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Il meglio (e il peggio) dei singoli della settimana: Sam Fender è una rottura, Sporty Spice ci vuol far sudare in palestra e i Ministri…

  • di Emiliano Raffo Emiliano Raffo

  • Foto Ansa

18 ottobre 2025

Il meglio (e il peggio) dei singoli della settimana: Sam Fender è una rottura, Sporty Spice ci vuol far sudare in palestra e i Ministri…
In una settimana in cui sono usciti, fra album nuovi e ristampe, almeno quindici titoli di assoluto rilievo, i singoli dormono. Salvano la baracca i Ministri, umanistici e spietati, con un power-pop alla Weezer che mette in ombra tutto il resto. A partire dalla lagna firmata Sam “Mercury Prize 2025” Fender

Foto Ansa

di Emiliano Raffo Emiliano Raffo

Il tempo si fa più fresco e si inizia a marciare verso i mesi bui. Verso novembre. Così sono gli album a rubare la scena. Ai singoli, orfani della loro dimensione preferita (almeno qui in Italia), ossia l’estate, resta poco questa settimana. Ci salvano i Ministri con “Piangere al lavoro”. Perché per il resto c’è (quasi) da piangere nell’ascoltare. Troppo blanda la “Talk to you” di Sam Fender con Elton John al piano. Indeciso il nuovo pezzo di Angelina Mango, mentre Melanie C (meglio conosciuta come Sporty Spice) ci fa il solletico con una “Sweat” che ha senso solo in palestra. E se Gabry Ponte sottopone il vecchio brano di Erika al suo inconfondibile trattamento dance ’90, il vecchio soul di Teddy Swims suona un po’ fake ma interessante.

SAM FENDER & ELTON JOHN, Talk To You

Ehm, mamma mia che inizio. C’è qualcosa di più blando, sedato e prevedibile di questo pezzo, oggi, in giro? Sì, ma grazie al cielo non ne siamo a conoscenza. Questa “Talk to you” invece ci arriva per forza perché è “griffata” Sam Fender e Elton John. Ossia due generazioni che collaborano armoniosamente quasi per confermare l’idea che in campo artistico collaborare armoniosamente può dare esiti quantomeno dubbi. Perché “Talk to you” non è brutta, ma è inutile. Che forse è anche peggio. Il vecchio Elton contribuisce al pianoforte, e nessuno se ne accorge davvero. Fender, che quest’anno ha pure vinto il Mercury Prize in Gran Bretagna, canta bene. Ma alla fine, di questo ballatone tutto anima e core ci si scorderà in tempi rapidissimi.

ANGELINA MANGO, Velo sugli occhi

Va poco meglio con “Velo sugli occhi” di Angelina Mango, qui in versione confessionale e autobiografica per buttarsi alle spalle un anno difficile. Sceglie un brano fitto di chiaroscuri, sia sonori che testuali. Solo che il pezzo, per quanto interessante, alterna registri talmente opposti (incipit e versi cupi, su un pianoforte; il ritornello, invece, è un’esplosione elettronica di vita) da rimanere disorientati. Eppure dura poco, ma in due minuti e quaranta secondi abbiamo più dubbi che certezze. Forse ci penserà la rotazione radiofonica a chiarire tutto. “Un finale del primo atto” (come dice Angelina per descrivere la prima parte del suo percorso artistico) che gioca, forse troppo, con umori opposti.

TEDDY SWIMS, You’ve got another thing comin’

Se apri citando la storica “Ike’s rap II” di Isaac Hayes e a quel giro ti ci aggrappi per dare respiro al brano, di tanto non puoi mancare il bersaglio. E infatti questo pezzo nuovo che vuole suonare come soul vecchio colpisce con classe. Archi trattenuti, vocalità importante del nuotatore Teddy, beats eleganti, e così la seconda stagione della serie Netflix “Nobody wants this” ha la sua bella pop-song a cui affidare qualche scena clou. Trattasi di compitino, sia chiaro. Il contenuto è quello che è, ma la calligrafia è molto buona.

MELANIE C, Sweat

Un po’ di allenamento con Sporty Spice? Arriva arrembante “Sweat”, in cui Melanie (51 anni!) ci assicura (o è forse una minaccia?) che ci farà sudare, magari per convicerci che gli “anta” non sono mica la fine del mondo. Electro-disco poppissima che suona come lo spot per una palestra che vuole inaugurare in grande stile. Un pezzo che ha una sua simpatica (e rapidamente dimenticabile) onestà. Funziona durante una sessione fra corsa, tapis roulant, panche e manubri vari. Mentre magari, sotto, nel dungeon dove si allenano i pugili, gira ancora “Eye of the tiger” dei Survivor.

GABRY PONTE + ERIKA, I don’t know

Una certa dance anni ’90 non morirà mai, ma non è che in quanto a idee stia benissimo. Qui l’incrollabile Gabry Ponte stampa il suo “signature sound” totalmente Eurodance ’90 sulla vocalità cristallina di Erika e soprattutto sul suo successo del 2003 “I don’t know”. Il senso e l’umore del pezzo, in questa edizione 2025, non cambiano. Destinazione club e radio in egual misura. Così il brano stava in piedi più di 20 anni or sono, in quella sua dimensione un po’ mediana tra pista e auricolari, e resta saldamente in equilibrio oggi dopo il trattamento di Gabry Ponte.

MINISTRI, Piangere al lavoro

A muovere le acque in radio ci pensano i Ministri, con un estratto dal loro buono “Aurora popolare”. Power-pop orecchiabile e umanistico che strappa un sorriso non divertito, bensì complice. C’è tutta la quotidiana complicazione del vivere in questo pezzo orecchiabile ma spietato. Già il quadro complessivo, di un pianto sul posto di lavoro, è qualcosa che evoca scenari di frustrazione e oppressione. Ci pensano i Ministri, quasi alla Weezer, a rendere la caramella meno amara, persino agrodolce. E così ci portiamo a casa tre minuti ben calibrati, diretti, di quell’intensità che i Ministri sanno garantire. Bello.

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