasi disumane"
Cosa si nasconde dietro l’evento musicale più seguito al mondo, l’Eurovision Song Contest, in programma a Torino dal 10 al 14 maggio? Qualche crepa nella comunicazione patinata del concorso inizia a far emergere un quadro oscuro, fatto di lavoro volontario, paghe a 5 euro l’ora nonostante turni anche di 16 ore al giorno, ritardi nei pagamenti di 45 giorni e pasti non garantiti (quindi da portarsi da casa). Insomma, tutto il contrario dell’idilliaco mondo di pace, amore e fratellanza che invece sprizza dalla facciata della manifestazione. Nel frattempo, a una manciata di giorni dalla partenza, i biglietti sono schizzati alle stelle e molti sono stati regalati ai politici. Come cantava Salmo: “Yah, questa è l'Italia”

di Maria Francesca Troisi Maria Francesca Troisi

Si alza il sipario sull'Eurovision Song Contest, in programma a Torino la prossima settimana (10-14 maggio). Un'opportunità per il nostro Paese di dimostrare, con il ritorno in Italia della kermesse (a 31 anni di distanza), quanto gli italiani possano distinguersi nell'ingegno. Perché noi, quando vogliamo, le cose le facciamo sempre al meglio. Come cogliere la palla al balzo, nel pieno spirito del festival, e con buona pace del Primo maggio, assoldare qualcosa come mille volontari al seguito (inizialmente erano 600). Persone non pagate, e che sostituiscono, nel contempo, professionisti del settore, con l'aggravante  (per loro) di lavoro saltato per un biennio, causa Covid. Già a febbraio avevamo denunciato la situazione, con l'avvallo della presidente di Bauli in Piazza. Ma fermo blande rassicurazioni del Comune di Torino, che ha bocciato pure la mozione, a una manciata di giorni dall'inizio, di stilare una sorta di vademecum che tuteli almeno in parte gli impiegati volontari, la situazione non è cambiata. Anzi, semmai il contrario. Nelle ultime ore, un'altra denuncia si è aggiunta, infatti, alle storie poco limpide riguardanti la gestione del mega evento e su cui, a breve, apriremo un altro spiraglio. Con un passa parola crescente (via social) scopriamo l'esistenza di una mail destinata proprio ai volontari. Tale missiva, inutile e poco empatica, ricorda loro che non hanno diritto al buffet nella Vip louge assistant. Ma possono, se proprio avvertono l'impellente bisogno di bere e mangiare, consumare il pasto (comprato a parte) lontano dagli occhi indiscreti dei vipponi annessi.

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La mail sul buffet nella Vip louge assistant

Il motivo dell'esclusione sembra dovuto alla somministrazione di buoni pasto, che si ottengono però prestando un turno minimo di 6 ore. Buoni che, in primo momento, si pensava di destinare addirittura alla fine. Oltre il danno, quindi, pure la beffa, unita alla ridicola difesa a oltranza che recita lo slogan seguente: "Non capite il senso dei volontari all'Eurovision", e altre amenità del genere. E quindi abbiamo indagato, per capire se davvero anche con le organizzazioni estere i volontari ricevono lo stesso trattamento. E abbiamo scoperto che, in realtà, nella stragrande maggioranza dei casi lavorano solo una piccola parte della giornata e poi possono godersi realmente l'evento. Certo, non ricevono un compenso, ma hanno viaggio e alloggio pagato, rimborso spese e assicurazione medica. Insomma, proprio come in Italy, dove sono costretti a spesarsi tutto, pure il pasto. Unico regalo previsto? Un gadget imperdibile, alias una maglietta e felpina, sempre la stessa, per tutta la durata.

Ma la situazione dei volontari è solo la punta dell'iceberg della vicenda. Anche i dipendenti a contratto lamentano una condizione difficile. Leggiamo e riportiamo uno dei tanti commenti inequivocabili: "Io sto lavorando lì (contratto a tempo determinato), otto ore al giorno in piedi (ma c'è chi fa il doppio turno da 16 ore), una pausa di dieci minuti per mangiare (ovviamente te lo devi portare tu), e siamo pagati 5,40 euro l'ora (compresi di ferie, TFR e quant'altro). Meno sfruttati dei volontari, ma comunque condizioni disumane". Un po' come dire: non c'è lavoro, questa è un'opportunità irripetibile, ti devi far andare bene un contratto di 16 ore al giorno per 5 euro all'ora. E che sarà mai?

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Alcuni volontari e lavoratori dell'Eurovision si sono sfogati sui social

Dunque, ricapitando, l'Eurovision, festival di respiro internazionale, alias una macchina da milioni di euro, con una ricaduta economica non indifferente sul territorio, oltre a poggiare su un esercito di volontari, si concede pure un trattamento del genere per i dipendenti. A tutto ciò si aggiunge lo sciopero dei facchini, impiegati per l'evento, che hanno denunciato un ritardo di pagamenti fino a 45 giorni. Ah che bell'aria italiana che si respira, non c'è di che.

Intanto sono triplicati i prezzi delle camere d'albergo, e schizzati alle stelle i biglietti per assistere alla kermesse. Si arriva fino a 1200 euro! E pure qui, sotto sotto, salta fuori che buona parte sono stati concessi gratis alla politica e altri rivenduti ai bagarini. I cachet dei presentatori non sono stati resi pubblici, ma di certo saranno molto più elevati di 5 euro l'ora, per cui in qualche modo bisognava rifarsi delle spese... In fondo non trovano soldi per sistemare il palco (anche qui stendiamo un velo pietoso), vuoi che si preoccupino di pagare degnamente i dipendenti? E allora via con i volontari e i lavoratori malpagati. Dall'Italia è tutto, anche stavolta. Buon Eurovision!

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